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Scritto da nel La Cantina del Viaggiatore, Numero 76 - 1 Febbraio 2011 | 0 commenti

Merano un anno dopo

Visto e considerato che Merano non è così lontano, che la città (paesino?) è graziosa, che il Merano Wine Festival sembra un orologio svizzero e che di fronte al Kurhaus (sede principale dell'evento) ha sede la birreria della Forst (dove la puoi bere non pastorizzata!)…ho deciso di tornare in quel di Merano.

Quest'anno me la son presa più comoda, decidendo di fermarmi due notti per godermi il festival nella sua doppia veste: più piccola e pacata quella del venerdì con Bio&dinamica, più grande e fastosa quella del “vero” Merano Wine Festival.

Il bio&dinamica sinceramente rimane un po' deludente.
Innanzittutto poche novità rispetto all'anno scorso, anzi, meno produttori.
L'impressione è che si tratti di una manifestazione organizzata per i tempi che corrono, visto che biologico è bello noi non siamo da meno.

Sinceramente non ha troppo senso per il sottoscritto affiancare aziende di dimensioni e filosofie completamente disparate in un'unica sala, dove a fianco di veri “vignaioli” si trovano grandi aziende che producendo milioni di bottiglie si attestano sul Biologico come facciata, a volte solo su piccole produzioni sul totale aziendale. Niente da eccepire sulla loro condotta, però se un'azienda produce solo il 5 % di biologico sul totale credo che sia giusto faccia parte di altre vetrine; continuino pur a sperimentare ma al momento non si fregino di titoli comodi solo perché di moda.

Intendiamoci, presenti belle aziende: Forteto della Luja, Cascina San Lazzaro del matto Claudio Icardi, i giovanissimi Fattoria Calcabriga col loro Sagrantino fuori denominazione (non si fregiano della Docg del Sagrantino), Punset dalle Langhe e Monte dall'Ora dalla Valpolicella del “pentito” Carlo Venturini.
Però il costo alto della manifestazione è una barriera all'entrata per piccole realtà che forse avrebbero qualcosa di più interessante da proporre rispetto a molti dei presenti.

Decisamente più azzeccata e affascinante il Merano Wine Festival nella sua interezza.
Esco dal, seppur bellissimo, ghetto del Pavillon des Fleurs e mi inizio a muovere nel Kurhaus nella sua interezza.

Scorrendo le sale mi pento di aver una sola giornata da spendere, perché il parterre dei produttori è da urlo, presenti molti sogni italiani e una nutritissima schiera di stranieri difficilmente raggiungibili.

Volo dalla Langhe allo champagne, passando per la Toscana e la Franciacorta; viro decisamente e mi butto su Riesling tedeschi e bianchi sloveni; non posso ovviamente esimermi dai padroni di casa Altoatesini e li metto a far compagnia con quell'altra terra di frontiera che è il Friuli, e poi spicco il volo verso la Borgogna…

Inutile farvi un elenco di vini bevuti; il Merano Wine Festival è una manifestazione a cui vi consiglio di partecipare, almeno una volta nella vita. Il costo d'entrata è considerevole, ma questo vi permetti di entrare a contatto con vignaioli e vini che in altre manifestazioni trovereste solo celati dietro castelli di carta pesta, ma comunque castelli difesi “cavalieri” e “buttafiori”, per via della quantità di beoni presenti. Beoni che ben si sognano di arrivare a Merano, vuoi per dove si trova vuoi anche per il già citato biglietto di ingresso.

E per chi, come il sottoscritto, ama il nettare di Bacco tanto da parlare di vino come un ingegnere parla di un motore, è bello poter sfogare parole assurde, gesti incomprensibili e ridicoli fuori da questo fatato mondo…

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