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Scritto da nel Bologna, Numero 103 - 1 Ottobre 2013 | 0 commenti

Mostra Giordani e Museo del Patrimonio Industriale

Mostra Giordani e Museo del Patrimonio Industriale

La mostra sulla produzione della fabbrica di giocattoli della Giordani è stata l’occasione per rivedere il Museo del Patrimonio industriale (compreso quello alimentare) di Bologna, sito nei locali della ex Fornace Gallotti, in via della Beverara lungo il Canale Navile, l’edificio ospita anche gli attrezzati laboratori per gli studenti di Biotecnologie, ai quali in verità, io mi limito a insegnare un po’ di Geometria e Algebra, e la sede della Fondazione Marino Golinelli, dal 1988  punto di riferimento a livello nazionale nel campo della promozione della cultura scientifica con lo scopo di avvicinare i cittadini – e in particolare le giovani generazioni – alla scienza, all’arte e alla cultura.

Un suggestivo progetto prevedeva un collegamento con la Stazione ferroviaria tramite barconi, lungo il canale riportato al suo stato originario di navigabile, ma purtroppo è rimasto lettera morta.

Per cinque generazioni, dal 1875 al 1984, la famiglia Giordani ha dato vita,ad una ditta che, dall’originaria lavorazione del ferro, si è specializzata nella produzione di giocattoli sportivi e carrozzine. Gli anni compresi tra la stampa del primo catalogo, nel 1915, ed il trasferimento dell’Azienda da Bologna al nuovo stabilimento di Casalecchio di Reno, nel 1961, dove regnerà la produzione in plastica, hanno rappresentato l’epoca pionieristica del giocattolo, costruito all’inizio in ferro e legno e poi in lamiera stampata, durante la quale il marchio Giordani si è accreditato dapprima in Italia, quindi in ambito internazionale.

L’esposizione (aperta fino a febbraio prossimo) comprende 37 giocattoli tra i più rappresentativi della produzione Giordani, alcuni dei quali rari o particolari, costruiti in ferro, legno e lamiera stampata: tricicli, biciclette con e senza ruotine, ciclo side-car, automobili a pedali, automobile elettrica, reattore, autoareoplano, ciclopattino, carrettino, carrozzine per bambino e per bambola.

Non nascondo un po’ di delusione perché non ho trovato le automobiline in legno che mio papà la domenica mi noleggiava ai giardini pubblici a Savona: evidentemente troppo proletarie per questo prestigioso marchio.

Ho quindi esteso la visita al Museo, decisamente ingrandito rispetto a quando lo vidi appena inaugurato.

Più di 1000 pezzi di natura e provenienza composita: macchine, plastici, modelli, apparecchi e strumentazione scientifica, exhibit interattivi. Gli oggetti sono stati schedati e sono reperibili in una banca dati nel sito dell’Istituto dei beni Culturali dell’Emilia-Romagna.

Le Collezioni storiche fanno parte del patrimonio degli Istituti Aldini-Valeriani e sono costituite da
strumenti di misura, modelli di macchine, prototipi, materiale grafico e fotografico.

Molto interessante il materiale industriale esposto: macchinari, prototipi, modelli, donati dalle imprese locali ai fini di una loro valorizzazione nell’ambito dei percorsi espositivi inizialmente concentrati sulla storia dell’eccellenza e dell’innovazione del distretto meccanico ed elettromeccanico bolognese, poi ampliatisi a ricomprendere anche altri settori di eccellenza quali il biomedicale e la motoristica, senza dimenticare l’industria alimentare.

A guidarci nel viaggio attraverso il patrimonio industriale sono i prodotti che hanno reso famosa Bologna nel mondo da quelli alimentari come la mortadella (prodotto nato per i signori e successivamente diventato popolare, come illustra un interessante pannello) e la cioccolata Majani, al velo di seta, alla motoristica fino ai recenti codici a barre e misuratori al micron.

Non è quindi un caso che a Bologna abbia sede il Sana!

Non posso nascondere al termine della visita una certa amarezza: la mia città di adozione che un tempo era leader nel mondo con particolari produzioni innovative, ora vede il suo patrimonio industriale trasformato in poco eccellenti Centri commerciali…ovviamente, nella migliore delle ipotesi, privi di una risonanza extracittadina e nella peggiore in uno stato di profonda crisi come lo spazio dove erano le Officine Minganti!

Se questa lettura  ha ispirato un approfondimento, tutte le informazioni si trovano:

http://www.comune.bologna.it/patrimonio-industriale/

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