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Scritto da nel Numero 145 - 1 Novembre 2017, Scienza | 0 commenti

Nuovi orizzonti

Nuovi orizzonti

Una fortuna che neanche Creso si sarebbe immaginato. Peccato che il giacimento spaziale sia fuori portata, precisamente nella costellazione di Idra, a 130 milioni di anni luce dal nostro pianeta. La nube di polvere d’ oro che si è sprigionata dallo scontro fra due stelle di neutroni, ha una massa pari a dieci volte quella della Terra.

Per la verità, se fosse disponibile una tale quantità di metallo giallo, probabilmente l’ oro cesserebbe di essere così prezioso, perché il suo prezzo crollerebbe.

Collisioni e collassi stellari sono fenomeni abituali nell’ immensità del cosmo, ma difficilmente osservabili dal nostro remoto angolino.
Le stelle di neutroni sono quello che resta di astri più grandi del Sole al termine del loro ciclo vitale. Sono corpi estremi, dove avvengono fenomeni inimmaginabili sul nostro pianeta. Al loro interno la pressione è così elevata da far collassare gli atomi. Protoni ed elettroni si fondono fino a formare neutroni. Un processo che genera materia così densa da pesare centinaia di milioni di tonnellate per centimetro cubo.

I segugi spaziali che hanno colto questo evento sono stati i due interferometri, Ligo e Virgo, già assunti agli onori delle cronache per aver captato quelle onde gravitazionali che Einstein, giusto un secolo fa, aveva previsto nella sua teoria della relatività generale.

La straordinaria valenza scientifica della scoperta non sta solo nell’ aver colto il momento della formazione di metalli pesanti nell’ universo, dai quali discendono anche i pianeti, compreso il nostro. Un altro aspetto fondamentale è l’ orizzonte che apre la sinergia fra diverse tecniche osservative.

Ligo, dagli USA, e Virgo, da Cascina, vicino a Pisa, hanno il merito di aver localizzato per primi lo spicchio di cielo dove era avvenuto il titanico impatto, dal quale si sono generate le onde gravitazionali captate. A quel punto è diventato determinante il passa parola verso i 96 telescopi sparsi a terra e nello spazio, collegati ai due interferometri.

Da uno degli strumenti di questa rete, il telescopio XShooter sulle Ande cilene, è stata osservata in anteprima la nube aurea. L’ analisi della composizione chimica ha rilevato la presenza di altri metalli pesanti, platino e uranio.

Paolo D’ Avanzo, astronomo dell’ INAF, fa parte del team scientifico che lavora con il telescopio sudamericano. Le sue parole sono emblematiche sulla portata della scoperta:

Non ci eravamo mai spiegati come i metalli pesanti potessero formarsi nell’universo. Sappiamo che all’interno delle stelle gli atomi si fondono fino a generare il ferro, ma non gli elementi più pesanti. Il processo può avvenire all’interno delle supernovae, ma in quantità troppo piccole rispetto a quanto vediamo intorno a noi. Osservare lo scontro di due stelle di neutroni ci ha chiarito alcuni aspetti del processo. L’oro e gli altri metalli pesanti si raccolgono a quel punto nelle nubi interstellari, che con il tempo danno vita ai nuovi pianeti.

In attesa di rimettere i piedi sulla Luna per tentare il grande balzo verso Marte, ai nostri occhi, l’ universo sta cominciando a diventare un po’ più piccolo.

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