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Scritto da nel Intervista, Numero 118 – 1 Aprile 2015 | 0 commenti

Netanyahu vince in rimonta, la delusione di Obama

Netanyahu vince in rimonta, la delusione di Obama

 

Benjamin Netanyahu diventa per la quarta volta premier dello stato di Israele, vincendo in rimonta le elezioni, contro ogni pronostico ed exit poll che invece indicavano in Isacc Herzog, candidato del centrosinistra, il vincitore della sfida elettorale.

Il Likud, il partito di stampo conservatore guidato da Netanyau, ha conquistato 30 dei 120 seggi disponibili nella Knesset, il parlamento di Gerusalemme.

“Con me mai uno stato palestinese” furono le parole del riconfermato premier alla vigilia del voto che per il suo ultimo comizio ha scelto uno dei luoghi simbolo del conflitto isarelo – palestinese.

Si è tenuto ad Har Homa’: uno degli insediamenti piu’ contestati tra quelli che circondano Gerusalemme Est, considerato illegale dalla quasi totalita’ della comunita’ internazionale, e la cui costruzione proprio il premier uscente fece approvare come atto inaugurale del primo dei suoi tre mandati, nel febbraio 1997. 

“Il Likud che io guido, continuera’ a tutelare con fermezza i nostri interessi vitali, a fronte di un governo di centro-sinistra, pronto invece ad accettare qualsiasi imposizione”. 

Emergenza case e crisi economica sono alcuni dei nodi cruciali con cui il neo rieletto premier dovrà fare i conti, ciò che invece “preoccupa” sul fronte della politica estera è la questione palestinese a fronte di uno nuovo governo ancor più sbilanciato a destra e indisponibile a qualsiasi forma di negoziato. 

Ciò che potrebbe accadere è una maggiore radicalizzazione religiosa all’interno del Paese ed un conseguente inasprimento dello scontro con i cittadini arabi, con Israele condannata ad una nuova fase di isolamento. 

Barack Obama certamente non esulta per la nuova vittoria di Bibi, sono due i nodi cruciali su cui sarà difficile collaborare se non in maniera forzata, accordo con l’Iran per il nucleare e creazione dello stato palestinese. 

Su questo ultimo aspetto il timore è che il tavolo di pace portato avanti dal segretario di Stato Kerry, possa interrompersi, ma comunque ci sarà il tentativo di portarlo avanti anche se il sentiero da percorrere appare sempre più stretto. 

I rapporti tra Obama e Netanyahu non sono mai stati buoni, nel 2012 durante la campagna elettorale americana Bibi fece realizzare spot televisivi a favore del candidato repubblicano Romney, a cui Obama risposto cercando di favorire la sconfitta del premier. 

Lo scorso 3 marzo Netanyahu incontra parlamentari repubblicani  durante un suo intervento al Congresso americano senza avvisare la Casa Bianca. 

“So che voi siete con Israele. E apprezzo quello che il presidente Barack Obama fa per Israele. Gli sarò sempre grato per l’appoggio che ha dato” così il premier israeliano intervenendo al Congresso americano. 

“Grazie America per tutto quello che avete fatto per Israele” sottolineando che il rapporto fra Stati Uniti e Israele “deve restare sopra la politica”, e questo perché “condividiamo lo stesso destino di terra promessa”. 

Se avesse vinto Herzog ci sarebbe stata la Herzog, al contrario, aveva già detto che se avesse vinto, tra i suoi primi atti ci sarebbe la ripresa del negoziato con i palestinesi, e probabilmente lo stop agli insediamenti contestati da Washington e lo sblocco delle rimesse fiscali. 

Il risultato delle urne non si cambia e sarà il tempo a decretare ciò che accadrà in quell’angolo di medi oriente e come muteranno i rapporti tra Israele e Stati Uniti. 

Netanyahu resisterà fino al termine del mandato di Obama in attesa di una vittoria repubblicana filo israeliana o se invece il presidente americano riuscirà nell’ultima parte del suo mandato a portare a termine uno dei suoi principali obietti, il tavolo di Pace tra Israele e palestinesi, obiettivo bipartisan del Congresso americano. 

Il muro alzato Benjamin Netanyahu potrebbe rivelarsi per Obama invalicabile e decretare una pesante sconfitta per la politica estera americana.

 

 

 

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