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Scritto da nel Numero 102 - 1 Agosto 2013, Viaggi | 3 commenti

… … … eh?!? (Conversazione tipo)

… … … eh?!? (Conversazione tipo)

L’appartamento è un sovrapporsi di carte da parati consunte a tema floreale e tappeti a coprire pavimenti in legno scricchiolanti.

Come da tradizione russa, il vater ha la sua stanza dedicata, comodo se qualcun’altro nel mentre del nostro meditare, vuole farsi una doccia, assolutamente poco pratico dal punto di vista dell’igiene personale.
Per tenerne chiuso l’ingresso, una volta usciti, bisogna inframmezzare una pezzuola tra lo stipite e la porta.

In casa ci si leva immediatamente le scarpe e ci si chiude dietro la porta a chiave (non col chiavistello, altrimenti non si rientra più). E se non si è sufficientemente rapidi a sfilarsi il cappotto, la sciarpa, i guanti, la calzamaglia, i calzettoni e la sottomaglia termica, indumenti fondamentali per la sopravvivenza all’aperto, si comincia ad avere, della cipolla, non solo l’aspetto ma anche l’odore.
Perché i riscaldamenti centralizzati, qui, sono in segreta competizione con le Barbados. Ti aspetti quasi di inciamparti su una palma o che ti mettano una corona di fiori al collo da un momento all’altro.
Per me, abituata ai 17 gradi costanti invernali, la sofferenza è notevole.

Il cancelletto condominiale si apre con una chiave magnetica speciale o con una cara vecchia spinta, mentre il portone richiede un codice d’accesso (*1604# in caso voleste venirmi a trovare o me lo dimenticassi e rimanessi chiusa fuori).

Insieme a me, in un’altra stanza, alloggia una ragazza Svizzera che si ferma una settimana, poi viene raggiunta dal fidanzato per poi fermarsi un’altra settimana, ma altrove.

Valentina, la nostra ospite, ci accompagna a scuola il primo giorno.
È una donna sulla sessantina che parla esclusivamente russo, credo più per scelta che per necessità ed è stranamente cordiale, soprattutto nei confronti della gente che la fissa con espressione ebete e non capisce le delicate istruzioni per tirare l’acqua del vater, che ovviamente si premura di intoppare il giorno stesso… E va bene che mi era stata fornita una spiegazione, ma a mia difesa posso dire che non era sottotitolata ed erano le 5 del mattino ed ero appena sbarcata.

E comunque mi sono scusata e offerta di aiutare. E dopo quindici minuti buoni che fissavo la vaschetta dell’acqua chiedendole cosa dovevo fare (e cercando di capire cosa diamine fosse successo) ho rinunciato e lei ha scoperto che non era stata colpa mia.. o almeno suppongo sia questo che sia venuta a dirmi mezz’ora più tardi.. Non so, sembrava contenta..
Ma vabbé.
Il vero inghippo è l’assenza di wi fi nella casa.

L’unica sorgente sicura, inizialmente, è la scuola.
Scuola che si trova a 10 minuti a piedi in quello che sembra il retro di un locale malfamato e nella quale si viene accolti con un calore cordiale e familiare. L’insegnante è una ragazza dal sorriso dolce e dal viso luminoso, che con infinita pazienza ripete cose appena dette ancora e ancora, a beneficio mio, della Svizzera, di una ragazza danese e della copia sputata di Woody Allen, solo un po’ più alto.

Le lezioni scivolano via in fretta e così la prima settimana e comincio a capire quanto meno cosa mi viene chiesto, senza però poter fornire ancora una risposta sensata.

Il Russo è una lingua ricca e articolata e l’etimologia di alcune parole ha un che di romantico, come la parola orso che significa “sa dov’è il miele” o aereoplano il “vola da solo”.

È però anche infida e se non si sta attenti si finisce per chiedere al nonno un dente, anziché alla cameriera una zuppa o per invitare qualcuno ad una passeggiata nel sedere anziché nel parco..

Nel dubbio, per ora taccio e presto molta attenzione alle sfumature.

Se volete venire con me al mercato delle pulci, al palazzo Puskin, al karaoke, a ballare o a passeggiare per la magica Leningrado.. ci leggiamo alla prossima puntata!

3 Commenti

  1. in attesa delle prossime puntate….dalla terra degli avi..

  2. ahahha… bel racconto!

  3. hahah.. divertente!

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