Pages Menu
RssFacebook
Categories Menu

Scritto da nel Economia e Mercati, Numero 117 - 1 Marzo 2015 | 0 commenti

Tfr in busta paga, poche le adesioni

Tfr in busta paga, poche le adesioni

 

Dal 1° marzo via libera al Tfr in busta paga. E’ una delle novità più rilevanti introdotte nella legge di Stabilità 2015 che ha fatto e che farà discutere a lungo.  L’esercizio di tale opzione si ricorda, è riservato esclusivamente ai lavori del settore privato in servizio da almeno sei mesi e per un periodo di tempo compreso fra il 1° marzo 2015 ed il 30 giugno 2018.

A giorni è in arrivo il decreto attuativo che fornirà le ultime istruzioni operative per esercitare questa opzione.

Al momento le prime stime indicano che solo il 6% dei lavoratori dipendenti opterà per questa soluzione. Confesercenti infatti comunica che secondo un sondaggio di Swg, ad oggi appena 6 lavoratori su 100 hanno effettuato la richiesta e solo un altro 11% vorrebbe farlo entro la fine dell’anno.

 

Pochi giorni fa il Consiglio di Stato dando il via libera all’operazione ha comunque espresso più di una perplessità sul tema.

Se in alcuni casi il Tfr erogato con scadenza mensile andrà a rafforzare lo stipendio netto mensile in altri non farà che aumentare gli eventuali oneri fiscali essendo tale manovra tassata con l’aliquota ordinaria. Sino alla soglia dei 15 mila euro infatti, la tassazione resterà praticamente invariata, mentre per i redditi più alti le tasse aumenteranno notevolmente.

Fra le cause principali della mancata adesione c’è il desiderio di non erodere il piccolo tesoretto da riscuotere a fine carriera, opzione indicata dal 58% di chi ha optato per mantenere il Tfr in azienda. Ne consegue che la spinta a favore dei consumi sarà depotenziata. Inoltre, l’erogazione del Tfr nella busta paga influirà negativamente sulla determinazione dell’Isee con la conseguenza di dover fare i conti con minori detrazioni riservate ad eventuali famigliari a carico.

Nella scelta i lavoratori devono fare i conti con un altro fattore importante, ovvero i fondi pensione. A partire dal 2007 infatti, la legge italiana permette ai lavoratori di far confluire la “liquidazione” all’intero di un fondo pensionistico privato i cui rendimenti conti alla mano hanno superato di 5 volte quelli del Tfr. Optando per il Tfr in busta paga in questo caso si corre il rischio di una rendita minore erogata dalla previdenza complementare, dal momento che l’esercizio dell’opzione blocca inevitabilmente gli afflusi al fondo pensionistico.

 

 

 

 

Scrivi un commento

L'indirizzo email non verrà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

È possibile utilizzare questi tag ed attributi XHTML: <a href="" title=""> <abbr title=""> <acronym title=""> <b> <blockquote cite=""> <cite> <code> <del datetime=""> <em> <i> <q cite=""> <strike> <strong>