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Scritto da nel Numero 121 - 1 Luglio 2015, Scienza | 0 commenti

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Ancora pochi giorni e uno degli oggetti più misteriosi del sistema solare sarà alla portata dei nostri occhi. Il prossimo 14 luglio la sonda New Horizons trasmetterà le immagini di Plutone riprese da una distanza di 10.000 chilometri, che in termini cosmici rappresentano un’ inezia.

Un obiettivo straordinario che però non è l’ unico della missione. Dopo il rendez-vous con il pianeta nano, New Horizons, la cui struttura ricorda quella di un pianoforte, proseguirà il suo viaggio verso una regione ancora più remota, la fascia di Kuiper, dal nome dell’ astronomo olandese che negli anni ’50 del secolo scorso ne predisse l’ esistenza, una sorta di colossale nuvola a forma di ciambella che circonda tutto il sistema solare e nella quale si troverebbero milioni di planetesimi, resti della nebulosa primordiale.

Plutone, benché declassato nel 2006, continua a suscitare grande interesse fra gli astronomi. Soprattutto da quando si è scoperto che è a capo di una famiglia piuttosto numerosa. Oltre al già noto Caronte, gli orbitano intorno altre quattro piccole lune, dai nomi piuttosto tenebrosi Nix, Hydra, Cerbero e Styx. Sono proprio le orbite di questi piccoli corpi celesti a mostrare caratteristiche sorprendenti. Soggetti al campo gravitazionale, dinamicamente instabile, generato da Plutone e Caronte, i quattro satelliti hanno un moto caotico e apparentemente imprevedibile, amplificato dalla loro forma ovale invece che sferica.

Ma da quelle parti  sembra che i capricci orbitali non siano una peculiarità unica della prole plutoniana. Un team di ricercatori anglo spagnoli, in un recente studio, ha ipotizzato l’ esistenza, nello spazio oltre  Nettuno, di alcuni corpi celesti di massa comparabile a un pianeta, in grado di influenzare le orbite di altri oggetti spaziali. Non molti per la verità, al momento ne sono stati individuati una dozzina, a una distanza variabile fra i 20 e gli 80 miliardi di chilometri, che gli astronomi hanno classificato come ETNO (Extreme Trans Neptunian Object).

Secondo uno degli autori della ricerca,  “Questi oggetti che possiedono parametri orbitali inattesi ci fanno credere che alcune forze invisibili stanno modificando le traiettorie degli ETNO e riteniamo che la spiegazione più plausibile sia dovuta all’esistenza altri pianeti sconosciuti oltre l’orbita di Plutone. Non sappiamo con certezza il loro numero, poiché i dati che abbiamo utilizzato sono limitati, ma i nostri calcoli suggeriscono che devono esserci almeno due pianeti, forse più, verso i confini del nostro Sistema solare”.

Si tratta naturalmente di un’ ipotesi, gli stessi ricercatori hanno precisato che il numero degli oggetti analizzati è ancora troppo esiguo per poter trarre conclusioni definitive.

Nell’ attesa che New Horizons dia qualche risposta in merito, prepariamoci ad ammirare le immagini che sta per mandarci di Plutone. Chi fosse interessato a seguire in diretta la missione, può farlo su: https://www.nasa.gov/newhorizons/on-plutos-doorstep-new-horizons-spacecraft-awakens-for-encounter/

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