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Scritto da nel Numero 117 - 1 Marzo 2015, Viaggi | 0 commenti

I cugini russi

I cugini russi

Il vantaggio di vivere in un paese in cui il clima rigido costituisce la normalità è indiscutibile. L’efficienza con cui vengono gestite le forti nevicate o le bufere di vento, per le quali si ricevono notizie tramite sms, rende il tutto facilmente tollerabile e privo di disagi, eccezion fatta per i marciapiedi ghiacciati dei quali ci si occupa sempre troppo tardi, con puntelli di ferro e martellate decise.

Con grande gioia di Martin è finalmente possibile camminare sui fiumi, anche se ormai da parecchi anni la ferrovia non passa più sul mare a causa dei cambiamenti climatici che hanno portato ad un generale riscaldamento degli inverni.
 
 
I supermercati continuano ad essere forniti, anche se i prezzi aumentano di settimana in settimana e le verdure e la frutta hanno raggiunto valori esorbitanti.
Il Rublo resta basso, con grande disappunto di chiunque percepisca uno stipendio in questa valuta e con discreto sollievo da parte mia che vedo aumentare il valore dei miei sudati risparmi in Euro. 
La situazione economica è davvero pessima. Molte famiglie hanno richiesto crediti alle banche in valuta europea, anziché locale, perché venivano concessi con tassi di interessi inferiori (5% contro 15%), ed ora si trovano strozzati dal cambio. Non esiste una tradizione di risparmio, perché accumulare Rubli è perfettamente inutile in quanto il loro valore oscilla troppo ed in generale i Russi sono abituati a spendere tutto ciò che guadagnano.
 
Personalmente non sono un’economista e l’unica esperienza che ho in merito l’ho fatta sul campo, viaggiando con le Lire prima e con gli Euro adesso e, senza voler suscitare alcuna polemica, mi trovo a riflettere su quanto chi ritiene che l’abbandonare la Moneta Unica sia una panacea per tutti i mali che affliggono il Bel Paese, non abbia alcuna lungimiranza.
 
Le Lire all’estero erano trattate con sdegno in quanto nessuno le cambiava, mentre ora per gli Euro ti fanno ponti d’oro. 
Tutti qui ne vogliono comprare un po’ e nei telefilm, quando si mostrano i “soldi veri” e quando si parla di grosse somme, viene sempre sventolata la “valuta di Maastricht”.
Per quanto io possa capire le difficoltà in cui molte persone sono incorse a seguito dell’introduzione della Moneta Unica in Italia, vorrei che se ne mettesse a fuoco la reale causa, in modo da smettere di combattere gli specchietti per le allodole e da concentrarsi sulle problematiche reali. 
Quello che ci ha messo in ginocchio è stato l’abbattimento del potere d’acquisto della nuova moneta, legato ad un adeguamento dei prezzi vergognoso che li ha visti duplicare in un attimo, a fronte di stipendi che sono invece rimasti identici. Su questo bisognerebbe lavorare, non sulla cancellazione di una delle poche migliorie che hanno reso il nostro Paese finalmente competitivo. 
 
Perché davvero basterebbe mettere il naso fuori dalla porta per capire quanto il nostro Paese abbia delle potenzialità immense, quanto sia guardato con ammirazione da tutti per la cultura, il cibo, i paesaggi, la gente… ma quanto nello stesso tempo sia ritenuto corrotto ed incapace per quel che riguarda la politica e la gestione del patrimonio storico/artistico/paesaggistico di cui disponiamo. 
 
Considerate che la mia è una visione dal basso. Io parlo da popolino a popolino e delle espressioni sbigottite di chi si è trovato, per esempio, alla fermata “Colosseo” della metropolitana di Roma, circondato dal più sudicio degrado mai visto e soprattutto allibito di fronte al fatto che sarebbe dovuto essere invece un luogo prestigioso. Parlo degli innumerevoli stranieri che si sono trovati vittime dei paradossi Italiani e che mi guardano con espressioni interrogative rivolgendomi domande del tipo “Come è possibile?” alle quali davvero non so come rispondere.
 
Ma tornando a questo, di Paese, da poco è stato festeggiato l’anniversario del referendum che ha visto la scelta del nome “San Pietroburgo” per la città che ora mi ospita. Ma mentre questa è un’informazione di pubblico dominio, forse non tutti sanno che le opzioni che si potevano scegliere erano quattro: Leningrado, Pietrogrado, San Pietroburgo e, dulcis in fundo, “Altro”. Sì, perché cavalcando l’onda della nuova libertà, si desiderava dare la possibilità di proporre a chiunque, qualunque nome, in modo da non imporre più alcuna restrizione. 
Durante l’CCCP, infatti, troppe erano le costrizioni nelle quali si doveva vivere. 
Un esempio tra le più lievi, era l’esistenza di soli tre canali televisivi. Mi fa sorridere il fatto che questo mi sia stato raccontato a seguito di una conversazione che mi vedeva descrivere la mia infanzia, regolamentata da severe norme riguardanti l’utilizzo della TV: un giorno sì e uno no, solo per due ore e solo per una sera a settimana. La risposta è stata che quello che mio padre ha fatto per me da bambina, regalandomi tanto tempo per giocare e sviluppare una grande immaginazione, qui l’ha fatto involontariamente il Comunismo, fornendo solo noiosissime trasmissioni che rendevano il tubo catodico decisamente poco appetibile ai giovani.
 
Essendo la caduta del Regime ancora relativamente recente, sono molte le persone che si sono trovate a cavallo dei due mondi e, nel loro modo di affrontare la vita, se ne legge l’influenza. Specialmente nelle donne che si dividono tra quelle che continuano ad affrontare le cose di petto, con spirito battagliero e quelle che invece, ora che la vita è più facile, hanno tirato i remi in barca e fanno le svenevoli, crescendo così anche le generazioni successive, destinate ad apparire al mondo come branchi di ochette arriviste. Ci tengo a precisare che questa considerazione è stata fatta da una donna Russa che conosce le sue pollastre ed io mi limito a riportarla.
 
Gli abitanti di Piter si considerano Europei ed in effetti qui la vita è molto simile a quella di qualunque altra capitale, ma se volete uno spaccato di vita in zone più rurali vi consiglio di vedere il film Leviathan (Левиафан in Russo) arrivato qui nelle sale solo da pochi giorni, ma distribuito nel resto del Mondo già da parecchio tempo. 
Personalmente ci ritengo popoli cugini, neanche troppo alla lontana, tanto che qui si ama scherzare sul fatto che l’Italia sia parte della Russia. Guardando la cartina allegata noterete una certa somiglianza tra il nostro Paese e la foce del fiume Ob.
 
 
Aspettando il disgelo per portarvi un po’ in giro con me, vi mando un sorriso.

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