Mostra di Botero a Bologna, Palazzo Pallavicini
Quando andai per lavoro in Colombia ebbi occasione di vedere a Bogotà lo straordinario Museo dedicato all’artista colombiano Fernando Botero. Passando poi da Medellin (sua città dove è nato nel 1932) vidi le sue magnifiche statue che adornano la piazza principale.
Ora che le sue opere sono venute a Bologna non potevo mancare alla mostra inedita a Palazzo Pallavicini (via San Felice 24), aperta dal 12 ottobre 2019 al 26 gennaio 2020
Alla presentazione erano presenti una figlia, Lina Botero, che ha ripercorso la vita del padre e il consigliere culturale all’ambasciata colombiana Nestor Pongutà, a sottolineare l’importanza di uno dei più grandi artisti della loro a storia, un pittore e uno scultore che ha fatto del suo talento un esempio chiaro della creatività che c’è in Colombia
Il corpus della mostra è costituito da 50 opere uniche mai viste prima nel capoluogo emiliano, comprendenti una serie di disegni realizzati a tecnica mista e un pregiato insieme di acquerelli a colori su tela. L’esposizione, articolata in sette sezioni, rispetta i temi cari all’artista e pone la sua attenzione all’occhio poetico che questi è capace di posare sul mondo, regalando una bellezza fatta di volumi abbondanti, colori avvolgenti e iconografie originali. Un visionario inno all’esistenza che approfondisce il disegno inteso come fondamento della forma, primario e imprescindibile strumento di bellezza.
Tra i soggetti selezionati compaiono personaggi legati alla tauromachia e al circo, silenti ed equilibrate nature morte, delicati nudi, personalità religiose, individui colti nella propria quotidianità: una rassegna visiva che tiene conto dell’intensa ricerca visiva di Botero, tesa all’affermazione del suo caratteristico linguaggio.
Tra le opere esposte si nascondono i segreti della vita, celati sotto presenze dai volumi corpulenti, persone o oggetti in attesa di un movimento casuale o volontario. In perfetto equilibrio tra ironia e nostalgia, atmosfere oniriche e realtà fiabesca, classicità italiana e cultura sudamericana, l’arte di Botero risulta creatrice e portatrice di uno stile figurativo e personale, capace senza indugio anche in questa occasione di coinvolgere e affascinare chi guarda.
Libertà creativa e monumentalità rappresentano il fil rouge dell’esposizione, il cui allestimento è stato progettato con l’Accademia di Belle Arti di Bologna realizzato in collaborazione con il Biennio specialistico in Scenografia e allestimenti degli spazi espositivi e museali.
Fra le opere segnalo il brindisi nella sezione sulla Vita che mi ricorda gli spaccati di Grosz e l’intensità degli sguardi dei due volti di profilo nella sezione Colore. Molto più corpose e colorate mi sono apparse le nature morte (Still life), a differenza di quelle del bolognese Morandi
Ricordo infine che l’artista, tuttora operativo, è considerato l’icona dell’arte sudamericana ed è apprezzato in tutto il mondo per il suo personalissimo stile con cui trasforma ogni aspetto della realtà, aumentando “le qualità fisiche” delle figure e esaltando la pienezza delle forme. Nel 1952 nel corso di un lungo viaggio in Europa, ha soggiornato anche in Italia a Firenze, dove approfondì la tecnica della pittura “a fresco”, mentre continuava a dipingere a olio, ad Arezzo per vedere Piero della Francesca, e in altri centri della penisola fra i quali Ravenna e Venezia. E’ stato protagonista di importanti mostre in Europa, Stati Uniti, Giappone, Russia. A partire dagli anni ottanta il boterismo si afferma a livello internazionale e l’artista diventa una personalità chiave del panorama contemporaneo.
Originale il sistema dell’audioguida: una app che si scarica sul proprio smartphone, senza quindi noleggi e restituzioni, e si può poi rivederla con calma a casa.
Per ogni altra informazione, compreso gli orari, anche delle visite guidate, e le aperture straordinarie rimando al sito: www.palazzopallavicini.com