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Scritto da nel Numero 172 - Archivio 2023, Scienza | 0 commenti

Ritmi cosmici

Ritmi cosmici

 

Era il 1965 quando Arno Penzias e Robert Wilson, due ingegneri della Bell Telephon nel New Jersey, analizzando con un’ antenna  il rumore radio dell’atmosfera, si accorsero che qualcosa di insolito disturbava la ricezione.

Lo strano segnale non era dovuto a una sorgente radio nota e aveva  la stessa intensità, indipendentemente dalla direzione verso cui era orientata l’antenna. I due ingegneri non trascurarono neppure cause pratiche sull’ origine dell’ interferenza, come il guano dei piccioni  sull’antenna. Completata l’ indagine Penzias e Wilson giunsero alla conclusione di avere individuato un segnale radio di natura extraterrestre.

Non si trattava però di un messaggio alieno, ma di una radiazione già teorizzata  dal fisico russo George Gamow negli anni ’40. I due ingegneri non ne erano a conoscenza, ma un gruppo di fisici teorici dell’Università di Princeton capì immediatamente che il disturbo scoperto casualmente da Penzias e Wilson era in realtà l’ eco residuo del Big Bang, l’ evento che quindici miliardi di anni fa avrebbe dato origine dell’ universo. La radiazione captata dall’ antenna del New Jersey era la testimonianza “fossile” dei primissimi istanti di vita del cosmo.

Se le onde radio hanno fatto percepire la voce dell’ universo primordiale, lo studio delle onde gravitazionali sta consentendo di avventurarsi nel mare dello spazio-tempo.

Più di un secolo fa Albert Einstein aveva teorizzato l’ esistenza di queste lunghissime onde, un’ intuizione geniale che ha trovato conferma nel 2015 grazie alle antenne Ligo e Virgo, la seconda è nostrana, si trova vicino a Pisa. Questi strumenti sono stati i primi a osservare un’ oscillazione nella trama dello spazio-tempo.

Recentemente tredici telescopi, fra i quali il Sardinia Radio Telescope vicino Cagliari, hanno captato oscillazioni nello spazio-tempo generate dalla fusione fra galassie e buchi neri. Fenomeni di potenza inimmaginabile alla mente umana che danno origine a  onde gravitazionali ultra-lunghe.

Queste oscillazioni pervadono l’ universo in ogni direzione, come le onde del mare, e agiscono impercettibilmente sulla materia, esseri viventi compresi, facendola  restringere e allargare con variazioni di lunghezza delle dimensioni di un nucleo atomico.

Secondo l’astrofisico dell’università dell’Oregon Xavier Siemens, uno dei coordinatori del progetto, si tratta di un’“orchestra cosmica di strumenti” che suonano “la musica dell’universo gravitazionale”.

Per catturare questa melodia gli astronomi hanno ideato un sistema ingegnoso, ricorrendo alle pulsar. Si tratta di stelle che ruotano velocissime, centinaia di volte al secondo, emettendo segnali radio a intervalli estremamente regolari.

I radiotelescopi hanno registrato decine di pulsar, il rilevamento  di un’irregolarità del segnale, vista la precisione assoluta della stella, non poteva che essere una perturbazione dovuta al passaggio di un’onda gravitazionale.

 

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