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Scritto da nel Numero 16 - 1 Maggio 2007, Tempo e spazio liberi | 0 commenti

Lady M

Alta si ergeva in cima ad ogni dove, in mezzo alle città dove più forte batteva la più varia umanità, ma anche in collina, anche nelle periferie, lungo le strade. Qualcuno giurava di averla vista anche sulla cima delle vette incontaminate e financo in mezzo ai mari, ma di questo il signor Q non era affatto sicuro.

Certo adesso, in quel bosco dietro casa, le si era proprio fermato accanto. Era all’inizio della sua storia, il nostro caro signor Q, ed era anche un po’ stanco.

Avevamo lasciato il piccolo O cuocere nel suo brodo, nel pentolone in fondo all’arcobaleno, ed ecco che lo ritroviamo con una gambetta in più ed una storia davanti. Con un’identità nuova ancora tutta da costruire.

Ci hanno insegnato fin da piccoli che il tempo scorre in maniera lineare e nessuno lo ha mai messo in dubbio, a meno di non essersi sentito chiamare pazzo, in maniera tanto convincente da aver abbandonato quella fantasia nel dimenticatoio dell’infanzia, nella soffitta dei pensieri inutili. Ma il signor Q non aveva fretta di dimenticare la sua O, la sua Origine.

Sereno, ma non del tutto, si era accampato sul fianco di Lady M. Una signora dalle forme arrotondate, con due colline morbide e dolci come corpo, con le forme simmetriche e a precipizio l’una verso l’altra, così avvolgenti da sembrare volerci portare lo sguardo in cielo per poi lasciarlo cadere con un brivido ed infine raccoglierlo nel grembo, nel bel mezzo dell’incrocio delle due affusolate montagnole. Un po’ di piacere di carne, dopo quell’orgia nel bosco dietro casa, era quello che serviva per ricominciare. Qualche morso gustoso e saporito, qualche sfizio nuovo ed un po’ di quiete.

In quel luogo fuori dal tempo, di morbide forme e parallele convergenze, il signor Q stava ascoltando di soppiatto i discorsi del tavolo vicino. Non era solo, nel bosco dietro casa, a ristorarsi. Fu proprio ascoltando tutti i discorsi di quella strampalata varietà di suoni che aveva intorno che riconobbe nelle voci quel piglio sicuro che sentiva quando gli dicevano di smetterla, con le streghe e i sette mari. Quelle voci che affermavano di aver incontrato Lady M anche in mezzo al mare e in cima alle montagne gli fecero sorgere il dubbio che quel pensiero balordo del tempo circolare, o sferico, o a spire, non fosse davvero sbagliato. Era così sicuro che in quei luoghi la M non potesse arrivare, perlomeno non così, che voleva andarli a vedere con i suoi occhi, apostrofarli con la sua gambetta, per poi tornare a sedersi lì ed essere lui, lui in persona, a raccontare la Verità. Sarebbe finita così, con un laconico sorriso di Lady M che ringraziava il signor Q per aver tenuto per sé quel piccolo segreto, quella semplice verità che diceva che la Regina è nuda.

Il signor Q non aveva fretta di arrivare alla fine.
Aveva capito chi voleva essere. Ancora non lo aveva né mostrato né dimostrato a nessuno, ma non avrebbe mai tradito la fiducia delle streghe del boschetto dietro casa.
In effetti finora chi gli avrebbe creduto? Forse appena quell’albero che da solo cade nella foresta.

Il signor Q quando c’era dormiva, ma adesso che non c’era più lo sentiva forte e chiaro.
Era già di spalle che partiva, mentre Lady M dall’alto della sua morbidezza gli accarezzava la schiena con una profumata brezza di vento.

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