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Scritto da nel Numero 171 - Autunno 2022, Scienza | 0 commenti

Questione di mira

Questione di mira

A un pianeta già afflitto da parecchie grane, l’ impatto con un asteroide non farebbe che aggiungere altri guai. Non che la Terra nella sua lunga vita sia stata risparmiata da violente collisioni, ma si trattava di tempi in cui era molto meno affollata. Nel 1908 a Tunguska, in Siberia, un asteroide centrò una area disabitata. Le immagini dell’ epoca bastano a rendere un’ idea di cosa sarebbe successo se a essere colpita fosse stata una città.

Il cielo non ci cadrà sulla testa, come temevano gli abitanti del villaggio gallico di Asterix, ma il rischio di una collisione con un oggetto spaziale, per quanto remoto non è nullo.

Negli ultimi anni sono stati fatti notevoli progressi nel monitoraggio dello spazio per avvistare corpi celesti con orbite che potevano condurli pericolosamente vicino al nostro pianeta. Al di là delle soluzioni più o meno fantasiose adottate da cinema e letteratura, sono allo studio diverse ipotesi su come prevenire questa sgradevole possibilità. Una delle più accreditate è la tecnica dell’impattore cinetico, ovvero deviare la traiettoria del bolide che si avvicina un po’ troppo tramite una collisione a altissima velocità. Esperimento tentato con la sonda Dart della NASA, che sembra aver avuto un esito confortante.

Partita dalla California il 24 novembre 2021, la missione aveva come obiettivo l’ asteroideDimorphos, un corpo celeste del diametro di circa duecento metri che viaggia nello spazio insieme al fratello maggiore Didymos. La coppia di asteroidi forma un sistema doppio, Dimorphos è il satellite del suo compagno di viaggio e impiega poco meno di dodici ore per ruotargli intorno.

Lo scorso 26 settembre, a undici milioni di chilometri dalla Terra, Dart ha centrato l’ asteroide a una velocità di 24.000 chilometri l’ora. L’ arrivo della sonda ha portato del trambusto in famiglia, alterando l’ orbita di Dimorphos. Dalle prime osservazioni effettuate dopo l’ impatto con la sonda, sembra che l’ asteroide bersaglio abbia ridotto di 32 minuti il periodo di rivoluzione intorno al corpo primario.

L’ obiettivo di Dart non era sbriciolare il corpo celeste, ma dargli una spintarella necessaria a modificarne l’ orbita. Questa sembra essere la strategia migliore per affrontare possibili proiettili cosmici.

Il successo della missione porta anche la firma italiana; per la precisione in un oggetto che pesa dodici chili ed è poco più grande di una scatola da scarpe. Liciacube, acronimo di Light italian Cubesat for imaging of asteroids, è un piccolo satellite realizzato da un’ azienda piemontese, in collaborazione con l’ Istituto Nazionale di Astrofisica e l’ Agenzia spaziale italiana. Le due fotocamere installate a bordo di Liciacube hanno scattato 627 fotografie sia prima che dopo l’ impatto di Dart sulla superficie dell’ asteroide. Compagno di viaggio nello spazio con la sonda, Liciacube se ne è distaccato 12 ore prima dello scontro per immortalare l’ evento a distanza di sicurezza.

 

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