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Scritto da nel Economia e Mercati, Numero 119 - 1 Maggio 2015 | 0 commenti

Appunti per Hera: partecipazione e internazionalizzazione

Appunti per Hera: partecipazione e internazionalizzazione

Una realtà come il Gruppo Hera si fonda sul contributo trasversale dei suoi stakeholder, ognuno dei quali apporta il proprio background personale e si trova a svolgere molteplici ruoli verso l’azienda: cliente, fornitore, socio, lavoratore. L’approccio trasversale è altresì cruciale e tipico per una realtà detenuta da soci pubblici, eletta dai soci di ultima istanza che sono i cittadini, che quando votano si chiedono quale supporto avranno dal sistema pubblico europeo in via di costruzione per reggere le sfide in corso in questa epoca di cambiamenti.

Nel contesto delle sfide dell’economia globale e delle difficoltà della costruzione europea, nei consigli comunali proprietari si osservano segni di lontananza da Hera nonostante i bilanci positivi e le espansioni aziendali vengono vissute come un allontanamento piuttosto che come il meritato premio a un percorso positivo di efficienza.

Le risposte pubbliche concrete che vengono fornite ai cittadini non provengono più da un Ministero preposto, ma da un contesto di mercato e da un complesso di attori dei quali facciamo parte a pieno titolo grazie a due scelte strategiche: una più recente con il conferimento in Hera di inizio secolo, che ha dato il via all’esperienza originale di un’impresa pubblica “federalista”, e l’altra più remota, quando nell’800 si cominciò a lavorare per gestire l’urbanesimo e la rivoluzione industriale giungendo a realizzare le municipalizzate.

Sono state scelte vincenti che mostrano oggi il loro grande potenziale planetario per il persistente trend storico di urbanesimo e rivoluzione industriale, i trend demografici da miliardi di persone e il gap infrastrutturale              , decine di migliaia di miliardi di dollari stimanti dalle banche di sviluppo per i prossimi decenni. Numeri che hanno tre zeri in più del secolo scorso e che fanno per questo paura.

Su questa scala con ritmi incalzanti competono e crescono i nostri territori, composti di imprese pubbliche (Fiera, Università ecc) e private, i competitor sui mercati europei liberalizzati di energia e dei servizi pubblici locali. Hera si è affacciata su questi mercati, per una sfida difficile per la quale più profonde partnership territoriali e finanziarie risultano fattore di successo per attecchire prima ed esplorare poi il potenziale di espansione, attraverso la selezione di casi pilota da curare come start-up: gli interessi del territorio non sono perseguibili solo all’interno del contesto geografico di provenienza, ma la storia economica e l’attualità del business insegnano che sono le connessioni tra i territori a radicarvi crescita e progresso.

In questo contesto, Hera – analogamente agli altri attori del sistema pubblico “aperto” – si trova ad essere parte di una MISSION PUBBLICA MULTIDIMENSIONALE che si combina di una mission identitaria di una public utility (maggioranza pubblica, supporto ai territori e alle popolazioni, politica energetica e sviluppo sostenibile, produzione, vendita e gestione di servizi essenziali), di una mission europea rivolta alla connessione centro – periferia (efficienza nell’allocazione del capitale, espansione investimenti economicamente redditizi) e della mission aziendale (consolidamento, massimizzazione valore attuale e potenziale, espansione).

Il nostro sistema pubblico è di fronte alle sfide dell’innovazione dei suoi strumenti di politica industriale. Per gli enti locali può essere fattore competitivo una POLITICA INDUSTRIALE DECENTRATA, con l’obiettivo di generare connessioni d’impresa non gerarchiche tra imprese pubbliche più grande degli enti proprietari e  soggetti privati, per la quale occorre strutturare luoghi immateriali di intelligenza collettiva per ottimizzare uso delle nostre leve (colmare il gap tra territori e interessi locali più vasti del singolo ambito geografico, realizzare partnership pubblico-private)

La sfida della costruzione democratica dell’EUROPA richiede di raggiungere l’obiettivo di alfabetizzare i territori ai suoi linguaggi e ai suoi strumenti in modo da venire percepita come opportunità e ricchezza per i cittadini: non solo regole nuove con aspetti talvolta bizzarri a una prima vista, ma opportunità di crescere ed avere accesso al capitale per chi ha merito.

Le realtà d’impresa locale partecipate subiscono la stretta dell’austerity sulla FINANZA LOCALE. Pur essendo rivolta all’efficienza e alla trasparenza, essa risulta finanziariamente vincolante e deprimente sullo sviluppo quando spiazza investimenti a VAN positivo, e dall’altro richiede di individuare criteri utili a riconoscere gli incentivi all’efficienza già realizzata in un contesto di applicazione generale e diffusa del principio di merito.

La proposta è che per combinare tutto ciò occorra aprire il PATTO di SINDACATO della multiutility a SOCIO NAZIONALE DI CAPITALE PUBBLICO o in subordine a una ISTITUZIONE FINANZIARIA TERRITORIALE RIVOLTA AL LONG TERM. Sarebbe in grado di implementare una connessione centro – periferia nella compagine azionaria e in cda, adeguatamente valorizzati da un accordo politico col Governo, fornire capitali per l’azienda e per agli azionisti che optino per cedere, mantenere una maggioranza pubblica anche maggiore del 51%, e favorire la costruzione di un supporto pubblico nazionale in grado di incentivare ulteriori partnership su base industriale.

TRAMANDARE AI NIPOTI DEI NOSTRI NIPOTI I SUCCESSI CHE CI PROVENGONO DAI NONNI DEI NOSTRI NONNI è l’obiettivo politico di questa generazione di imprese partecipate.

Cliccando qui si sente l’audio del mio intervento alla recente Assemblea dei soci del 28 Aprile 2015

Cliccando qui si trova l’estratto del verbale relativo al mio intervento

(per la versione integrale del verbale http://www.gruppohera.it/binary/hr_corporate_governance/preamboli/VERBALE_ASSEMBLEA_28_APRILE_2015.1430732500.pdf)

 

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