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Scritto da nel Numero 108 - 1 Aprile 2014, Politica | 0 commenti

Gli emiliano romagnoli nel Mondo

Gli emiliano romagnoli nel Mondo

In questi tempi è di moda sparare contro la Consulta regionale degli emiliano romagnoli nel mondo, parlando senza avere la minima conoscenza di quell’argomento e affermando cose false come che sia stata costituita nel 2006 per piazzare una persona come presidente, oppure attribuendo il budget di una legislatura a un solo anno…

La Regione Emilia Romagna, invece, fu la sesta regione che si diede una legge regionale per l’emigrazione dopo la Sardegna (1965), Basilicata e Veneto (1973), Calabria e Puglia (1974).

La legge regionale 21-11-1974 n. 52 “Istituzione della Consulta dell’emigrazione e dell’immigrazione e iniziative a favore dei lavoratori emigrati e delle loro famiglie” venne approvata, dopo più di un anno di discussione che coinvolse le associazioni dell’emigrazione e le forze politiche e fu poi riformata nel 1991 allargando la composizione anche ai rappresentanti delle associazioni (oggi più di cento) nel mondo.

Nel 2006 ci fu solo una nuova organizzazione, fu alleggerita la composizione e allargata la partecipazione dei giovani discendenti residenti all’estero.

Senza voler entrare in un trattato sull’emigrazione (che dal 1876 ha coinvolto quasi trenta milioni di italiani, più di un milione provenienti dalla nostra regione), vorrei, con questa riflessione, mettere in evidenza per prima cosa due aspetti ignorati dai critici: le rimesse e le esportazioni e successivamente fare un breve cenno all’aspetto sentimentale.

Viene infatti spesso trascurato il fatto che l’emigrazione abbia anche un profondo significato economico per il paese di provenienza in quanto gli emigrati, specialmente prima di riuscire a ricongiungere le famiglie, inviano tutti i loro risparmi per sostenere la vita dei loro cari rimasti in patria.

La ricerca di dati in proposito non è risultata semplice in quanto le pubblicazioni governative al riguardo riportano dati lacunosi: sull’Annuario (1) dal 1901 al 1925 e sulle pubblicazioni (2) dal 1974 al 1984, dove in entrambi i casi i dati sono articolati anche a livello regionale.

Sulla pubblicazione di Balletta(3) sono riportati dati solo a livello nazionale dal 1876 al 1976, mentre nel sito Internet della Banca d’Italia si sono reperiti i dati dal 1970 al 2010, purtroppo i dati dal 1970 al 1976 delle due fonti sono discordanti e per quel periodo sono stati preferiti i dati della Banca d’Italia.

Tutti i valori sono stati aggiornati al valore della lira nel 2002 (ultimo anno di quella moneta) e convertiti in milioni di euro e sono riportati nella tabella I.

Il totale complessivo dei valori così raccolti supera i 242 miliardi di euro, una somma imponente e si tratta certamente di un valore inferiore alla realtà. perché molte rimesse sono presumibilmente sfuggite ai canali ufficiali presi in considerazione.

Tabella I

1876-1879

1.646

1880-1889

6.542

1890-1899

12.332

1900-1909

30.463

1910-1919

23.697

1920-1929

25.960

1930-1939

10.240

1940-1949

1.541

1950-1959

14.822

1960-1969

56.562

1970-1979

23.900

1980-1989

22.671

1990-1999

7.328

2000-2010

5.246

totale

242.951

Deve essere assolutamente evidenziato il picco negli anni ’60 quando la massiccia iniezione di capitali ha alimentato il nostro miracolo economico e questo purtroppo è oggi TOTALMENTE dimenticato!

I valori ripartiti per regione non sono purtroppo disponibili, ma, dalle fonti (1) (2) su base regionale si può stimare che una quota di 12 miliardi di euro sia piovuta nella nostra regione dal lavoro dei nostri corregionali che per le più diverse ragioni, ma spesso spinti da motivazioni economiche hanno lasciato la nostra terra per mondi lontani.

 

Bibliografia

1- Annuario Statistico dell’Emigrazione italiana (Commissariato dell’emigrazione, Roma, 1926)

2 -Aspetti e problemi dell’Emigrazione italiana all’estero (Ministero degli esteri, Roma, anni dal 1974 al 1984)

3 – F. Balletta (1978): “Emigrazione italiana, cicli economici e rimesse (1876-1976)” in Gianfausto Rosoli (a cura di), Un secolo di emigrazione italiana: 1876-1976, Centro studi Emigrazione, Roma.

 

Per quanto riguarda invece le esportazioni, ho analizzato la correlazione fra la presenza degli emigrati e l’importo degli scambi commerciali: gli italiani all’estero che spesso hanno fatto fortuna, tendenzialmente si rivolgono per le loro necessità alla regione di origine e questo vale anche per i loro figli, se questa ha saputo conservare con loro un rapporto affettivo.

Nel 2011 questa era la situazione dei rapporti commerciali fra la nostra regione e i diversi continenti:

ercons1

E questa quella nazionale:

ercons2

 

Si verifica facilmente che in quasi tutti i casi (fa eccezione solo la bilancia commerciale italiana), la correlazione fra il numero degli iscritti all’AIRE e i dati economici risulta significativa.

Si segnala infine che le nostre associazioni sono presenti proprio nei paesi nei quali i rapporti economici sono i più elevati e precisamente rappresentano le seguenti quote della Bilancia Commerciale: 58% in Europa, 95% in America, 96% in Oceania.

Tagliare quindi i legami con i nostri corregionali all’estero rappresenterebbe quindi un suicidio economico!

Ma vorrei brevemente sottolineare un altro aspetto, per me ancor più importante: chi emigra conserva una stretta nostalgia del luogo dal quale proviene e le Associazioni con le loro attività cercano di alleviarla.

E per questo chiudo citando due episodi da me vissuti personalmente nel 1992.

Il primo sono le parole, scolpite per sempre nel mio cuore, sussurratemi dal presidente dell’associazione di Mendoza, per giustificare che dal momento del nostro arrivo ci avrebbe seguito, preferendoci alla delegazione delle Camere di commercio emiliano romagnole, anch’essa in contemporanea visita alla sua città:

“Loro portano soldi, voi affetto!

E io di soldi ne ho già abbastanza.

 Poi vedi io sono fortunato ho i figli che oggi tengono aperto il negozio, quel signore ha chiuso  DUE giorni per stare con voi!”

E noi portavamo loro una orrenda bandiera regionale e un pacco di distintivi, accolti come fossero reliquie della nostra terra.

Viedma accolse la nostra delegazione (per la venuta della quale c’era stato un semplice fax di annuncio, senza alcuna altra conoscenza preliminare) affittando una nave a due piani che navigò sul fiume Rio Negro stracolma di persone e autorità con un succulento pranzo concluso con una enorme torta raffigurante la nostra regione. Solo successivamente fu fondata l’associazione che conta 85 iscritti, tutti di origine emiliano romagnola, in prevalenza di seconda generazione e di età compresa fra i 30 e i 60 anni e che nell’ultimo anno ha organizzato un concerto, due incontri culturali e cinque conviviali, oltre a tredici assemblee organizzative. Attività analoghe sono espletate nei continenti (esclusa l’Asia) nelle quali le nostre associazioni sono presenti: divulgatori della nostra cultura e antenne della nostra Regione.

A Viedma incontrammo un signore di 96 anni, emigrato a undici anni nel 1907 e da allora mai più tornato a Savignano sul Rubicone, purtroppo i suoi familiari non acconsentirono ad un ultimo viaggio offerto dalla regione per ritornare fra noi.

Questi ultimi aspetti capisco siano argomenti che forse agli occhi di qualcuno possono sembrare stupidaggini, ai miei NO!

 

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