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Scritto da nel Il Libro del Viaggiatore, Numero 114 - 1 Novembre 2014 | 0 commenti

Iacopo Sequi, Piazza Libertà: L’autore intervista se stesso

Iacopo Sequi, Piazza Libertà: L’autore intervista se stesso

Ciao Iacopo, grazie per esserti dissociato. Come ti trovi a rispondere a domande che tu stesso ti poni?

Ciao Iacopo, grazie a te per aver acconsentito alla dissociazione. Farsi delle domande e darsi delle risposte. M’è stato detto, a volte, anche se non credo s’intendesse in questo senso. In ogni modo, credo di potermi trovare abbastanza bene. C’è un obbligo di responsabilità per cui o rispondi onestamente o diventa una presa in giro. Un raccontarsela. Ah, Iacopo.

Dimmi, Iacopo.

Non mi fare domande imbarazzanti o difficili, vorrei evitare figuracce.

Stai tranquillo, amico caro. Anche se, scusa, mi vien da dirtelo: rispondere onestamente a domande facili è un po’ una presa in giro.

Mi hai convinto. Allora chiedimi quel che vuoi.

Bene. Come è nata l’idea di Piazza Libertà?

Avevo intenzione di scrivere un romanzo in cui si alternassero parti di pura narrazione a parti di solo dialogo. Poi questa estremizzazione si è dissolta nel formarsi di una vicenda forte; e ho preferito che la storia andasse dritta per conto suo, senza mettere in primo piano la sperimentazione della struttura.

Come si è evoluta la trama?

L’idea di base era quella di un uomo che sale in montagna e che nella solitudine impara molto. Scrivendo ho cominciato a desiderare che imparasse dagli altri oltre che dalla solitudine. Soprattutto volevo che la solitudine in questione fosse un luogo psicologico e non fisico.

Quindi, la sua mente.

E il suo cuore. Sapevo che non potevano viaggiare separatamente. Per questo il moto di coscienza di Gillo, il protagonista, lo spinge a combattere e a comprendere l’amore.

Una presa di coscienza sociale, dunque, sia nella sfera pubblica, sia nella sfera privata.

È proprio così. Le cose non devono andare necessariamente di pari passo, ma un giovane che desta il suo animo può vivere un vero risorgimento delle emozioni, capendo come ricevere e come dare. Trovando il coraggio per fare ciò che ritiene giusto e per andare incontro alle sue sensazioni più intime e quindi più vere.

Il ritmo cambia molto nel libro. Da cosa è dettata questa scelta?

Dalla necessità di non cedere del tutto alla trama. Volevo che qualcosa del senso del romanzo fosse strutturale nel libro, e così il ritmo aumenta da un lato con il crescere del personaggio principale, dall’altro con il sostituirsi delle azioni al pensiero.

La prima parte concentra il lettore sulle riflessioni, e man mano si passa a un susseguirsi di fatti. Anche molto violenti.

È vero. Ma le pagine più violente non tolgono mai nulla alla dignità e all’umanità dei protagonisti. Come quando il Belti – uno dei capi della resistenza armata – uccide un traditore sparandogli in testa ma poi, rimasto solo col cadavere, se ne prende cura con attenzione, quasi con delicatezza.

Questo mi fa pensare che ancora non conosciamo la trama. Dicci qualcosa in più.

La vicenda è ambientata in un’immaginaria città portuale con i monti alle spalle. Un regime violento rende la vita difficile alla popolazione, che si sta organizzando per ribellarsi. Nel contempo, si va delineando il rischio di un’occupazione militare e quindi arriva la necessità di prendere le armi. E iniziano le azioni di guerra.

Quindi niente tempo e niente spazio, e che la mente del lettore crei le immagini.

Luoghi e descrizioni non mancano, ma ho fatto molta attenzione a non dare riferimenti reali. Ci sono armi che potrebbero essere usate in varie parti del mondo in vari periodi negli ultimi cent’anni. La scelta di non inserire oggetti tecnologici mira proprio a non restringere la possibile collocazione temporale.

Il romanzo si chiama Piazza Libertà, ma la parola libertà sembra non apparire mai.

È presente solo una volta, ed è l’ultima del libro. Mi piace pensare che tutte le parole che la precedono, tutte quelle che compongono la storia, tendano ad essa.

Domanda difficile: perché acquistare il tuo romanzo?

Per riempire le tasche del mio editore, un plurimiliardario… de Garbatella. A parte gli scherzi, non è difficile la domanda ma la risposta. E non è giusto che la dia io. Per farsi un’idea del libro se ne può leggere un’anteprima su Google Books.

Quindi il libro è in vendita anche online.

Certo, su ibs.it e sui vari supermercati digitali (inmondadori.it, lafeltrinelli.it, amazon.com). E c’è anche l’eBook, che costa esattamente la metà della versione cartacea. Ma io suggerisco sempre di andare in libreria.

Me l’immagino. Così guadagni di più, vecchia volpe.

(Ride a crepapelle – nota… di se stesso) Guadagnarci! Questa è buona! Con i diritti d’autore al massimo posso offrire da bere a qualche amico alla Casa del Popolo. No, io non voglio che le librerie chiudano. Specialmente quelle indipendenti, che oggi rischiano tanto. Quindi, se possibile, invito ad acquistare i libri di carta dai librai in carne e ossa. E se proprio non volete Piazza Libertà… comprate un altro libro!

Ma non dite che non vi avevamo suggerito quello giusto.

Già, non ditelo. Sai, Iacopo? Ho idea che siamo in sintonia.

I due si abbracciano e in un momento si riassociano come se nulla fosse accaduto.

  

Iacopo Sequi, Piazza Libertà

Casa Editrice Fermento, Roma, ottobre 2014

134 pagine, euro 13,00 (eBook: euro 6,49)

paper: http://www.ibs.it/code/9788896736968/sequi-iacopo/piazza-liberta.html

ebook: http://www.bookrepublic.it/book/9788899163006-piazza-liberta/)

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