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Scritto da nel Internazionale, Numero 70 - 1 Giugno 2010 | 1 commento

Gran Bretagna: il governo Cameron e le relazioni con l'UE

Con le elezioni politiche del 6 maggio scorso i cittadini britannici hanno deciso di porre fine a tredici anni di ininterrotto governo laburista. La vittoria è andata ai conservatori di David Cameron che, non avendo raggiunto la maggioranza assoluta dei seggi, hanno dato vita ad un governo di coalizione con i liberal-democratici di Nick Clegg, nuovo fenomeno della scena politica inglese (anche se per il momento solo “mediatico”, alla luce del deludente risultato elettorale del suo partito).

Per quel che riguarda la politica estera, il matrimonio tra conservatori e liberal-democratici sembra a prima vista piuttosto complicato: i primi, infatti, si dichiarano da sempre “euroscettici” e intendono mantenere una relazione privilegiata con Washington, mentre i secondi, oltre ad essere il partito britannico più favorevole all'integrazione europea, nel loro manifesto elettorale hanno avvertito dei «pericoli di un rapporto di sudditanza con gli Stati Uniti».

Ma se i rapporti tra Regno Unito e USA non sono stati argomento del compromesso tra i due partiti (poco o nulla cambierà nel legame tra Londra e Washington) delicato è stato il negoziato sulla politica verso l'Europa. In sintesi, i lib-dem hanno accettato due punti cardine del programma elettorale dei conservatori: per i prossimi cinque anni esclusione di ogni ipotesi d'ingresso della Gran Bretagna nella zona euro e adozione di una legge che obblighi a sottoporre a referendum popolare ogni (eventuale) trasferimento di sovranità all'Unione Europea. In cambio l'ex europarlametare Clegg ha ottenuto che i conservatori rinunciassero all'apertura di negoziati con Bruxelles per ottenere un'esenzione dalla legislazione comunitaria in materia sociale e del lavoro e dagli effetti della giurisdizione della Corte di giustizia europea sul diritto penale britannico.

Questo accordo consente di limare la piattaforma elettorale decisamente euroscettica dei conservatori. Tuttavia altre preoccupazioni si sono sollevate in Europa a seguito della nomina di William Hague come nuovo Ministro degli esteri britannico. Per intenderci, Hague è colui che all'indomani delle elezioni (e dunque prima dell'accordo coi lib-dem) ha divulgato un documento all'interno del suo partito (svelato dal quotidiano “The Observer” il 9 maggio) in cui dichiara che con il prossimo governo le relazioni della Gran Bretagna con l'UE cambieranno, assicurando che sotto il suo mandato non ci saranno cessioni di sovranità all'Unione ed aggiungendo che farà di tutto per “rimpatriare” i poteri in materia sociale, penale e occupazionale, oggi sotto la giurisdizione comunitaria.

Inoltre il nuovo Foreign Secretary inglese in passato si è distinto per aver ritirato i tory dal Partito Popolare europeo (PPE), e aver formato in seno al Parlamento di Strasburgo un gruppo che si pone come primo obiettivo la ferma opposizione ai cosiddetti euro-federalisti. Dei Conservatori e Riformisti europei (ECR, così si chiama questo nuovo gruppo parlamentare formatosi subito dopo le elezioni europee del 2009) fanno parte i polacchi di “Libertà e giustizia” del defunto presidente Lech Kaczynski e i cechi di Piattaforma Civica Democratica, oltre a vari singoli deputati di provenienza diversa (e, in alcuni casi, imbarazzante: ad esempio l'attuale presidente del gruppo ECR è un ex membro di un partito polacco antisemita).

D'altronde, Cameron ha voluto tranquillizzare sia Bruxelles sia il suo alleato Clegg nominando a sottosegretario agli Affari europei il moderato David Lidington, che, come ci riferisce il “Guardian”, rispetto all'UE ha un atteggiamento se non “entusiasta”, quanto meno “realista”. Lo stesso Primo Ministro inglese ha manifestato un atteggiamento positivo nei confronti dell'UE nei suoi primi incontri a Berlino e Parigi, che hanno avuto come tema principale la discussione sulle risposte che l'Europa deve dare al riacutizzarsi della crisi economica.

Proprio la difficile situazione economica del Regno Unito, con un enorme deficit pubblico e una sterlina diventata una valuta piuttosto debole nei confronti di dollaro ed euro, potrebbe avvicinare l'isola al resto del continente, come desidererebbe Clegg. Comunque, in questo contesto, gli analisti ritengono che le politiche del nuovo governo inglese non creeranno problemi alle relazioni tra Regno Unito e Unione Europea. Al contrario, potrebbero sorgere contrasti nella coalizione: basti pensare che i due partiti votano in maniera opposta all'Europarlamento. Proprio dieci giorni dopo l'avvio della nuova alleanza, a Strasburgo i lib-dem hanno appoggiato in maniera entusiasta l'adesione dell'Unione alla Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali (CEDU), Corte penale internazionale e Statuto di Roma, mentre i tory hanno espresso senza riserve la loro contrarietà. Del resto, persino all'interno dello stesso Partito conservatore, gli euroscettici di ferro potrebbero rimanere scontenti delle concessioni fatte da Cameron ai lib-dem.

In conclusione, è difficile che Cameron segua il consiglio datogli da Sarkozy di coniugare la fiera difesa dell'identità nazionale ad un'azione realmente positiva nell'UE. Nessuno se lo aspetta, probabilmente neppure il suo alleato Clegg. Ma sarebbe un altro duro colpo per l'Europa se il nuovo inquilino del numero 10 di Downing Street cedesse allo zoccolo duro del suo partito, mettendo in atto una politica isolazionista ed ostile verso il continente.

1 Commento

  1. Ottimo articolo Mac!!! Manca giusto almeno un riferimento a una qualche tragedia calabra…

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