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Scritto da nel Internazionale, Numero 116 - 1 Febbraio 2015 | 0 commenti

Hanno ammazzato Charlie, Charlie è vivo

Hanno ammazzato Charlie, Charlie è vivo

Charlie Hebdo vive ancora, nelle edicole dove il primo numero successivo all’attacco islamista è andato a ruba e soprattutto in virtù della gloria eterna che spetta ai martiri: la redazione di Charlie Hebdo ha preferito sfidare il martirio, ha vissuto a testa alta i suoi ideali ed è caduta sotto i colpi di chi non tollera il diritto alla blasfemia (http://www.larengodelviaggiatore.info/2012/09/viva-la-blasfemia/). Li immaginiamo col sorriso sulle labbra mentre di fronte agli invasati assassini armati di kalashnikov un’espressione di stupore stampava per sempre nella loro mente l’ultima vignetta, quelle che staranno ora sottoponendo all’Onnipotente che finalmente si divertirà un po’ nel suo altrimenti noioso aldilà e che i loro amici e colleghi, fratelli e compagni di avventura cercano di riportare sulla carta stampata.

Nel lungo periodo, il sacrificio dei valorosi e impavidi vignettisti starà a chiarire che le opinioni si ascoltano anche quando non siamo d’accordo, che il diritto a esprimersi in ogni maniera e in ogni luogo è parte integrante della nostra identità dove per essere dei nostri è sufficiente sentirsi e operare come tali. Nostre sono le istituzioni laiche nipoti dell’illuminismo e figlie delle guerre contro i totalitarismi che oggi governano il mondo occidentale e attorno ad esse si è stretta la marcia di Parigi, nostre sono le mani tese verso i fratelli musulmani che vogliono vivere la propria fede e che come ha detto il generale egiziano Al Sisi si vergognano di essere confusi con questi soggetti pericolosi e illiberali, nostra è la battaglia per la libertà e il progresso. Se condividiamo questo, siamo tutti Charlie.

Ma è nel breve periodo che l’ironia dei ragazzi di Charlie si dispiega tra le righe del nostro dibattito politico nella maniera più esilarante e ci mostra come la conduzione coerente e a testa alta della propria missione di vita possa continuare anche nella morte. Le reazioni della destra europea sono state esilaranti:

-          bloccare gli sbarchi, per fermare eventi che potrebbero togliere audience mediatica alle gesta dei terroristi autoctoni muniti di regolare passaporto

-          sospendere Schengen, affinché ciascuno possa fare attentati al suo Paese

-          pena di morte per i kamikaze

Credo sia davvero questo il capolavoro, la vignetta che disegnerei se solo sapessi farlo. Voglio ricordare quel manipolo di compagni come persone che la loro vita se la sono cercata davvero e fino in fondo, disegno dopo disegno, matita dopo matita, e i cui tratti di cristallina e umana impurezza non possono che risaltare di fronte alla violenta reazionaria e vigliacca frustrazione di chi non sapendo condurre la propria vita qui e oggi nasconde il proprio volto dietro la presunta purezza di una vita di qualcun’altro campato secoli prima.

Le reazioni di sdegno che stanno contraddistinguendo manifestazioni popolari in giro per il pianeta e che si tramutano in atti di violenza per la presunta derisione del proprio credo religioso non sono da sottovalutare. Il sentimento religioso è potente e l’arrogante presunzione di verità un avversario potenzialmente pericoloso. Occorre distinguere il diritto positivo di esprimere se stessi rispetto al diritto negativo di non fare esprimere gli altri: è da bambini che si ricevono le regole che informeranno la nostra esistenza ed è ben diverso educare alla tolleranza e all’uomo libero rispetto ad educare alla venerazione di un Dio. Una civiltà edificata sull’uno o l’altro di questi assiomi porta a esiti radicalmente diversi: irriverente e varia l’una, irreggimentata e prona l’altra. Dal punto di vista teorico non si possono non notare gli estremi dello scontro di civiltà, ma dal punto di vista storico non si può però non ammettere che l’evidenza insegna che gli scontri col tempo portano alla reciproca contaminazione, è valso tra Cesare e Cristo, tra l’Europa e la sua Chiesa e varrà anche tra l’Islam e la modernità: sotto il punto di vista politico che oggi sosteniamo e di cui andiamo fieri, proprio adesso che maggiore è la fatica di continuare, il nostro augurio di tutto cuore è che anche allora si possa andare in edicola a stringere tra le mani un Charlie vivo che lotta insieme a noi.

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