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Scritto da nel Internazionale, Numero 88 - 1 Aprile 2012 | 0 commenti

La politica estera russa

Un tempo la minaccia veniva dall’Europa: la Russia degli Zar temeva l’avanzata di Napoleone, quella dei Soviet si assicurava un cuscinetto col patto Molotov-Ribbentrop poi deflagrato con l’invasione nazista, nel dopoguerra la protezione veniva assicurata dagli alleati del Patto di Varsavia. Oggi il mondo è cambiato e così le minacce e opportunità.

La Russia è membro del Consiglio di Sicurezza dell’ONU, del G20, del G8, del BRICS (l’unione dei 5 grandi paesi emergenti: Brasile, Russia, India, Cina e Sud Africa), partner dell’ASEAN, osservatore nel WTO, oltre che membro di altre decine di istituzioni internazionali a dimostrazione del proprio ruolo e influenza nella definizione dei nuovi assetti mondiali.
Terminata la Guerra Fredda, balcanizzata l’Unione Sovietica, la Russia vede oggi in Europa e Stati Uniti due fondamentali partner strategici, ma è con i grandi paesi emergenti che sta approfondendo le proprie relazioni.

La Russia è una delle maggiori potenze con interessi globali, ma sembra concentrarsi su un’area più “regionale”.
L’influenza russa sui paesi ex-sovietici è naturale, ma ha incontrato nel corso degli anni sconvolgimenti, forze centrifughe e legittime ambizioni locali che hanno messo in seria difficoltà l’autorità esercitata. Basti pensare ai blitz in Transnistria, Ossezia del Sud e Abkhazia a sostegno delle realtà separatiste al fine di sedare le ambizioni di Georgia e Moldavia in ambito europeo e NATO.
Fondamentale è l’influenza esercitata attraverso l’unione doganale Eurases, nata in seguito agli accordi tra Russia, Bielorussia e Kazakistan. Ora gli sforzi sono concentrati sull’adesione di Kirghizistan, Tagikistan e soprattutto Ucraina. Da notare che gli stati interessati ricoprono i territori attraversati da strategici gasdotti e oleodotti. L’aspetto energetico rappresenta infatti un perno fondamentale nella politica estera di Mosca.
Significativa e forte è la posizione della Russia nella questione siriana, in una scomoda contrapposizione con gli USA e l’Europa in ambito ONU. La posizione filo-siriana non scaturisce da una perversa amicizia col dittatore Bashar al-Assad, bensì dalla necessità di tutelare i propri interessi economici nel paese mediorientale.
Ambigua la posizione nei confronti dell’Iran: da una parte favorevole allo sviluppo di un programma nucleare per fini civili – il mercato iraniano è per la Russia fondamentale – dall’altra lo sviluppo di armamenti nucleari colpirebbe gli assetti dell’area e in primis gli interessi russi.

Quali sono i programmi del “neo” eletto Putin in politica estera? Secondo gli osservatori internazionali le relazioni tra Russia e Occidente peggioreranno. Si criticano particolarmente le autistiche prese di posizione a difese degli interessi nazionali a scapito di buoni rapporti tra gli stati (vedi Siria).
In realtà il programma elettorale di Putin III dedica poco spazio alla politica estera: creazione di una Comunità Economica Euroasiatica nelle aree ex-sovietiche, guerra al terrorismo internazionale, genericamente tutela degli interessi nazionali.

L’Unione Sovietica era una potenza mondiale, la Russia di Putin sembra più interessata ad una politica regionale ma, vista la fondamentale importanza strategica delle aree interessate, le ripercussioni di tali strategie e decisioni non possono non avere risalto internazionale.

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