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Scritto da nel Economia e Mercati, Numero 69 - 1 Maggio 2010 | 0 commenti

L'epopea dei barbari degli anni '80.

Durante gli anni '80, nel contesto dei mercati finanziari, il termine “barbari” acquisì un significato leggermente diverso da quello che tradizionalmente in uso. Piuttosto che un personaggio orribile, seminudo e selvaggio, il barbaro in quel periodo prese la forma di un gentile, ben vestito ed altamente istruito giocatore dei mercati finanziari. Nella Wall Street degli anni '80, infatti, si chiamavano “barbari” coloro che lavoravano (soprattutto con ruoli dirigenziali) nelle società di private equity che si impegnavano nei Leverage buyout (LBO).

Questo soprannome non troppo amichevole era dovuto al modo in cui le aziende di private equity operavano al tempo. Esse andavano a caccia di compagnie che avevano potenzialità ma che non avevano buone performance, le acquisivano attraverso una combinazione di emissione di azioni e debito (l'LBO) e successivamente massimizzavano il valore della speculazione per ottenere profitti. Questa improvvisa (e spesso ostile) acquisizione, accompagnata da misure “non desiderabili” come il taglio dei costi ed i licenziamenti (effettuate per aumentare il valore della compagnia acquisita), erano spesso viste dal personale della compagnia e dagli osservatori esteri come atti di ferocia finanziaria. Da ciò, il marchio “barbari” che fu messo sulla fronte di queste aziende di private equity.

Come un qualsiasi outsider che traccia una nuova via, i barbari della Wall Street degli anni '80 sono stati considerati un agente di cambiamento. Se si sia trattato di un cambiamento in meglio o in peggio dipende in ultima istanza dalla parte in cui ciascuno si è trovato. Per un azionista di una compagnia in difficoltà l'arrivo dei barbari poteva rappresentare una prospettiva positiva. Per coloro che rischiavano di perdere i loro privilegi con l'ingresso dei barbari (come ad esempio il management delle compagnie acquistate) i barbari rappresentavano un ovvio nemico. Alla fine un certo consenso è emerso generalmente sul fatto che uno specifico barbaro finanziario sia stato un angelo o un diavolo del cambiamento. D'altra parte, questo consenso si è ottenuto sempre solo dopo che il polverone generato dall'irruzione barbarica si era calmato: il giudizio di ciascuno dei personaggi barbarici è insomma lasciato alla storia.

I barbari degli anni '80 a Wall Street sono spesso stati giudicati alla luce del risultato della più grande LBO lanciata all'epoca. Nel 1989 l'impresa di private equity Kholberg Kravis Roberts & Co. (KKR) acquisì il gruppo RJR Nabisco per l'impressionante somma di 31.1 miliardi di dollari. Ad oggi rimane la più grande LBO nella storia.

La storia dell'acquisto di RJR Nabisco, immortalata nel romanzo “Barbarians at the Gate: The Fall of RJR Nabisco” si apre con l'amministratore delegato di RJR Nabisco, F. Ross Johnson che deve affrontare un progetto finanziario fallito. Per evitare di rispondere di questo fallimento agli azionisti e per mantenere il suo posto di lavoro, Johnson decide allora di acquistare il resto delle azioni Nabisco. Vedendo delle opportunità di profitto, Henry Kravis, fondatore e capo della KKR entra nel gioco e fa la sua offerta agli azionisti Nabisco. Inizia una “bidding war”, una guerra al rialzo, che parte con una offerta di 75 dollari ad azione e finisce con una puntata vincente pari a 109 dollari per azione. A vincere è la KKR: la vittoria è dei barbari.

Prima dell'acquisizione la RJR Nabisco era conosciuta per i molti eccessi da parte del suo management. L'aneddotica delle stravaganze include sontuose feste organizzate al solo scopo di guardare match di boxe in televisione, e lanci di prodotti che costarono milioni di dollari senza che vi fosse alcuna speranza di ottenere buone performance nel mercato. Il simbolo più famigerato del lusso della RJR Nabisco, però, fu il cosiddetto “Air Force”: una flotta di oltre 20 jet privati con rispettivi piloti pronti a far volare in qualsiasi momento gli amministratori dell'azienda (e persino il fidato cane di un amministratore, se vogliamo credere all'adattamento cinematografico del romanzo). La conquista da parte dei barbari, la KKR, fu dunque percepita inizialmente come un buon cambiamento che avrebbe limitato gli eccessi di una compagnia dal grande potenziale ma dalle pessime performance.

Gli eventi che seguirono all'acquisizione contraddicono però questa prima percezione. L'avvento dei barbari iniziò con un grande sperpero deciso dal nuovo management aziendale. F. Ross Johnson, l'uomo che aveva combattuto i barbari ed era stato considerato il responsabile della gestione dissennata del passato, fu licenziato con una buonauscita di 53 milioni di dollari. Due anni dopo l'acquisizione, incapace di sostenere l'enorme debito incorso per la monumentale LBO, la KKR vendette le sue quote di RJR Nabisco senza ottenere praticamente nessun profitto. Nel 1999, dieci anni dopo l'acquisizione, la RJR Nabisco si divise tra la componente che si occupava di tabacco e quella che era nel business alimentare, e vendette l'azienda internazionale di tabacco. La mossa era finalizzata ad ottenere un po' di liquidità per ridurre lo stesso gigantesco debito.

Il raid dei barbari era stato un disastro. Se vi è stato qualche beneficio da questo episodio di “imbarbarimento finanziario”, questo è stato mostrate che i limiti degli LBO (di cui tutti andavano pazzi negli anni '80). Così, a differenza di molte storie di barbari, dove il vincitore ottiene le spoglie di guerra, questa particolare storia finisce con il barbaro e gli altri suoi contemporanei che imparano la dura lezione dell'eccessiva avidità.

* traduzione di Francesco Manaresi

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