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Scritto da nel Arte e Spettacolo, Numero 147 - 1 Gennaio 2018 | 0 commenti

Scorci di presente visti da un secolo fa

Scorci di presente visti da un secolo fa

Quel miscuglio di realtà e fantasia, da quella prima notte buia e tempestosa, fa parte del patrimonio della nostra Rivista di libero pensiero. E’ proprio da un distillato di pensiero libero che circa un secolo fa nacque l’arte esposta a Palazzo Albergati fino al prossimo 11 febbraio, sotto forma di oggetti, dipinti, disegni, stanze, statue che trovano alloggio nei due piani di mostra.

Lungo il percorso incontriamo cinque sezioni che accompagnano il visitatore lungo una varia carrellata delle opere che dall’Israel Museum di Gerusalemme sono giunte fino al capoluogo felsineo. Le parole d’ordine del movimento che rimangono impresse sono la libertà dai vincoli delle regole del reale e della tradizione artistica, la modernità come liberazione dalla tradizione prende forma con con l’utilizzo delle nuove tecniche cinematografiche e dei primi fotomontaggi, il subconscio come vettore della personalità che utilizza il punto di vista come pietra edificatrice del mondo. Si viaggia dentro i percorsi tracciati da Freud e realizzati da artisti come Breton, Duchamp, Dali, Mirò, Picasso, Magritte, De Chirico.

Le tecniche artistiche utilizzate sono diverse e consentono esperienze originali all’osservatore. L’attrazione più notevole è la riproduzione della stanza di Mae West, opera che Salvador Dalì dedicò alla pionieristica sex symbol made in USA. Sulle sue labbra a forma di divano ci si può accomodare per una quarantina secondi, specchiandosi affacciati sui suoi occhi e facendosi i selfie col proprio smartphone, ciliegina sulla torta di un’arte in grado di riscoprirsi così attuale a distanza di un secolo e così adatta agli strumenti tecnologici d’oggi.

Si passeggia tra le opere, quadri e installazioni, che mostrano il corpo della donna deformato dalla libidine sessuale del maschio, tra i colori e le forme dei quadri di Mirò e Picasso, i paesaggi stilizzati e onirici, la Gioconda coi baffi, i collage irriverenti e gli oggetti banali trasformati in forme d’arte dalla sfrontatezza degli artisti.

Il dadaismo decostruttivo, il manifesto del surrealismo politico del Breton anarchico ed il Salvador Dalì amico del franchismo, il senso irriverente di un progresso vorticoso guidato dal subconscio durante gli anni tra due guerre mondiali che cambiarono il mondo e lo resero com’è tuttora, imbevuto di un non-sense che affonda le radici nei secoli scorsi e di cui quest’arte ci consente d’intravedere l’attualità tra uno scorcio e un quadro, un fallo e una tetta, un fotogramma e un barlume di colore.

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