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Scritto da nel Numero 152 - 1 Giugno 2018, Politica | 0 commenti

Guerra civile

Guerra civile

Alla richiesta di impeachment si risponde con la richiesta dello stato d’assedio, quella che il Re non firmò lasciando spazio alla marcia su Roma e al governo Mussolini.

Il nostro povero Paese si ritrova intrappolato tra hashtag che evocano i momenti più drammatici della storia, premier incaricati che non hanno l’autonomia di scegliere i ministri, proposte pericolose per il valore della parola ‘ogni promessa è debito’ verso i nostri partner europei, apprendisti stregoni invaghiti di un anziano tecnocrate di lungo corso, di una grande corsa verso il default che dimentica quanto l’inflazione sia la vera tassa sia sui poveri sempre più poveri sia su chi vorrebbe salvaguardare il valore dei propri risparmi.

Dittatura qui, dittatura là. Dopo tanti anni di al lupo al lupo la situazione è scappata di mano e dove ormai la parola si fa fragile non resta che il gesto: l’accordo non c’è, il Governo non si fa.

La parola non deve comunque desistere dal ricordare che non tutto è nella disponibilità della maggioranza di turno e che solo in un quadro in qualche modo rigido è possibile sviluppare un certo progresso in un sistema democratico e delineare scenari di lungo periodo come quello che approvammo una trentina di anni fa https://it.m.wikipedia.org/wiki/Referendum_consultivo_del_1989_in_Italia

Le istituzioni reggono grazie alla responsabilità di un Presidente garante della parola della Repubblica: Mattarella si guadagna lo stipendio non transigendo sulla collocazione europea del nostro Paese e su una seria responsabilità politica del Ministro del Tesoro.

Il popolo eserciti la sovranità e rispetti le istituzioni di cui si è dotato perché fuori da quella Costituzione e dall’Unione europea la sua sovranità si esaurisce in uno starnazzo indistinto e straccione. Chi gradisce invece la guerra civile, magari senza spargimento di sangue e fuori orario d’ufficio, potrebbe dotarsi di un’apposita App per spararsi con i propri contatti Facebook.

La Rivoluzione, fuori dal virtuale, non è un pranzo di gala e altrettanto non lo è picconare la casa comune europea o le prerogative presidenziali: l’assetto repubblicano stabilito dalla nostra Costituzione, saggia e lungimirante, ci consente di tirare ancora un po’ a campare e, se il popolo cercherà di abbatterla a furia di hashtag e voti nazionalisti, essa come una ginestra resisterà alla lava e, per quanto ci riguarda, sappiamo che non saremo gli unici a stare dalla sua parte.

PS Per ora possiamo riposare sereni, tarallucci e vino vegliano su di noi

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