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Scritto da nel Numero 138 - 1 Marzo 2017, Scienza | 0 commenti

Museo Internazionale della Ceramica di Faenza

Museo Internazionale della Ceramica di Faenza

 

L’ingresso alla mostra comprende anche l’accesso a quello che ragionevolmente può essere considerato il più grande museo della Ceramica del mondo, le cui collezioni coprono tutti i periodi storici e i luoghi geografici del nostro pianeta, non bisogna dimenticare che la parola inglese e francese faience per questo materiale deriva proprio dal nome della città.

Punto di partenza è il bookshop/biglietteria che offre un’ampia scelta di pubblicazioni divulgative e scientifiche dedicate alla ceramica, nonché i manufatti delle botteghe artigiane faentine. Lo affianca la sezione didattica, propedeutica alla visita del museo, piccolo spazio di fondamentale importanza per comprendere i diversi materiali ceramici e i processi realizzativi delle opere. Il piano superiore ospita la raccolta di maioliche faentine dal Trecento al Seicento, segue la ricca produzione faentina del rinascimento per concludere, a metà Cinquecento con i “bianchi” di Faenza.

Proseguendo nel percorso si ammira la Sezione della Maiolica Italiana nel Rinascimento, suddivisa per aree regionali, e con piacere ho visto diverse vetrine dedicate alla mia città Savona. Si parte dal Lazio, con forme e decori arcaici peculiari, per passare all’Umbria, con le suggestive maioliche a riflessi metallici iridescenti di Gubbio e Deruta, accanto, sono ospitate le ceramiche di Castelli d’Abruzzo con in evidenza il Corredo Orsini – Colonna, si prosegue verso le Marche con le fastose maioliche “istoriate” rappresentate dalla produzione di Urbino e Casteldurante, per concludere con il Veneto e la Toscana dove spicca la “Coppa in porcellana Medicea”, rarissimo esemplare di ricerca Rinascimentale italiana rivolta alla produzione di porcellana. Una successiva sezione illustra gli sviluppi della ceramica italiana dal Seicento all’Ottocento esposta anche questa in ordine geografico e cronologico: una ricca rappresentanza di opere uniche e pregiate in rappresentanza di molti centri di produzione tra i quali Faenza, Bologna, Nove, Firenze, Pesaro, Napoli, Castelli, Milano, Savona. Il Seicento prosegue sulla linea dei “Bianchi”, acquisisce particolari dal Barocco, si accosta al linguaggio popolaresco in un succedersi di opere davvero uniche. Al Settecento faentino è dedicata un’ampia sala con esposta una considerevole produzione della Manifattura Ferniani che esprime un gusto decorativo che risente da una parte delle mode europee, soprattutto francesi, e dall’altra di suggerimenti esotici, come le “cineserie”. L’Ottocento è rappresentato sia dalla pittura su ceramica, in linea con i movimenti pittorici coevi, sia dal rivisitato “revival” del vasellame rinascimentale. Si passa poi nel nuovo edificio che ospita la collezione di ceramica moderna e contemporanea e comprende al primo piano la sezione italiana e al piano terra le ceramiche europee. Fra tutti i prestigiosi autori ricordo la stagione futurista di Tullio (Mazzotti) d’Albisola del quale vedo sempre il laboratorio quando passo in quella località.

Altre sezioni nell’edificio storico sono la collezione dell’Estremo Oriente: Cina, Giappone, Sud-Est Asiatico circa 400 manufatti di rara bellezza, dal I secolo alla contemporaneità, rappresentativi dei principali centri di produzione ceramica dell’Asia estrema, quelli, che hanno fatto la storia del commercio internazionale della porcellana dai tempi di Marco Polo. Proseguono le Ceramiche Precolombiane, oltre duecento oggetti, assai rari provenienti dalle aree mesoamericana, caraibica, intermedia, amazzonica, peruviana, andina meridionale, pampeana. Segue la Sala delle Ceramiche Classiche, con esempi di materiali rappresentativi delle più importanti produzioni del bacino Mediterraneo, cronologicamente collocabili dall’Età del Bronzo fino all’epoca ellenistica, collegata alle Ceramiche del Vicino Oriente Antico che documentano circa 6.000 anni di produzione siriana e persiana: esempio raro sono i mattoni persiani dal Palazzo di Dario del periodo Achemenide, del VI secolo a.C.. Sul soppalco, una piccola esposizione permanente è dedicata a prodotti Ceramici Avanzati o Bioceramici. La Sezione Islamica ricongiunge il percorso, che racchiude il cortile interno al bookshop. Il materiale esposto è in grado di fornire una panoramica sulla produzione del mondo islamico antico, una collezione tra le più interessanti in Italia: opere a lustro dal sapore fiabesco, faenze silicee a imitazione della porcellana, decorazioni in bianco e blu di cobalto, opere iraniane, siriane, egiziane, turche.

Concludo segnalando in particolare lo spazio dedicato a Pablo Picasso e nella sotterranea Sala XV un incantevole presepio faentino ottocentesco di Filippo Galli con scenografie di Romolo Liverani. Se per caso la luce fosse spenta chiedete aiuto perché ne vale assolutamente la pena!

Per ogni approfondimento il sito è http://www.micfaenza.org

 

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