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Scritto da nel Economia e Mercati, Numero 124 - 1 Novembre 2015 | 0 commenti

Cala la disoccupazione ma crescono gli inattivi

Cala la disoccupazione ma crescono gli inattivi

“E’ la volta buona, l’Italia riparte” così il premier Matteo Renzi difendendo il Jobs Act commenta via Twitter gli ultimi dati Istat in materia di lavoro. L’Istituto di Statistica ha recentemente comunicato che a settembre il tasso di disoccupazione è sceso all’11,8% (0,1% rispetto allo scorso agosto) mentre quella giovanile si ferma al 40,5% (in calo di 0,2% rispetto al mese precedente) con relativo aumento dei contratti stabili. I disoccupati scendono così di 35 mila unità ma restano in tutto più di 3 milioni nella Penisola.

Nel complesso in questi ultimi 12 mesi un leggero miglioramento sul fronte occupazionale c’è stato. Il tasso di disoccupazione all’11,8% a fine settembre rappresenta il livello più basso dal gennaio 2013 ad oggi. Il dato questa volta sorride in particolar modo alla componente femminile rispetto a quella maschile.

Anche in Europa i dati sono positivi. Nel Vecchio Continente infatti, la disoccupazione a fine settembre è scesa complessivamente al 10,8% record assoluto dal gennaio 2009.

Va male invece sul fronte degli inattivi, ovvero coloro che non fanno parte della forza lavoro in quanto non occupati né impegnati alla ricerca di occupazione. Dopo essere scesa costantemente nei mesi precedenti, la stima degli inattivi (in età compresa fra i 15 ed i 64 anni) nel mese di settembre è aumentata dello 0,4 punti percentuali ovvero 53 mila persone in più.  A farne le spese sono sia i lavoratori dipendenti che le partite iva quest’ultime in attesa di buone notizie dalla prossima legge di stabilità.

A conti fatti nell’ultima fase cala la disoccupazione a fronte di un aumento degli inattivi.  Dall’inizio del 2015 sia i contratti a termine che quelli a tempo indeterminato sono lievemente aumentati rispetto all’anno precedente. Il Ministro Padoan parla di crescita oltre le previsioni, sono sicuramente dati positivi ma nel complesso c’è poco da festeggiare. Infatti nonostante i generosi sgarvi fiscali concessi alle imprese intenzionate ad assumere (si arriva sino a 8 mila euro per l’anno 2015) lavoro  e Pil crescono ancora troppo poco.

 

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