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Scritto da nel Numero 138 - 1 Marzo 2017, Politica | 0 commenti

Casa nostra casa vostra

Casa nostra casa vostra

 

“Casa nostra casa vostra” questo il nome del Manifesto (sottoscritto da oltre 70000 persone) che ha accompagnato un nutrito gruppo di persone alla pacifica manifestazione svoltasi a Barcelona lo scorso 18 febbraio.  Slogan portante dell’evento “volem acollir” ovvero “vogliamo accogliere”.  Hanno sfilato per le vie del centro del capoluogo rappresentanti della società civile, organizzazioni attive nella cultura e nel sociale come ad esempio Stop Mare Mortum, Proactiva Open Arms o Sos Racisme, comitati di quartiere, sindacati, giornalisti, architetti, avvocati, lavoratori e studenti insieme ad Ada Colau, sindaco di Barcelona dal maggio 2015. Giusto una settimana prima era stato organizzato un concerto a favore dei rifugiati, svoltosi al Palau Sant Jordi, che aveva visto la presenza di 15.000 persone  e  fra gli altri ha visto l’intervento di storici cantautori locali come Lluís Llach e Joan Manel Serrat.

In tutto erano 300.000 le persone che in una giornata caratterizzata da un clima mite e cielo variabile, sono partiti dalla centralissima Piazza Urquinaona per arrivare sino al mare transitando per la via Layetana in un corteo colorato e partecipato oltre le previsioni della vigilia. Una volta arrivati a ridosso della spiaggia il gruppo teatrale “La Fura dels Baus” si è esibito in una simulazione con dei giubbotti di salvataggio. Molte bandiere indipendentiste si mescolavano in un corteo dove per un pomeriggio indipendentisti e non hanno sfilato insieme per un obiettivo comune.

Gli organizzatori denunciano che il governo spagnolo dopo aver preso l’impegno di accogliere oltre 10000 rifugiati ne ha accolti appena un migliaio, in pratica un 10%. Nella stessa Catalogna è attualmente occupato solo 1/3 dei 1.250 posti adibiti all’accoglienza per i rifugiati .

Leggendo attentamente il manifesto si desume che l’obiettivo della piattaforma, nata lo scorso 9 maggio, è quello di accogliere persone che fuggono da  situazioni invivibili per effetto di conflitti, persecuzioni politiche, razziali e religiose, devastazioni ambientalie crisi economiche.

 

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