La contestazione oggi: come e perchè
In questo periodo di crisi, che attraversa in particolare tutto il mondo occidentale, la cronaca registra frequenti manifestazioni di protesta ad opera di vari movimenti popolari di Paesi europei ed extraeuropei.
L’attuale e complessa situazione del Medioriente è tutto un altro discorso che ha presupposti e implicanze di altra natura.
Sul fenomeno della contestazione, che interessa prevalentemente l’emisfero occidentale, vi sono varie interpretazioni, a volte contrastanti.
Volendo ricondurre la discussione nell’alveo più appropriato che è quello della teoria politica, assume rilevanza il tema del potere. Il potere visto “ex parte populi”, per usare un’espressione del Rousseau, considerato il padre della democrazia moderna.
Entrando nel merito della questione occorre distinguere, preliminarmente, tra “resistenza” e “contestazione”: sono entrambe forme di opposizione al potere che però si differenziano per vari aspetti.
La resistenza è una forma di opposizione che comporta la rottura con l’ordine costituito. La contestazione, invece, si esprime e si esaurisce con una protesta verbale, spesso urlata, nei riguardi dei modelli culturali cui si ispirano i detentori del potere. La resistenza si realizza come sommossa di piazza e spesso sfocia nella violenza fisica. La contestazione invece si esercita nelle assemblee dove in genere si parla senza agire.
Il diritto di opposizione al potere si affermò con la rivoluzione francese. Tuttavia negli anni che seguirono al 1789 l’esercizio di tale diritto si affievolì perché si fece strada il convincimento del deperimento naturale dello stato. Infatti Il pensiero politico del tempo elaborò la teoria secondo cui le forze che muovono verso il progresso e l’emancipazione del popolo non risiedono nello stato bensì nella società. Questa concezione è alla base della formazione dello stato liberale avvenuta nel secolo XIX e racchiudeva le richieste della classe borghese che aveva sostituito “l’antico regime”. Contro l’abuso del potere, durante il processo di formazione dello stato liberale, vennero introdotti e istituzionalizzati vari rimedi. Tra questi assumono particolare rilevanza la separazione dei poteri in senso verticale (tra i vari organi dello stato) e in senso orizzontale (tra i vari organi periferico); la subordinazione di ogni potere statale al diritto, cioè ogni potere si esercita nel rispetto di nome giuridiche; investitura popolare dei governi e verifica periodica per consentirne il rovesciamento. (Questa soluzione nell’antico regime, era possibile soltanto con la rivoluzione).
Nonostante questi significativi rimedi, nelle democrazie moderne si ripropone ancora il problema della contestazione. Perché ?
Alla domanda si può rispondere che l’atteso deperimento dello stato non si è verificato come ci si aspettava, è rimasto un’illusione ottocentesca. Infatti lo sviluppo della società industrializzata non ha diminuito ma aumentato le funzioni dello stato. Questa evenienza ha portato alla creazione di complessi apparati burocratici che, secondo il sociologo Max Weber, rafforzano le maglie dello stato che col passare del tempo tendono a sclerotizzarsi. Nello stesso tempo si è verificata una progressiva concentrazione delle imprese e delle banche e il potere economico-finanziario viene anche esso monopolizzato. D’altra parte il potere ideologico viene monopolizzato con la formazione dei grandi partiti che si strutturano come organizzazioni oligarchiche determinando un progressivo distacco tra gli iscritti e i vertici dei partiti.
In questo scenario le stesse elezioni popolari si limitano a formare le maggioranze parlamentari mentre il potere reale viene gestito dai circoli economico-finanziari, spesso in combutta con molti dirigenti di partito.
Ecco, per tutti questi motivi le forme di resistenza e di contestazione si ripropongono ancora oggi, assumendo le caratteristiche di fenomeno collettivo molto variegato.
Ai giorni nostri le forme di mobilitazione popolare si possono ricondurre a due tipologie: a) la resistenza attiva in cui si riconoscono i movimenti insurrezionali che giustificano e praticano al violenza; b) la resistenza passiva di coloro che si ispirano al modello di un personaggio carismatico, qual è stato il Mahatma Gandhi.
Sul piano operativo tutte le forme di opposizione si declinano in vari modi con un obiettivo comune, quello di mettere in difficoltà chi detiene il potere. Più precisamente:
•Inosservanza di una legge proibitiva, organizzando vari tipi di protesta;
•Inosservanza di una legge imperativa, mettendo in atto comportamenti omissivi;
•Strategie di pressione come sciopero, boicottaggio, occupazioni;
•Azioni esemplari come il digiuno prolungato e così via.