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Scritto da nel Numero 118 – 1 Aprile 2015, Scienza | 0 commenti

La scienza cupa

La scienza cupa

Per Einstein il passo dall’anonimato dell’ufficio brevetti di Berna alla fama internazionale con la teoria della relatività, non fu breve né privo di ostacoli.

La portata rivoluzionaria delle sue intuizioni generò diffidenze e scetticismo fra molti  rappresentanti della  comunità scientifica del tempo. Quello che probabilmente lo scienziato di origine tedesca non si sarebbe aspettato, furono i violenti attacchi che dovette subire da parte di alcuni autorevoli connazionali. 

Uno dei suoi più agguerriti avversari fu il fisico tedesco Philippe Lenard, scienziato di talento, vincitore del premio Nobel nel 1905 per i suoi studi sui raggi catodici. Ironia della sorte, all’inizio della carriera scientifica di Einstein i rapporti fra i due erano molto cordiali. “ Ho letto un magnifico articolo di Lenard “ scriveva l’ ideatore della relatività alla moglie nel 1901.

Col tempo Lenard, che era un fervente nazionalista, trascinò i suoi dubbi di natura scientifica sulla teoria della relatività, giudicata troppo astratta e priva di solide basi sperimentali, a degenerare su posizioni antisemite e apertamente filonaziste.

L’ avversione crescente verso il sionista Einstein lo condusse a tramare all’interno del comitato organizzatore del premio Nobel, nel quale era una figura autorevole, per non far avere il prestigioso riconoscimento all’acerrimo nemico. Ma il destino a volte sa essere molto beffardo, nel 1921 Einstein vinse il Nobel per aver scoperto la legge dell’ effetto fotoelettrico, un campo della fisica nel quale proprio l’ antisemita Lenard era stato un pioniere.

Per gli ideologi nazisti la ricerca scientifica, per essere accettabile, doveva diventare ariana, come tutte le altre forme di cultura.

“….la scienza, come qualsiasi altra cosa prodotta dall’umanità, è condizionata dalla razza, dal sangue “, sentenziava Lenard nel suo trattato di meccanica del 1936. Un’ affermazione che fa il paio con quanto scriveva anni prima un ancora sconosciuto Adolf Hitler: “ La scienza, un tempo nostro massimo vanto, oggi viene insegnata da ebrei. “ Sulla stessa lunghezza d’onda era un altro Nobel tedesco, il fisico Johannes Stark, vincitore del premio nel 1919.

Negli anni 30 dello scorso secolo i due, forti del loro prestigio nel nazismo imperante, iniziarono una crociata pseudo – scientifica il cui bersaglio non era solo Einstein, che già da tempo si era stabilito negli Stati Uniti, ma diversi altri scienziati tedeschi non ebrei, colpevoli, secondo le farneticazioni dei due, di aver sposato la causa di una teoria, quella della relatività, frutto della fisica ebraica.

L’accusa era pesante, nella Germania nazista pensare o agire da ebreiera più che sufficiente per  esporsi al rischio di subire lo stesso trattamento. Il fior fiore della scuola di fisica tedesca correva un grave pericolo per aver riconosciuto la portata e la validità delle teorie di Einstein. Scienziati del calibro di Max Planck e Max von Laue erano guardati con sospetto, così come il giovane Werner Heisenberg, definito da Stark, lo spirito dello spirito di Einstein.

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