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Scritto da nel La Cantina del Viaggiatore, Numero 109 - 1 Maggio 2014 | 0 commenti

Cronache di una neofita al Vinitaly: alla ricerca del Ramandolo

Cronache di una neofita al Vinitaly: alla ricerca del Ramandolo

Mi sono sempre chiesta, quando a scuola studiavo i miti della Grecia classica, quale potesse essere il sapore di quello che veniva chiamato “il nettare degli dei”, l’ambrosia.

Questo dubbio, che mi ha accompagnata per tutta la mia infanzia e adolescenza, ha finalmente trovato una risposta a Verona, in occasione della 48° edizione del Vinitaly. E la mia scoperta può essere sintetizzata in un nome: Ramandolo.

Ma cominciamo con ordine.

Di questo vino, del Ramandolo per l’appunto, avevo già sentito parlare qualche mese prima quando un amico, conoscendo la mia passione per i vini dolci, mi aveva indirizzata verso questa tipologia di Verduzzo friulano.

“Assaggialo”,mi aveva detto,”te ne innamorerai”.

Quale occasione migliore del Vinitaly per scoprire questo vino, difficile da trovare, ma che si porta con sé una storia antichissima!

E già, perchè il Ramandolo, oltre ad essere la prima D.O.C.G. della regione Friuli Venezia-Giulia, è  prodotto da uno dei più antichi vitigni di questa regione ed è, addirittura, presente nella lista dei vini serviti nel Concilio del 1409 a Papa Gregorio XII.

Sul sito ramandolo.it, nella sezione dedicata alla storia, si legge inoltre di come questo vino sia «conosciuto dalla notte dei tempi. Se ne trovano tracce in antichi documenti che riferiscono di suntuosi banchetti offerti a grandi personaggi giunti in Friuli nei secoli passati, ed è presente nella memoria di poeti e scrittori che l’hanno sorseggiato alle mense dei nobili e citato nelle loro opere o nei ricordi dei viaggi in Friuli».

Tanto buono, quanto prezioso, questo vino non è stato semplice da trovane nemmeno al Vinitaly.

Dopo ore passate tra gli stand del padiglione Friuli, finalmente riesco a riceverne un assaggio. Ma giusto un sorso perchè, come ci spiega il sommelier dello stand, del Ramandolo viene tenuta solo una bottiglia per tutta la manifestazione!

“Pensate che stamattina, in fila,” ci spiega il sommelier, ” ho ritrovato chi, lo scorso anno, non è riuscito ad assaggiarlo”.

Mi sento quasi una privilegiata mentre mi versano l’ultimo goccio di quella preziosa bevanda; preziosa come quella riservata a dei e immortali della classicità, appunto.

Ci penso un attimo prima di assaggiare quel liquido dorato. Lo osservo, lo ammiro.

Il suo colore, ci spiegano, è dovuto anche al particolare modo di produzione. Il Ramandolo, infatti, si ottiene in seguito ad una vendemmia tardiva o appassimento, che può avvenire sulla pianta o in locali termo condizionati o con ventilazione forzata.

Questo procedimento determina, non solo la dolcezza di questo vino, bensì anche il suo colore giallo dorato che può essere intensificato da qualche mese in botte.

Il profumo del Ramandolo è intenso, fruttato e floreale, con un sentore di miele; mentre al gusto risulta morbido e caldo.

Un raffinato vino da meditazione, dunque, che si può piacevolmente accostare anche a dessert e frutta secca.

E se è vero che in ogni vino è possibile rintracciare la lingua e la storia del luogo d’origine, allora il Ramandolo porta con sé una storia regale, preziosa e unica; traccia di quanti, tra poeti, scrittori e nobili l’hanno  bevuto nel corso dei secoli, amandolo fino a renderlo immortale.

 

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