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Scritto da nel Numero 169 – Inverno 2022, Viaggi | 0 commenti

Calatafimi, Italia

Calatafimi, Italia

“Ritirarsi? E dove? Qui si fa l’Italia, o si muore!” rispose Garibaldi a Nino Bixio sulle colline di Calatafimi, dove l’esercito borbonico, preponderante di numero, aveva sottovalutato la pericolosità di quel manipolo sbarcato a Marsala cui si era aggregato qualche volontario autoctono. Le truppe del Re erano rimaste acquartierate nel vicino centro abitato, mentre nascoste tra le colline le camicie rosse si apprestavano, dopo 4 ore di combattimenti, a costringere dopo l’ultimo assalto alla baionetta i combattenti dell’Esercito regio alla fuga e alla resa. Era il 15 Maggio 1860 e dieci mesi dopo sarebbe stato fondato il Regno d’Italia.

Oggi, sulla cima di quella collina è possibile visitare il memoriale di Pianto Romano, dal nome della piantagione della famiglia Romano, che fu edificato 32 anni dopo. Ubicato con una bella vista sull’occidente della Sicilia, dove si possono visitare il vicino sito archeologico di Segesta, la meraviglia naturale della Riserva dello Zingaro, questo luogo tanto ricco di fascino e memoria riceve meno attenzione di quanta ne meriterebbe.

È un Mausoleo che raccoglie i caduti di entrambe le parti in conflitto e che viene illustrato con competenza specifica ed entusiasmo da parte dell’associazione che lo cura. Ben meno noto della città di Marsala dove i Mille partiti da Quarto sbarcarono, a tutti gli effetti la battaglia di Calatafimi risulta più importante per le successive sorti dell’Italia unita.

Il centinaio circa di caduti che qui riposano sono tutti nostri connazionali. All’interno di questo monumento ben visibile a distanza vi è un piccolo museo, dove sono raccolti ricordi e cimeli di quella battaglia e dove si osservano le speranze che il progetto garibaldino era stato in grado di generare durante il corso del secolo diciannovesimo. Nel viale che si distende lungo la cima del colle stanno i ricordi delle vittime in base al Comune di provenienza ed in fondo ci si può soffermare a riflettere di fronte alla scritta “Qui si fa l’Italia o si muore”. Garibaldi, eroe dei due mondi, si buttò con foga e ardore nel secolo dei Risorgimenti nazionali animato da uno spirito universale di rivoluzione e umanità. AI posteri l’ardua sentenza, su quanto quel mondo che lui stesso contribuì a fondare rispecchi gli ideali che mossero chi diede la vita per la causa di un mondo nuovo. I posteri, adesso, siamo noi.

 

 

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