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Scritto da nel Numero 111 – 1 Luglio 2014, Politica | 0 commenti

Il parlamento brancola nel buio

Il parlamento brancola nel buio

Gli italiani sono perlopiù spaccati fra beatificatori e detrattori di Matteo Renzi e del suo governo. Chi si astiene, chi cerca di capire se i singoli provvedimenti possano avere esiti positivi, spesso si ritrova ad appartenere a quel gruppo di persone che si collocano a sinistra del PD. Si tratta quindi di coloro che nell’ultimo anno hanno votato per SEL, che sta andando in frantumi proprio per il dibattito sul governo, e per la Lista Tsipras, il cui progetto nazionale è già in frantumi prima ancora di partire.

Il governo Renzi è forte di un’evidente affermazione alle elezioni europee; le promesse hanno sempre fatto facilmente breccia nel cuore degli italiani, che hanno ripagato la fuffa con tante X sulle schede. Successe nelle Politiche del 1994, nel 2001 e nel 2008 a Berlusconi. E le Europee hanno sempre concesso agli elettori di sognare un po’ di più: ricordo l’8,5% della Lista Bonino alla tornata del 1999, e naturalmente il sorpasso storico del PCI alla DC nel 1984 (33,3% a 32,9%). Stavolta gli italiani hanno sognato nelle parole di Matteo Renzi. Gli hanno dato fiducia.

Ma a fronte di una grande abilità nel comunicare bene quel che si è fatto – giusto o sbagliato che sia, tanto o poco, bene o male – c’è molto silenzio sulle grandi aspettative che si sono create. All’insediamento del suo governo, Renzi aveva fissato tre paletti sulle riforme: ad aprile la pubblica amministrazione, a maggio il fisco, a giugno la giustizia. Effettivamente sono stati fatti passi in avanti in tutti e tre i campi, rispettando le tempistiche quanto ad accordi di maggioranza sulle linee guida e convertendo successivamente in decreti legge (e qui ci starebbe un ragionamento sulle differenze fra potere legislativo ed esecutivo, ma ragioni di spazio impongono di rimandarlo). Il 20 marzo il ministro del Lavoro Giuliano Poletti ha presentato il suo decreto sulle assunzioni, il famoso Jobs Act: è troppo presto per verificarne funzionamento e validità, anche se l’impressione è che non si discosterà molto dai provvedimenti presi in precedenza, che hanno garantito tanta flessibilità in uscita e pochissima in entrata.

Su tante altre promesse dovrà impegnarsi questo governo. Il piano casa, la ristrutturazione degli edifici scolastici e i fondi per la tutela del territorio, la riduzione delle imposte e lo sblocco totale dei pagamenti, le riforme politiche (Senato, legge elettorale, province) sono impegni che ha annunciato Renzi e che riguardano più o meno tutti gli italiani. Il presidente del Consiglio ha giocato ad alzare l’asticella e ha puntato forte scommettendo tutta la sua carriera politica; non gli si può dar torto di averci messo la faccia. Vedremo alla prova dei fatti che cosa sarà riuscito a ottenere, e valuteremo liberamente ogni singola decisione presa e le sue ripercussioni sulle nostre vite e su quelle di chi abbiamo accanto.

 

***

 

Da un lato è antipatico vedere il PD a palazzo Chigi con la faccia del vecchio PdL, sia quando appaiono i membri del governo, sia quando scoppiettano i modi ammiccanti di Renzi (che prima furono di Berlusconi), sia quando la pubblicizzazione svergognata della forzatura politica viene sostituita alla ricerca del dialogo con la società civile, con il mondo della scienza e della cultura, con le parti sociali, e con coloro che non si trovano d’accordo. D’altro canto fa piacere pensare che si faccia davvero qualcosa. Solo un ricco o uno sprovveduto o un cretino possono pensare che 80 euro al mese non facciano comodo a tanti italiani. Con l’inizio della crisi le famiglie non andavano più in vacanza, con la coda della crisi si rischia che le famiglie non facciano più la spesa: e un simile contributo aiuta. È vero che non deve rimanere uno spot, ma non è un cattivo inizio. Soprattutto se si pensa a che razza di paese ci hanno consegnato ventidue anni di Seconda Repubblica: un paese scollato, iroso, violento, sporco nelle strade e negli animi di tante persone. Se mai un governo riuscirà a far salire il livello di fiducia dei cittadini, tanto da portarli a interessarsi di nuovo della cosa pubblica e a comportarsi di conseguenza, potremo dire che sarà riuscito nel più difficile intento: riavvicinarli alla responsabilità civica. Gettare la cartaccia per strada e commettere reati penalmente perseguibili sono apice e pedice della stessa riga: quella del disinteresse e dell’egoismo.

Quindi si resta a guardare. Ci si tengono stretti i dubbi, ci si riserva di valutare ogni provvedimento volta per volta e di decidere liberamente se paiono mosse giuste o sbagliate. Siamo liberi cittadini, possiamo. E possono anche i parlamentari, grazie all’assenza del vincolo di mandato. Che qualcuno vorrebbe inserire (gli ortotteri della politica) e che qualcuno velatamente applica: quando la maggioranza si scompatta il premier chiede il voto di fiducia con la spada di Damocle del “chi non vota si prende le sue responsabilità”; quante volte Renzi ha detto che un’azione di governo non si può rallentare o fermare per le singole opinioni di questo o quel deputato? Eppure, pensateci bene, dovrebbe essere proprio così. Ciascuno dovrebbe essere sempre libero di votare come crede, nel seggio e in parlamento. Oggi non va di moda dirlo. Ma la Costituzione dice proprio così.

La Costituzione, la luce dell’Italia. Che fine ha fatto? Ecco dov’è il problema. Questo governo è espressione di un parlamento che brancola nel buio. A mio parere, s’intende; se è concesso esprimerne uno che non sia pro o contro Renzi.

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