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Scritto da nel Numero 126 - 1 Febbraio 2016, Tempo e spazio liberi | 0 commenti

Concerto in Paradiso (a un anno dalla morte di Pino Daniele)

Concerto in Paradiso (a un anno dalla morte di Pino Daniele)

Un anno fa ci lasciava Pino Daniele.

I grandi geni della musica italiana, hanno scelto di sparire dalle caduche scene umane per radunarsi lassù e offrire il loro talento ai Santi. E magari esibirsi davanti al Padreterno. E allora diciamolo: un anno fa Pino è andato a trovare i suoi migliori amici: Lucio Dalla, Franco Califano, Enzo Jannacci, Jimmy Fontana, Little Tony e l’altro Pino, quello di Lagonegro, Mango. E’ passato un anno da quando ci ha lasciati ma ne son passati quaranta da quando (era l’estate del 1976), non essendovi ancora spazio per un Pino Daniele in erba nelle cattedrali musicali della Riviera Adriatica, il suo concerto estivo fu ospitato nel piccolo campo sportivo di Serravalle di San Marino: quella sera, comunque, eravamo già in qualche migliaio…  Portava in giro la sua Napoli, una Napoli ormai orfana dello storico Festival che faceva il paio con Sanremo, il “Festival della Canzone Napoletana”, una Napoli per la quale oggi, quel famosissimo Festival farebbe la differenza. Ma questo è un altro discorso.

La sua arte, inizialmente narrata con un lirismo struggente, tipico del sud (“Chi tene ò mare”, “Je so pazzo”), proseguendo si fonde con la ricerca di frontiere lontane: diversità che solo la musica sa unire. E la sua musica l‘ha fatto. Il cocktail tra melodia e jazz, tra armonia mediterranea e blues, ad esempio, l’ha inventato Lui… (“Yes I know my way”, “Have you seen my shoes” “Schizzechea whith love”). L’ha fatto con la stessa naturalezza con cui un emigrato, prima o poi, impara a parlare il dialetto del posto dove va a finire… Quando parliamo di frontiere lontane intendiamo dire che la musica è universale: nessun luogo della terra merita di esserne escluso. Egli ha realizzato l’unione di note normalmente eterogenee tra loro e si è affidato ad orchestrazioni africane, americane e comunque transcontinentali, creando collaborazioni con i grandi di tutte le terre. Dopo gli esordi, che lo videro accanto a grandi artisti come Enzo Avitabile e membro dello storico gruppo “Napoli Centrale”, nacquero collaborazioni con Tullio de Piscopo, Tony Esposito e James Sanese. Uomo di compagnia anche nel lavoro e sorriso mediterraneo, aveva l’esigenza di essere dentro il coro ma con chi gli piaceva. Risaputi, infatti, il suo sodalizio con Troisi e la condivisione di album con amici: mi riferisco, tra l’altro, a quel gioiello di raccolta di brani del 2003 (dal vivo) con De Gregori, la Mannoia e Ron: sua fu l’idea. Storica la tournèe del ‘94 con gli affezionati “compagni di viaggio”, Eros Ramazzotti e Jovanotti, le cui musiche e le cui voci si fondono tra loro: proprio un’estasi. E via dicendo.

Pino ci manchi. E’ già un anno che non sappiamo cosa fare “Quanno chiove”…

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