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Scritto da nel Internazionale, Numero 102 - 1 Agosto 2013 | 0 commenti

Tunisia: con la morte di Brahmi, la notte si marcia sulla capitale

Tunisia: con la morte di Brahmi, la notte si marcia sulla capitale

 

Dopo l’omicidio di Mohamed Brahmi, leader dell’opposizione laica ucciso il 25 luglio scorso, in Tunisia è scoppiato l’inferno. Migliaia di persone sono tornate a manifestare nella notte a favore o contro le autorità di governo a Tunisi. I dimostranti favorevoli al partito islamista Ennahda, alla guida dell’esecutivo, si sono dati appuntamento in gran numero a piazza del Bardo dove si trova la sede dell’Assemblea nazionale costituente. Poco lontano si è svolta una manifestazione dell’opposizione contro il “terrorismo” e per lo scioglimento dell’Anc e le dimissioni del governo.

Le due manifestazioni sono proseguite fino all’alba e non avrebbero provocato incidenti, secondo fonti della sicurezza locale. Ormai da giorni, dalla notte dell’omicidio di Mohamed Brahmi, attribuito ai movimenti jihadisti, l’opposizione e i pro-governo organizzano manifestazioni rivali dopo la rottura del digiuno del ramadan alcune delle quali sono degenerate in scontri.

Il Primo ministro Ali Larayedh, nonostante gli appelli alle dimissioni del suo governo, ha respinto questa ipotesi ed ha proposto la data del 17 dicembre per tenere nuove elezioni. Alla tv nazionale ha detto: “L’attuale governo resterà in carica per assicurare le sue funzioni, non siamo aggrappati al potere, ma abbiamo un dovere e una responsabilità che ci assumeremo fino alla fine”.

Il 29 luglio scorso Otto soldati tunisini sono stati uccisi nei pressi del confine con l’Algeria da un gruppo di “terroristi”, secondo quanto riferito dalla televisione nazionale tunisina. In quella regione l’esercito tunisino tenta da mesi di neutralizzare un gruppo terroristico legato ad Al-Qaida. Altri media hanno riferito un bilancio più alto delle vittime. Dopo la primavera araba la comunità internazionale ha guardato alla Tunisia come guida per i resto dei Paesi reduci dalle rivolte. Ma le tensioni che si respirano unite a quelle di Egitto e Siria non lasciano ben sperare per il futuro. La democrazia è un percorso duro da percorrere, si sa, soprattutto da queste parti.

 

 

 

 

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