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Scritto da nel Economia e Mercati, Numero 148 - 1 Febbraio 2018 | 0 commenti

Web Tax: si poteva fare meglio

Web Tax: si poteva fare meglio

Una delle novità più rilevanti della discussa Legge di Bilancio 2018 è stata l’introduzione di un’ imposta ad hoc sulle transazioni digitali: ovvero la Web Tax. Tale norma si applicherà a partire dal 1° gennaio 2019 a tutte le imprese che erogano servizi digitali, siano esse residenti o meno nel Belpease. L’imposta prevede un’aliquota pari al 3%, anche se a dire il vero inizialmente si ipotizzava al 6%, su ogni singola transazione online a condizione che l’impresa abbia effettuato un numero complessivo di operazioni  superiore alle 3.000 unità. Alla fine dopo lunghe discussioni è stata esclusa l’attività di e-commerce. La citata tassa dunque colpirà chi vende servizi online pensiamo ad esempio a Google o a Facebook ma non il primo sito di e-commerce presente in Italia ovvero Amazon. Allo stato attuale delle cose l’imposta sarà trattenuta all’atto del pagamento da chi riceve il servizio (ossia il committente), con obbligo di rivalsa sui relativi prestatori. Ad aprire le danze nell’aprile del 2015 è stata la Gran Bretagna introducendo la “diverted profit tax” riservata non soltanto al mondo del web ma a tutte le società con sede all’estero e stabile organizzazione “occulta” nella terra d’Albione.

Durante il 2016 è stata la volta dell’India che ha introdotto la “equalization levy” riservata alle impresse operanti nel settore tecnologico prevedendo un’ imposta pari al 6%. Mentre durante l’Ecofin di Tallin dello scorso settembre è stata ribadita la necessità di trovare nuove soluzioni contro la presunta evasione delle multinazionali del settore digitale agendo singolarmente paese per paese. Il problema rispetto a queste ultime è rappresentato proprio dalla loro tipologia di business definito “immateriale” ergo difficile da inquadrare a livello territoriale, per queste aziende infatti è assai facile eludere il fisco, stabilendo le proprie sedi in stati ove i redditi sono meno tassati come ad esempio l’ Irlanda, i Paesi Bassi o il Lussemburgo .

A quanto pare quindi anche l’Italia farà la sua parte anche se in tutta franchezza ci si aspettava qualcosina in più: passare dal 6% come prevedeva l’iniziale disegno di legge al 3% pare un grosso regalo ai giganti del settore. Inoltre l’esclusione dell’e-commerce sembra un vero e proprio omaggio ad Amazon (che fra le altre cose nel 2017 ha aumentato il fatturato del 34%) se mai c’è ne fosse stato il bisogno. Appuntamento al 1°gennaio 2019. Ovviamente salvo ulteriori novità…

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