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Scritto da nel Numero 153 - 1 Luglio 2018, Politica | 1 commento

Schifo scaccia schifo

Schifo scaccia schifo

 

Per chi proviene da una tradizione culturale e politica delle famiglie politiche della Repubblica italiana, i sentimenti di disprezzo verso la classe dirigente espressi in maniera crescente negli ultimi trent’anni sono sempre stati letti all’interno del quadro istituzionale come crisi di rigetto dal politicamente corretto, come giuste rimostranze verso le inefficienze, e nonostante gli eccessi verbali delle intemerate nazional-populiste degli ultimi anni non si era mai in effetti così nitidamente realizzato che questo sdegno potesse portare ad un rifiuto della vita nella sua dimensione umana. Anzi, qualcuno aveva addirittura immaginato che dalla destrutturazione del potere sarebbe emersa una società civile migliore.

Il sentimento di schifo che personalmente sto provando di fronte alle nuove tendenze politiche mondiali, a cui i miei augusti concittadini hanno provveduto ad allineare il nostro Paese, lo trovo decisamente autentico.

Provo ribrezzo per quelle persone che ritengono ragionevole, se burocrazia comanda, separare i bambini dai genitori e trattenerli in gabbia al confine con il Messico.

Mi avvilisce che l’Unione Europea di 500 milioni di persone in cui intendo vivere possa spaventarsi per 629 persone e che il dibattito si sposti su quanto si debba limitare Schengen per chi viene identificato come rifugiato politico: dove sono gli europeisti di Macron, pronti a rimarcare giustamente il vomitevole approccio italiano da un lato e a respingere indegnamente gli accampati a Ventimiglia dall’altro, quando c’è bisogno di difendere e costruire la nuova Europa?

Mi rammarica profondamente chi non intenda rendersi conto che partire su un barcone verso la ricchezza è un comportamento umano e provo vergogna e pena per chi si affanna nella costruzione di alibi mentali in grado di distinguere tra i giovani italiani che partono da casa per andare verso Nord, sia dentro che fuori i confini nazionali, rispetto a chi se ne va da Paesi ben meno sviluppati del nostro. Forse che solo noi abbiamo il diritto all’opportunità di migliorare il nostro benessere?

Provo imbarazzo per chi non si rende conto che gridare ‘dagli allo zingaro’ dopo un mese di Governo non sia niente più che una trovata propagandistica e che, al di là di essa, non vi sia nulla di concreto se non l’ordinaria amministrazione dei campi dislocati sul territorio nazionale.

Provo disgusto per gli ungheresi che 60 anni fa scappavano da un regime e oggi rifiutano gli ungheresi di ieri, per i meridionali che contestano gli immigrati dopo essersi trasferiti al nord nel dopoguerra, per gli australiani popolo di immigrati che esercita il diritto di impedire l’ingresso nell’immenso continente vuoto agli abitanti di piccoli isolotti del Pacifico.

Mi rendo conto di differire per alfabeto e priorità, mi rendo conto di essere una minoranza, mi rendo conto che chi dai Governi nazionali si dice europeista in realtà è prima di tutto un erede del precedente Stato monarchico che oggi aderisce a questa Unione che invece che di persone intende esserlo anzitutto di Reami e prerogative sovrane, con le Corone relegate nelle stalle a disposizione delle defecazioni popolari.

In questi anni le culture politiche che rappresentano me e hanno costruito la Repubblica e la Comunità europea sono state derise ed oltraggiate. Adesso che esse sono ormai estinte, ciò che rimane è solo lo schifo profondo ed umano che cordialmente provo verso la maggioranza dei miei concittadini.

Se a fondamento del patto sociale che questa sedicente Terza Repubblica sta il diritto al ribrezzo e allo sfanculamento, il che pare ormai uso e costume consolidato dopo trent’anni di giurisprudenza politica di disprezzo ignorante ed arrogante, intendo esprimere fino in fondo il sentimento di schifo che provo. Starà alla mitezza delle ragioni, al garbo con cui esprimere tale sdegno, alla capacità di risvegliare nelle persone la voglia di dare fiducia ad un altro modo di intendere la civiltà la possibilità di uscire da questo circolo vizioso di vergogna esistenziale che voi, occidentali ricchi e cagoni, mi costringete a provare quotidianamente e che tuttavia mai cancelleranno quel patrimonio di valori universali cui gli umani aderiscono e che, con fiducia, prima o poi trasferiremo anche a voi bestie.

1 Commento

  1. Grazie davvero. Parole che interpretano il sentire di tante persone, credo, ma certamente di una, capace di indignarsi per questa gigantesca e ferale ingiustizia in cui accompagniamo il pianeta.

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