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Scritto da nel Numero 113 - 1 Ottobre 2014, Politica | 0 commenti

Politica monetaria ed Unione europea

Politica monetaria ed Unione europea

E’ sempre più chiaro che mentre gli Stati Uniti sono eredi di Roma, l’Europa è erede di Bisanzio. Non si capirebbe altrimenti come mai il cammino verso l’unione politica possa essere così oscuro: mentre l’Euro si è ormai ritagliato il suo spazio nelle tasche di centinaia di milioni di persone, non si capisce come dopo aver lanciato la palla avanti la politica stia facendo di tutto per far finta di non seguirla.

Il punto politico è nitido e riguarda il modello di politica economica che si vuole intraprendere. Da più di trent’anni si è diffuso nel mondo occidentale il metodo monetarista, che differisce da un approccio più keynesiano per la considerazione su chi detenga la titolarità in ultima istanza del denaro. Chiarito che la sovranità è della politica, secondo i monetaristi essa dovrebbe delegare la gestione della politica monetaria a scatola chiusa al sistema bancario, che a sua volta dovrebbe usarla per combattere l’inflazione ovvero la perdita di valore del denaro medesimo, mentre secondo l’estremo opposto i soldi sono del Governo che per spenderli ed immetterli nell’economia reale può stamparli o perlomeno stabilirne il prezzo. L’esito della commistione dei due approcci è stata l’esplosione dei debiti sovrani, il cui cumulato in Italia è dovuto per la metà a spese per interessi, e che dopo la scelta di Volcker del 1979 si è riversata sull’Italia con il divorzio tra Ciampi e la Banca d’Italia da una parte e Andreatta e il Tesoro dall’altra, nel 1981. Questa dunque la ragione che ha fatto esplodere il nostro debito, altrimenti compresso dai tassi calmierati dalle decisioni politiche e da mercati dei capitali chiusi: il nostro debito, e non solo il nostro, è l’esito di una politica monetaria restrittiva che ha trasferito ricchezza dai mercati reali a quelli finanziari. Ad oggi, in una situazione di avanzi primari, il nostro Paese e la nostra Europa ritengono di non investire nei mercati reali per via degli alti interessi da corrispondere: peggio, il fatto di avere differenze sui debiti accumulati impedisce di mettere in comune la politica economica.

Per passare dal problema alla soluzione sfatiamo un mito: aree con moneta comune sono possibili anche con profonde differenze interne. Pensiamo agli Stati Uniti (del Nord e del Sud, del Centro  e dell’Ovest), alla Cina, all’India e anche alla nostra Italia divisa tra Nord e Sud. La scelta di stare insieme e di che fare stando insieme è prettamente politica ed è su questo che il renzismo, ed in generale il nuovismo degli ultimi anni, pare scontrarsi con un superficialità di analisi: è possibile che i nuovi giovani socialisti non abbiamo messo in comune il desiderio di eleggere un Governo europeo e di ricondurre a miti consigli gli egoismi nazionali? E’ possibile che per sbloccare i soldi si debba passare da aggrovigliate tecniche della BCE evidentemente lontane in particolar modo dalle piccole medie imprese? Che per investire in opere necessarie e produttive si debba attendere uno storno di un comma di un trattato da prendere in diverse sedi di riunioni di oscuri consessi? E’ possibile non capire che per investire bisogna spendere prima di guadagnare?

Occorre anzitutto eleggere un organismo centrale che sostituisca e non si aggiunga ai già presenti Consigli e Commissioni, col compito di procedere a centralizzare i dati necessari all’elaborazione delle politiche economiche, dopodiché procedere con tecniche trasparenti di riclassificazione dei bilanci pubblici per misurare le performances dei Paesi depurate dal giogo degli interessi, per misurare chi ha speso più di quanto ha pagato, per riallocare la fiscalità tra Paesi in base a questi numeri. L’Europa dei piccoli passi ha bisogno di una pedalata, altrimenti finiremo per cadere dal surplace del pareggio di bilancio in cui ci stiamo cristallizzando.

Cari giovani europei, socialisti e non, cara generazione Erasmus, fatto l’Euro vogliamo infine fare gli europei o aspettiamo che la corda che abbiamo dato al progetto di futuro finisca per strangolarci in un drammatico quanto grottesco incidente domestico?

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