Pages Menu
RssFacebook
Categories Menu

Scritto da nel Numero 76 - 1 Febbraio 2011, Scienza | 0 commenti

Maghreb bollente

Prima di occuparci di Tunisia, Egitto, panislamismo e rivolte assortite, occorre innanzitutto sgomberare il campo dagli equivoci insiti nel titolo: il Maghreb deriva il proprio nome dal termine arabo “al maghrib” che significa tramonto; ciò ad indicare la parte più occidentale del mondo arabo, dove per ultimo cala il sole. Quindi gli stati tipicamente magrebini sono Algeria, Tunisia, Marocco e Sahara Occidentale; volendo allargare il campo al cosiddetto “grande Maghreb” rientrano in tale area la Libia e la Mauritania. Si evince che l’Egitto è fuori, è altra cosa. E del resto è anche storicamente caratterizzato da un respiro più mediorientale. Ciò non toglie che anch’esso, più di altri, si trovi in questi giorni nell’occhio del ciclone di una generale ribellione delle popolazioni nordafricane all’autoritarismo che ha caratterizzato per decenni e forse da sempre, considerando le pregresse vicende coloniali, il tratto distintivo di quei sistemi politici e di governo.
Anche dal punto di vista meteorologico c’è una certa affinità, quanto meno per ciò che concerne le fascie costiere, che peraltro tutte si affacciano sul Mar Mediterraneo. Il discorso piega in altro senso per quanto concerne l’interno di quegli stati, tenuta in considerazione la vastità dei medesimi, in specie di Algeria ed Egitto, i quali spingono i propri confini meridionali nel cuore del deserto e del clima sahariano. Ed ancora peculiare è la situazione propria del clima oceanico che investe le coste del Marocco e del Sahara Occidentale. Pur in presenza di tali sostanziose divergenze si può ipotizzare una macro area climatica che abbracci tutto il Nord Africa e che però secondo la “vox populi” dovrebbe registrare un clima sempre torrido in qualsiasi stagione dell’anno ed in qualsiasi luogo geografico della stessa, cosa ovviamente che confuteremo facilmente con qualche dato.
A spezzare l’omogeneità vi sono innanzitutto i cicli stagionali, seppure forse meno estremizzanti che nel continente europeo e tendenzialmente riconducibili più a due che a quattro stagioni; altrettanto ovvie sono le differenze determinate dallo scorrere verso sud della linea dei paralleli ed infine c’è il fattore orografico che separa il clima delle zone costiere da quello dell’entroterra, più o meno montuoso.
Allora Maghreb bollente, certamente, ma in questa stagione più per le molotov lanciate e per gli incendi appiccati dai manifestanti che per l’ardore del sole. D’altro canto vi immaginereste feroci moti di piazza, protratti per giorni, che esplodino in pieno giorno con 44°-45° di temperatura? Non si saprebbe se boccheggiare per i lacrimogeni o per la calura. Ve li figurate, in un parallelo con le vicende italiche, i grintosi “revolucionaros” del centrosinistra che, in agosto, assaltano le piazze, per liberarsi dai tiranni, verso mezzogiorno, dopo un abbondante colazione, con il sole a picco? Ma che discorsi faccio? In Italia mica ci sono i tiranni! Senz’altro non c’è la fame, non quella che in tali nazioni spinge i giovani e i meno giovani nordafricani a chiedere sviluppi democratici che portino a maggiore libertà ed equità sociale. Insomma quel che pare certo è che finalmente si ragiona su quelle popolazioni evitando i luoghi comuni dell’ineluttabilità di un destino da sudditi e dell’ineluttabilità della espansione e penetrazione dell’islamismo estremista. Ci si accorge inoltre di quanto i popoli di tutto il mondo siano ormai molto più simili di quanto si creda o si voglia, specie nelle giovani generazioni ovunque avvezze all’uso della rete e delle tecnologie moderne. Se poi son rose fioriranno.
Ma veniamo ora al dettaglio dei climi che si hanno nei due Stati sinora venuti alla ribalta delle cronache, ossia Tunisia ed Egitto. Il nord della Tunisia ha un clima prettamente mediterraneo con estati calde ed inverni tiepidi e piovosi, che assicurano una quantità di precipitazioni medie annue intorno ai 600mm, di poco inferiore per dire a quella di Bologna e Roma; occorre scendere a sud per trovare, nelle aree centrali della nazione, un clima semi arido e solo nell’estremo lembo meridionale un clima ormai desertico, in cui le precipitazioni medie annue crollano a 100-150 mm. Nella capitale Tunisi i giorni di pioggia, nei mesi di dicembre e gennaio, sfiorano la decina; parimenti, negli stessi mesi, le temperature medie minime si assestano fra i 6° e gli 8°. Insomma guanti e cappello forse possono essere risparmiati negli scarsi bilanci delle famiglie tunisine ma un cappottino e qualche maglione pesante è d’obbligo. A Jendouba, a soli 143 m. sul livello del mare, cittadina dell’interno che è però circondata dalle montagne, la temperatura media minima di gennaio scende addirittura a 4° e le piogge nei tre mesi invernali sono superiori a quelle che si registrano per esempio a Bari. Ovviamente la lontananza dal mare, le cui brezze tendono a mitigare tutti i fenomeni meteorologici, fa sì che qui lo scarto delle temperature fra il giorno e la notte e fra l’estate e l’inverno sia decisamente maggiore rispetto a Tunisi; se nella capitale a luglio si hanno in media 20° di minima e 33° di massima, a Jendouba si hanno rispettivamente 17 e 36 gradi. Scendendo di latitudine, e con l’eccezione della costa sino a Sfax, si avanza verso il clima arido ed il caldo torrido; le precipitazione si fanno quasi assenti e l’escursione termica annuale supera i 20 gradi (a Tozeur si ha una temperatura media, nelle 24 ore, di 11 gradi in gennaio e di 31 gradi in luglio). Ancora più a sud, a El Borma, in pieno deserto, si registra in estate una temperatura media massima di 40°-41°, con una punta record nel 2005 di 50,2°.
I secchi venti meridionali (il khamsin), il basso tasso di umidità, con le eccezioni delle zone costiere mediterranee ed in Egitto della valle del Nilo, l’escursione termica diurna e la presenza di tantissime giornate di sole sono fattori che assimilano il clima di Tunisia ed Egitto. Persino la presenza di temperature minime sotto zero anche in Egitto (record storico delle minime: -8° a Nekhel) non diversifica troppo le due nazioni. Quello che invece distingue l’Egitto sono i più bassi quantitativi di precipitazioni; in alcune aree si può dire che esse siano del tutto assenti, inoltre queste mai si trasformano in eventi nevosi, a differenza della Tunisia che vede di frequente grandi precipitazioni nevose sui monti della catena dell’Atlante. Sulle coste, ad esempio ad Alessandria, le temperature medie massime in luglio e agosto si assestano sui 30 gradi, quindi sino a 3° in meno che a Tunisi, mentre pressoché simili sono le temperature medie massime nei mesi invernali; quanto alle temperature medie minime queste sono più alte che sulle coste tunisine e maggiore è il tasso di umidità. Rapidamente altre cifre: nella capitale, Il Cairo, si hanno in media, a gennaio, 9° min. e 19° max., e, a luglio 22° min. e 34° max.; le precipitazioni sono assenti da maggio a settembre ma è intorno al 60% il tasso di umidità, il che rende sgradevolmente afoso il clima della inquinata megalopoli. A
Luxor, sempre nella Valle del Nilo ma più a sud, se il turista miope dovesse usare il fazzolettino per asciugarsi gli occhiali siamo senz’altro in ottobre, perché questo è l’unico mese in cui si registra qualche goccia di pioggia; a gennaio di notte è più freddo con 6° di temperatura media minima, mentre a giugno e luglio si passano agevolmente i 40° come media delle massime. Se il regime delle temperature è similare a quello di Luxor anche ad Assuan, città situata ancora più a sud, nella zona dell’Egitto che va verso il Sudan, ancora più insignificanti sono le piogge, ormai pressoché nulle. Clima secco ovunque si diceva con l’eccezione delle coste settentrionali, del delta del Nilo e parzialmente della rinomata località turistica di Hurghada, che si affaccia sul Mar Rosso, dove l'umidità media sfiora il 50% nei mesi invernali e si mantiene sul 35% in estate, con caldo quindi meno intenso (raramente le massime superano i 40°C) ma leggermente afoso, soprattutto la notte. Tra l'altro Hurghada ha anche un’escursione giornaliera ridotta, intorno ai 10°-11°C, quindi anche le notti estive sono più calde che nel deserto.

Come si vede i climi sono sempre sfaccettati. Certo se amate lo sci, le grolle fumanti di cognac, i focolari scoppiettanti, lasciate perdere sia la Tunisia che l’Egitto e puntate a nord, magari verso quelle nazioni ad alto tasso di democrazia che però gradatamente la stanno ibernando, dimenticando che occorrono sempre passione e temperamento per farne buona manutenzione.
Forse anche in Italia servirebbe un evento eccezionale per scuoterci come i confratelli magrebini: che so… un ciclone equatoriale, una colossale nevicata in stile Montana o Nord Dakota, un’emergenza assoluta che ci costringa a rimboccarci le maniche, come va cianciando il capofficina Bersani, prima che si muoia di inedia. Non si scorgono però né all’orizzonte sociopolitico né a quello atmosferico segnali del genere; anzi anche febbraio, dal punto di vista meteo, pare voglia indulgere nel non spezzare l’incantesimo, nel lasciare che il grande dormiente italico rimanga, di fronte a qualsiasi evento, in questo stato di catalessi.  
Anticiclone atlantico alla riscossa che torna ad invadere anche tutta l’Italia centro-settentrionale dopo aver già abbracciato le isole britanniche, la Francia e l’Europa centrale. Ciò significa inizialmente piogge anche forti sulle due isole maggiori e sull’estremo sud per il richiamo di venti sciroccali ed il passaggio di un fronte che avanza dalle Baleari. Successivamente stabilità assoluta sino a metà mese e dunque ancora nebbie notturne (e forse da sollevamento anche nelle ore centrali del giorno) in pianura Padana e nelle valli del centro, sole splendente sulle montagne e pian piano su tutto il meridione.

Scrivi un commento

L'indirizzo email non verrà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

È possibile utilizzare questi tag ed attributi XHTML: <a href="" title=""> <abbr title=""> <acronym title=""> <b> <blockquote cite=""> <cite> <code> <del datetime=""> <em> <i> <q cite=""> <strike> <strong>