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Scritto da nel Arte e Spettacolo, Numero 147 - 1 Gennaio 2018 | 0 commenti

Rivoluzione, innovazione e involuzione

Rivoluzione, innovazione e involuzione

L’arte è immortale, cattura l’attimo e trasfigurandone l’essenza fisica e metafisica la rende disponibile all’osservatore di oggi, di domani e dei decenni a venire. Nel centenario dell’URSS il MAMBO accompagna il visitatore alla mostra bolognese proveniente dal Museo di Stato di San Pietroburgo: viaggiamo nella Russia del periodo avanguardista che spazia nei primi tre decenni del secolo scorso, dal fallimento della rivoluzione del 1905 alla normalizzazione staliniana del 1932 attraverso un’esplosione d’arte e di contaminazione di una Russia a tutti gli effetti europea, attraversata dalle correnti provenienti dal Continente ed originale protagonista dell’innovazione artistica.

Il percorso comincia spumeggiante, con la brezza marina che dall’Europa porta in Russia la voglia di libertà per una nuova gioventù pronta a svecchiare le strutture zariste, sia negli svaghi che nella scena politica, la dirompente voglia di cambiamento repressa da una polizia raffigurata da mani e occhi non diversi da quella che in Europa vedremo nel ‘68.

Troviamo in mostra tendenze contrastanti: sia la figura di donna che si comincia a vedere nuda e libera, sia il primitivismo delle immagini popolari che mostra un crudo e indifferente scetticismo verso innovazione e Rivoluzione. Il progresso comincia a correre con il movimento della bicicletta, per poi evolvere attraverso la Vittoria sul Sole e il superamento dell’oggettività del reale. La contraddittorietà dei fermenti di questo ricco periodo di innovazione passa dal lirismo di Chagall al suprematismo di Malevic e si affaccia sulla guerra germanica, dove le immagini si confondono in tenebrosi collage e dispiegano la realtà campestre del campo di battaglia.

La mostra avanza e dopo la guerra il fermento artistico suprematista, dove la realtà scompare di fronte all’osservatore, recede al cospetto del realismo sovietico che completa la visita con il ritratto di Stalin, dove i tratti dolci di un dittatore dal volto umano verranno colpiti dalla censura: il dittatore non può essere normale, nella dittatura si trasfigurano valori eterni, l’oggettività del reale coincide col punto di vista del regime, la fine della mostra e dell’avanguardia russa.

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