Pages Menu
RssFacebook
Categories Menu

Scritto da nel Itaca, Numero 69 - 1 Maggio 2010 | 0 commenti

XXXII – Zenone a Corinto




Capitolo Trentaduesimo

Come si scoprono trame maligne


primo atto


Sisifo, il re di Corinto, aveva un figlio con la passione per il gioco dei dadi, per la pornografia e la sodomia, ma soprattutto la sua grande passione erano le corse dei cavalli; e questo figlio suo l'aveva chiamato Glauco. Avete mai sentito parlare di Glauco? Aveva la passione dei cavalli. La sua storia si distacca perciò da quella di suo padre, che invece amava le vacche. Vi ricordate la storia di Sisifo e delle vacche? Bisogna sempre ripetere le cose trecento volte.


Allora, in breve: Autolico, vaccaro di Itaca, ruba le vacche a Sisifo, solo che Sisifo è un furbetto di razza e con uno dei suoi stratagemmi scopre la ruberìa e il suo artefice e mette in moto una vendetta epica. Autolico, poi, mi voglio ripetere: sarà il nonno di Odisseo.


Dunque: Glauco. Il suo orgoglio e piacere supremo sono le corse dei cavalli. (Oltre che i dadi, la pornografia, la sodomia). Allora cavalli ne ha parecchi, tutto un allevamento di cavalli per correre, e che per un'idea sua che c'ha in testa, questi suoi cavalli li alimenta a furia di carne umana. E perché mai? – ci si potrebbe chiedere. Niente: perché è un pazzo completo. E poi, questi cavalli, un'altra cosa: non li fa mai accoppiare, per via di una credenza religiosa della conservazione del seme, che Sisifo gli ha conficcato nel cervello fin dall'infanzia.

(La conservazione del seme, s'intende il seme genitale, il sugo dei testicoli).

(Tale sugo, che però il re Glauco non poteva conservare, per grazia di altre due delle sue grandi passioni, di cui già s'è detto).

(Quindi, nella sua visione delle cose: almeno i suoi cavalli al posto suo – questione risolta).

(Capito?).

Per queste sue usanze e attitudini è passato alla storia il re Glauco, figlio di Sisifo.


Perché mai vi racconto tutto questo – mi chiederete voi. Grazie della domanda. Si dà il caso che questo Glauco addestratore di cavalli, il figlio di Sisifo, c'ha un figlio a sua volta. Quest'altro figlio alla storia ci passerà per essere stato il più grande eroe di Corinto: Bellerofonte. Mi spiego? Bellerofonte, nientemeno. Vi dice qualcosa? Il più grande eroe di Corinto.


Le vicende che hanno reso noto Bellerofonte e che ne han fatto il più grande eroe di Corinto strabordano dal nostro racconto. Però vi dico una cosa: un bel giorno Bellerofonte, tutto bel bello e giovanotto, seduto nell'arena a veder gareggiare suo padre Glauco, c'è lì vicino a lui uno dall'aria attentissima, un arco a tracolla; così che sentendo mormorar la gente attorno a lui e puntare il forestiero coll'indice, s'incuriosisce: chi sarà mai, chi sarà e chi non sarà, vien fuori ch'è Odisseo. Odisseo il re di Itaca, che fa ritorno dalla guerra. L'avevate riconosciuto? È proprio lui. E mentre Bellerofonte fa caso a Odisseo, succede un fatto un po' truce, truculento e bieco, un fatto sinistro e fosco: le cavalle di Glauco, con le loro criniere bianche come la luna, lo disarcionano, lo trascinano e lo divorano. Così, in quattro e quattr'otto. Vista la bella scenetta, Odisseo (o quello che per lo meno è stato riconosciuto come Odisseo) si alza con un risolino e se ne va.


Bellerofonte, bisogna dire, ci rimane un po' male. Per via della scenetta un po' truce, truculenta e bieca, che così a caldo gli pare un fatto sinistro e fosco. E ancor di più fosco, a vedere come le cavalle stanno poi sulle due zampe di dietro a girar d'intorno a Glauco sbrindellato, direi quasi su due piedi: ancor più fosco gli pare a Bellerofonte il fatto, scoprendo poi che le cavalle non son cavalle, ma donne travestite da cavalle.

Un bel colpo di scena, no?


secondo atto


Molti anni dopo questa scena truculenta, fosca, bieca, sinistra, e chi più ne vuol mettere ce ne metta, andiamo a ripescare uno dei nostri amici che avevamo lasciato partir da Itaca senza più saperne niente: Zenone ormai vecchietto, che pur continua a vagabondare zingaro. Si trova, Zenone, alla casa reale di Corinto, cantando qualche lirica in cambio di un buon pasto – e lì ci trova Bellerofonte a rodersi per la questione delle donne travestite da cavalle. La questione fosca e sinistra che si diceva poc'anzi. Lì a rodersi se ne sta Bellerofonte a tavola, e a far due più due di calcolo col fatto d'aver visto Odisseo seduto lì a godersi lo spettacolo:


  • Mi ci gioco tutte le mie palle una e due, destra e sinistra, che Odisseo c'entra qualcosa.


Zenone allora, sentir parlare di Odisseo che credeva morto, drizza le orecchie: Odisseo è vivo?


  • Vivo? È vivo sì! …e ancora ha voglia di far trame! …di preparar inganni! E mi ci gioco una e due le mie palle che l'idea del travestimento da cavalle è stata sua! …e allora ecco qui una macchina che ci toglierà di mezzo Odisseo una volta per tutte!

E lì a tavola Bellerofonte fa trasportare dai suoi servi un'invenzione mai vista: un marchingegno incendiari, oggetti volanti da applicare alle navi: Visto? – dice – con questa macchina qui, poniamo per esempio a Itaca, si sbarca e si atterra che già l'isola è in fiamme! Non vi sembra un fatto bellissimo, questo? Non vi sembra una meraviglia? – a Zenone però gli passa l'appetito. Perché macchine meravigliose come questa, si sa, non portano niente di buono.

(continua…)

Scrivi un commento

L'indirizzo email non verrà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

È possibile utilizzare questi tag ed attributi XHTML: <a href="" title=""> <abbr title=""> <acronym title=""> <b> <blockquote cite=""> <cite> <code> <del datetime=""> <em> <i> <q cite=""> <strike> <strong>