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Scritto da nel Internazionale, Numero 103 - 1 Ottobre 2013 | 0 commenti

Crisi Siriana: l’eterno scontro tra sciiti e sunniti

Crisi Siriana: l’eterno scontro tra sciiti e sunniti

Gli ispettori Onu lasciano Damasco dopo le indagini su una serie di siti dove sarebbero stati perpetrati degli attacchi chimici.

E’ l’ultima puntata della guerra civile siriana scoppiata ormai da circa due anni e mezzo e a cui la diplomazia non riesce a compiere passi in avanti, considerata la delicatezza del “caso siriano” dove si contrappongono Russia e Stati Uniti, Iran e Israele.

Il conflitto siriano appare un enorme rebus a cui sembra difficile trovare una soluzione su cui anche il Papa è intervenuto appellandosi alla diplomazia.

Una guerra che ha corso il rischio di trasformarsi in un conflitto mondiale è invece mutata  in una guerra “regionale” nell’eterno scontro tra sciiti e sunniti.

La guerra siriana ha poco di ideologico, due gruppi contrapposti si scontrano per la conquista del potere.

Il presidente siriano Bashar al Assad, fa parte della setta religiosa degli alawiti, sciita, è sostenuto da Iran e da Hezbollah, entrambi sciiti mentre i ribelli siriani, sunniti, sono sostenuti dai paesi del Golfo, tranne l’Iraq, che ha un regime sciita.

Lo scontro tra shiiti e sunniti ha prodotto una lista di crimini senza fine, secondo le Nazioni Unite il bilancio è di oltre centomila vittime, di cui circa la metà civili, inclusi i combattenti armati di entrambe le parti, tra cui circa duemila manifestanti dell’opposizione.

Crimini di cui si è sporcato ovviamente anche Assad, shiita, di fede alawita, che dal duemila governa un paese in larga maggioranza sunnita.

Assad leader del partito di Baath ha ribadito che non è disposto a trattare con le opposizioni che definisce “terroristi”. Il presidente del regime attacca anche L’Europa, che accusa di parlare di aiuti senza però levare l’embargo alla Siria. “Impossibile – dice Assad – che siano state usate armi chimiche senza il mio permesso”.

Secondo fonti dell’intelligence tedesca unità dell’esercito avrebbero agito senza coinvolgere direttamente Assad che ribadisce: “è una procedura molto complicata e nessuna unità dell’esercito siriano dispone di armi chimiche, ci sono delle unità speciali che le gestiscono”. Nel 2014 teoricamente Assad terminerà il suo mandato, ma non sembra voglia abbandonare la guida della Siria “Se abbandonare il mio incarico migliorasse la situazione me ne andrei, ma devo restare al mio posto”. Il primo rapporto presentato alle Nazioni Unite sull’utilizzo dei gas negli attacchi alla periferia di Damasco non hanno evidenziato chiare responsabilità né per una né per l’altra parte.

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