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Scritto da nel Numero 134 - 1 Novembre 2016, Viaggi | 0 commenti

Lettere dal Giappone – Kyoto

Lettere dal Giappone – Kyoto

Il melodioso scalpitio dei geta ci accoglie ed accompagna tra le vie del quartiere di Gion, a Kyoto. Il susseguirsi di pittoreschi viottoli costellate di piccoli templi ed avventori in kimono ci trasporta in una dimensione simile a quella del parco a tema. Pare sia un’usanza molto diffusa quella di noleggiare abiti tradizionali per poi aggirarsi nella città scattandosi selfie o foto in posa. Pensavo che nulla potesse battere le russe nella passione per l’auto ritratto, finché non sono arrivata qui, dove regalando ogni passo scorci incredibili, è inevitabile cadere nella tentazione di immortalarsi sorridenti con le dita aperte nel nostro segno della vittoria, in Giappone l’equivalente del sorriso.

Molte persone dicono che la città delle maiko e delle geiko, perché qui non si chiamano geishe, sia il “Giappone vero”, ma io credo sia invece un buon punto dove di esso se ne fondono la modernità e la poesia. E dove avere un buon assaggio dell’incredibile varietà di personaggi che costella il folklore locale.
Disseminate in diversi anfratti, trovano spazio innumerevoli statuine di divinità o di personaggi storici, che promettono fortuna in cambio di una strofinatina. I miei preferiti sono Hideyoshi e Nene, una coppia sopravvissuta alla terribile epoca Sengoku, periodo di vasta crisi politica in Giappone durato più di un secolo. La didascalia dice che lo sfregarli sia propiziatorio per un’unione duratura e gioiosa. Peccato poi scoprire che, in effetti, la fedele compagna di uno degli unificatori del Giappone, fosse in realtà solo una delle mogli, seppur la favorita. Il che solleva perplessità su quale sia il vero segreto di un matrimonio felice.
Una delle tante esperienze sorprendenti vissute qui è quella dei templi. Abituati ad una religione austera e seriosa e ad imponenti chiese monolitiche e silenziose, entrando nei complessi dei santuari buddisti e scintoisti si viene accolti da colori, risate e, perché no, un bel po’ di irriverenza. Tra numerose tavolette votive, porta fortuna e barilotti di legno da cui estrarre bastoncini che ti prediranno il futuro, si muove una folla festante pronta a suonare ogni campana, a gettare le monete davanti ad ogni altare e a battere le mani due volte, subito dopo aver chinato il capo ed essersi raccolta in muta e breve preghiera. Ogni ingresso vede una fonte dove detergersi le mani prima di chiedere la benevolenza degli dei e di quando in quando, si incontrano cascatelle dalle quali bere per assicurarsi longevità e buona salute. Nel Kiyomizu-dera ci sono anche due pietre disposte l’una di fronte all’altra. Se si riesce a coprire la distanza che le separa da soli e ad occhi chiusi, allora si troverà il vero amore. Ma se si viene guidati nel percorso, allora si avrà bisogno di un aiuto anche negli affetti.
Inutile dire che ho mancato l’arrivo, mentre mio marito l’ha preso in pieno.
Cara Nene, stai cercando di dirmi qualcosa?

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