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Scritto da nel Numero 77 - 1 Marzo 2011, Scienza | 0 commenti

Il Cielo degli antichi: gli aborigeni

Da 40.000 gli aborigeni dell' Australia mantengono una cultura che, per quanto contaminata dalla modernità, è la più antica che si sia conservata sulla Terra.
Di questo patrimonio umano fa parte anche una concezione del cielo molto diversa da quella sviluppatasi nelle altre civiltà.
L' evolversi della cultura scientifica ha portato a considerare gli eventi naturali come fenomeni che avvengono indipendentemente dall' osservatore, gli aborigeni invece si considerano parte integrante della natura e attori attivi nelle sue manifestazioni, comprese quelle celesti.
Nella cultura aborigena le stelle non servivano per orientarsi ma per stabilire un calendario in funzione delle attività agricole e commerciali.
L' importanza dei cicli naturali ha fatto si che gli aborigeni fossero più interessati ai fenomeni celesti che si ripetevano con regolarità, piuttosto che a eventi straordinari come le comete.
Questo modo di pensare ha dato origine a interpretazioni molto suggestive di quanto avviene nel cielo.
Cosi il sorgere del Sole era visto come una donna che si svegliava nella sua dimora a levante e dopo aver acceso un fuoco lo trasportava a occidente. Da qui iniziava un lungo cammino sotto la superficie della Terra, durante il quale la torcia che portava con sé riscaldava il pianeta permettendo la crescita delle piante.
La Luna era considerata una figura maschile, il suo legame con il ciclo mestruale femminile era associato alla fertilità e le eclissi solari venivano interpretate come l' unione fra l' uomo rappresentato dal nostro satellite e la donna Sole.
Una delle interpretazioni più poetiche è quella della Via Lattea, immaginata dagli aborigeni come un fiume pieno di pesci, piante e ninfee.
La nostra galassia è all' origine anche di un mito singolare legato a Venere. Per gli aborigeni il pianeta era la stella del mattino e il fatto che sia piuttosto basso sull' orizzonte veniva spiegato con il suo timore di affogare nel mare della Via Lattea. Per salvare l' astro due vecchie donne lo tenevano legato con una lunga corda, impedendogli di salire troppo in alto nel cielo.
Per due tribù dell' Australia Centrale la nostra galassia era un albero celeste che segnava il confine fra i loro territori e conteneva gli spiriti di tutti i membri. Per questa ragione le sue costellazioni avevano molto importanza nei rituali del matrimonio e nelle relazioni sociali fra i due gruppi tribali.
Ma l' aspetto più curioso e la sorprendente analogia, a migliaia di anni e di chilometri di distanza, fra i miti greci e quelli aborigeni legati alla costellazione di Orione a alle Pleiadi.
Per gli antichi greci le Pleiadi, figlie di Atlante, per sfuggire alle indesiderate attenzioni di Orione furono trasformate in colombe e volarono in cielo.
La mitologia aborigena è molto simile, le Pleiadi vengono identificate come un gruppo di fanciulle che fuggono dall' insistente pressing del cacciatore.
Anche se in alcune versioni del mito l' ardore di Orione venne punito con la castrazione, ancora oggi il sorgere delle Pleiadi nel ciclo autunnale annuncia agli aborigeni il momento per iniziare le cerimonie associate alla fertilità.

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