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Scritto da nel Internazionale, Numero 88 - 1 Aprile 2012 | 0 commenti

Se l'Orso Russo ha da temere il piccolo emirato del Qatar

Come può un piccolo emirato arabo di soli 11.000 km2 per poco più di un milione e mezzo di abitanti beatamente sciallato tra le acque del Golfo Persico spaventare il terribile Orso Russo che con i suoi 17 milioni di km2 e un passato da superpotenza mondiale sovrasta l'Asia e si affaccia prepotentemente in Europa? Col gas! Le acque che circondano la piccola penisola nascondono infatti 25.000 miliardi di metri cubi di gas che, pari al 13,5% del totale mondiale, ne fanno il terzo detentore di riserve provate del globo. Tutt’altro che poco, anche se non abbastanza da impensierire la grande Russia che con il 23,9% delle riserve (45.000 mld. mc) mantiene saldamente il primato mondiale con notevole distacco sul secondo e terzo classificato (Iran, con il 15,8%, e Qatar).

 

Tuttavia, il volume delle riserve non è di per sé un indicatore sufficiente a determinare il rapporto tra le forze in gioco nella competizione per una risorsa preziosa come l'oro azzurro. Così che nel corso degli ultimi decenni le cose hanno iniziato a voltare bene per il piccolo emirato. Il progresso della tecnologia di liquefazione del gas naturale (GNL) ha gradualmente favorito il trasporto via nave del metano creando un'alternativa al impiego di costosi e logisticamente scomodi gasdotti. A causa di queste rigidità di trasporto, i mercati avevano infatti – ed in gran parte hanno ancora oggi – una natura sostanzialmente regionale che obbligava produttori e consumatori ad un ferreo vincolo di necessità e vicinanza. Il mercato europeo, ad esempio, era ed è tuttora rifornito da un contenuto numero di produttori, ed alcuni paesi da solo uno, la Russia.

 

Per il piccolo emirato l'avvento del gas liquefatto ha significato la possibilità di svincolarsi dalla sua sfavorevole posizione geografica, che lo vuole distante dai grandi consumatori di energia, consentendogli di imbarcarsi su grandi navi-cisterna e cercare nuovi clienti ovunque fossero. I risultati non hanno tardato ad arrivare e con quasi 76 miliardi di metri cubi esportati nel 2010, il Qatar è oggi il principale produttore mondiale di GNL.

 

Per l'Orso Russo, invece, l'avvento del gas liquefatto ha rappresentato la nascita di nuovi potenziali concorrenti, come il piccolo emirato arabo per l'appunto, in grado di minare i sogni di gloria di un dominio energetico assoluto nei confronti dell'Europa, se non oltre. Libera di sfruttare la propria posizione di forza, Gazprom – la grande compagnia metanifera russa – si è sempre legata ai propri clienti con contratti di lungo termine, cosiddetti take or pay, nei quali il contraente si impegna a pagare le quantità di metano previste anche se non vengono effettivamente ritirate e i cui prezzi sono generalmente indicizzati a quelli del petrolio, e quindi particolarmente onerosi.

 

La Grande Crisi del 2008 ha però di molto mutato gli scenari europei, a detrimento anche della Russia. Con la chiusura ed il ridimensionamento di molte fabbriche, la domanda energetica dei paesi europei è calata e con essa la capacità di tener fede ai pesanti contratti con Gazprom. Al contrario, ha iniziato a prender sempre più piede il mercato spot, nel quale vengono trattati gli scambi con consegna e pagamento a breve termine, forte di prezzi più competitivi ed incalzato dalla disponibilità di grandi quantità di GNL. A farne beneficio, il piccolo emirato arabo che si è riuscito  rapidamente a conquistare quasi il 10% del mercato europeo ed è ormai punto di riferimento per paesi come Francia, Italia, Belgio e Spagna.

 

Così il grande Orso Russo si trova infine faccia a faccia con il piccolo emirato arabo, e ne ha di motivi per spaventarsi! Anche perché la partita tra i due non si limita alla sola Europa, ma si estende verso tutta l'Asia dove la presenza della Cina, la più grande economia energivora mondiale, rende il gioco ancor più complesso e delicato alzando di molto la posta in palio. Per l’Orso Russo, la soluzione migliore sarebbe allearsi con il piccolo concorrente e spartirsi indisturbati i due grandi mercati di Europa e Asia. Tuttavia, non sarà facile portare il Qatar dalla sua parte. Il solo tornaconto economico, di fatto, non interessa al piccolo emirato, che già gode di uno dei redditi pro-capite più elevati al mondo. L’aspirazione di Doha è piuttosto crescere come attore a livello mondiale e, per ora, conquistarsi la fiducia di molti importanti consumatori rappresentando un’alternativa flessibile ed economica all’ingombrante fornitore russo è la strada ideale. Mosca dovrà offrire molto più di una sicura, anche se grande, fetta di mercato se intende seriamente convincere il piccolo emirato ad allearsi con lui, altrimenti lo spavento preso una volta potrebbe diventare una paura costante.

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