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Scritto da nel Numero 107 - 1 Marzo 2014, Politica | 0 commenti

Il cinghiale sottosegretario e la censura alla vecchia maniera

Il cinghiale sottosegretario e la censura alla vecchia maniera

Mercoledì 19 febbraio “L’ora della Calabria”, uno dei tre principali quotidiani regionali calabresi (gli altri due sono “Il quotidiano della Calabria” e “La gazzetta del sud”), misteriosamente non è andato in edicola. Il perché lo spiega il suo direttore, Luciano Regolo, nell’editoriale il giorno seguente.

Si tratta di una brutta storia di censura, che coinvolge in maniera indiretta Tonino Gentile (e suo figlio Andrea), senatore del Nuovo Centro Destra che Renzi, nonostante la bufera mediatica che in queste settimane ha investito (e sta investendo) il parlamentare cosentino, ha confermato nel ruolo di Sottosegretario ai trasporti, che gli era già stato affidato da Enrico Letta.

Di seguito, si riportano ampi stralci dell’editoriale di Regolo in cui spiega quanto è avvenuto fra il 18 e il 19 febbraio scorsi in quel di Cosenza.

«Lettrici e lettori carissimi, se non ci avete trovato in edicola ieri è perché nella notte tra il 18 e il 19 febbraio si è consumato un fatto gravissimo per la libertà di stampa, la violazione delle più elementari regole della democrazia e del vivere civile.

Ultimata la lavorazione del giornale, a tarda ora, l’Editore mi ha chiesto se non fosse possibile ritirare dalla pubblicazione l’articolo relativo all’indagine in corso sul figlio del senatore Tonino Gentile, Andrea, al quale sono contestati i reati di abuso d’ufficio, falso ideologico e associazione a delinquere nell’ambito del caso Asp. In particolare Alfredo Citrigno (l’editore, n.d.r.) mi faceva notare che nessun sito degli altri quotidiani calabresi (l’unico coraggioso in effetti è stato quello del settimanale “Il Corriere della Calabria”) dava questa informazione e mi chiedeva se ci fosse la documentazione certa, altrimenti di soprassedere.

Io non soltanto ho confermato che l’articolo era ampiamente documentato e corredato delle opportune verifiche, ma difendendo il diritto di cronaca, ho minacciato le mie dimissioni qualora fossimo stati costretti, io e l’Editore, a modificare il giornale, vanificando il mio lavoro e quello dei miei colleghi […]

Mentre discutevamo di questo nella sua auto, in viva voce, essendo lui al volante ed essendoci tra noi un rapporto di assoluta stima, confidenza e fiducia reciproca, l’Editore, che nel frattempo mi stava dando un passaggio a casa, ha ricevuto la telefonata del nostro stampatore Umberto De Rose, il quale, ponendosi come «mediatore» della famiglia Gentile, faceva ulteriori pressioni per convincerlo a non pubblicare la notizia, ricordandogli che «il cinghiale, quando viene ferito, ammazza tutti». E che Tonino Gentile sarebbe potuto diventare «sottosegretario alla giustizia, quindi se vede che solo tu pubblichi questa notizia poi qualche danno te lo fa».

[…]De Rose, dopo avere chiamato insistentemente la redazione, soltanto alle due di notte ha fatto sapere che il giornale non poteva andare in stampa per un guasto alle rotative.

[…]Ciò che invece mi sembra chiaro e incontrovertibile è il fatto che la mancata messa in stampa dell’Ora sia stata un’azione intollerabile e ingiusta, un danno sia per la redazione sia per l’Editore, e aspetto serenamente che la Procura di Cosenza mi convochi per produrre la documentazione in mio possesso riguardo alle pressioni che Gentile, per interposta persona, ha effettuato per evitare che fosse divulgata l’indagine sul conto di suo figlio. Un senatore della repubblica dovrebbe difendere la libertà di stampa. O sbaglio?».

Il senatore Gentile su “Il quotidiano della Calabria” ha negato il suo coinvolgimento in codesto affaire, ma il testo delle telefonate di quella concitata notte, pubblicate da “L’ora della Calabria”, lascia pochi margini d’interpretazione. Tuttavia, sarà la magistratura a fare definitiva chiarezza sulla faccenda.

Questa vicenda ha scatenato una reazione a catena fra i media calabresi e non solo, anche fra quelli che quel fatidico 19 febbraio non hanno riportato la notizia su Andrea Gentile indagato, come succitato, per gravi reati nell’ambito di un’inchiesta che sta travolgendo l’Azienda Sanitaria Provinciale di Cosenza, dopo la relazione della Commissione d’accesso che ha operato presso l’Asp cosentina fra il 2012 e il 2013 (vedi articolo d Giovanni Tizian sul n°9/2014 de “L’Epsresso”).

Quanto accaduto dimostra l’importanza che hanno ancora, per la libera informazione, i cari vecchi quotidiani cartacei, sebbene le news online viaggino a velocità supersonica. Rischiando però di fuorviare gli utenti. D’altronde, ciò rende evidente quanto la libertà d’informazione non sia per nulla al sicuro né consolidata in Italia, dove anche le più importanti testate nazionali rischiano di essere condizionate dalle rispettive proprietà.

Certo, il sottoscritto, quando si è palesato questo strano caso del giornale non stampato, ha pensato subito di rendere partecipe della notizia il popolo dell’Arengo. Non poteva immaginare però che il politico coinvolto, nel frattempo, poteva essere nominato addirittura sottosegretario dal Presidente del Consiglio Renzi. Alla faccia del cambiamento.

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