Ci salvi la Costituzione
Sono nato a Pietrasanta, in Versilia, che ancora vi si poteva nascere. Da quando è stato costruito il grande Ospedale Versilia, situato fuori dal territorio della Versilia per servire tutta la fascia costiera e pedemontana della provincia di Lucca, non ci sono più ospedali in Versilia. Con la gestione regionale i tagli alla sanità pubblica sono all’ordine del giorno, si chiamino spending review, rivisitazione della copertura sanitaria, riassegnazione dei posti letto o razionalizzazione delle spese. Tant’è; oggi a Pietrasanta si nasce solo se la mamma decide di partorire in casa, senza la garanzia di una rianimazione alla porta accanto. Ma si tratta di un problema minore; più grave è la situazione di una persona che si sente male in una frazione di montagna e si trova assai più lontana da un pronto soccorso. Tutto questo accade perché la politica difende gli interessi dei potenti e non dei bisognosi. Ma a Pietrasanta le notizie di questi giorni raccontano un dramma vero e proprio: l’acqua del territorio comunale è contaminata dal tallio, numero atomico 81. Tutto avvelena se assunto in quantità eccessiva, ma il tallio fa proprio molto male; e i controlli che dovevano essere effettuati da Gaia, la s.p.a. che gestisce i servizi idrici, non hanno evidenziato alcuna situazione problematica per anni, nonostante la situazione problematica ci fosse eccome. Anche questo accade perché la politica difende gli interessi dei potenti e non dei bisognosi.
Oggi vivo a Roma, capitale d’Italia in tutti i sensi, belli e brutti. Capitale dei palazzi del potere che si autoassegna i guadagni, capitale dello spreco e del degrado, del malaffare e dell’ingiustizia sociale, del menefreghismo e della carenza di solidarietà. Una meravigliosa città, la più bella del mondo, completamente abbandonata a se stessa. I trasporti pubblici sono carenti e risentono di un traffico immorale, e si tratta di due facce della stessa medaglia: gli autobus non arrivano perché le strade sono perennemente bloccate da automobili e suv che perlopiù al loro interno hanno una sola persona; sovente questa persona giustifica la sua scelta con l’impossibilità di effettuare lo spostamento con i mezzi pubblici. In mezzo a ciò, un milione (proprio così) di scooter e moto che sgasano a 100 all’ora sui lungotevere come se fossero ragazzini al circuito, mentre ciclisti e pedoni rischiano la vita per le loro scelte coscienziose. Non finisce qui: strade piene di buche e strapiene di spazzatura che si allagano alla prima mezz’ora di pioggia, appalti gonfiati (dai più piccoli ai più grandi) da società criminali e lavori effettuati con negligenza. Questo accade perché la politica difende gli interessi dei potenti e non dei bisognosi.
Due luoghi completamente diversi, Pietrasanta e Roma. Un paesino a nord della fiorente Toscana e una metropoli con dentro addirittura un altro stato sovrano, venticinquemila abitanti da una parte e quattro milioni di cittadini dall’altra, un contorno di mare e di montagne per la prima e uno di colline e campagne per la seconda. Ma sia a Pietrasanta che a Roma i sindaci non riescono a fare la voce grossa, circondati come sono dai veti incrociati di costruttori e speculatori spietati, politici compiacenti e governanti nazionali che non hanno nessun interesse a prendere posizioni nette su argomenti tanto scottanti. Questo perché la politica tende a difendere gli interessi dei potenti e non dei bisognosi.
Vogliamo tornare a domandarci allora che cos’è la politica? È la scienza, e l’arte, di governare uno stato, un luogo. E di questo dovrebbero occuparsi i politici. Allora mi chiedo: perché nell’agenda del governo (passodopopasso.italia.it) ci sono documenti pdf in inglese e tante cosiddette infografiche che sventolano fermi impegni, date certe e miliardi stanziati… per progetti irrintracciabili? C’è bisogno di fare davvero il punto della situazione fra stato ed enti locali: dove sono gli interventi sul territorio? Quando le parole cederanno ai fatti? Delegare le responsabilità agli enti locali non è possibile se si continuano a chiedere sacrifici per non ricevere nulla. E non perché lo stato debba fornire servizi, pensiero profondamente antisociale. Lo stato non deve fornire servizi, bensì assicurare giustizia sociale attraverso la garanzia dell’accesso alla sanità, allo studio e al lavoro. Possibile che non sia chiara la differenza? Il dialogo fra i vari livelli di governo è indispensabile per sostenere ogni cittadino della Repubblica nel suo ambito di vita. Io insisto, torno sempre alla madre delle regole di civiltà, la Costituzione: “È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana”. Questo vuol dire che ogni funzionario dello stato è direttamente o indirettamente responsabile di quello che succede in ogni paese e in ogni città. Ci pensi il presidente del Consiglio quando per occuparsi dell’alluvione a Genova fa inserire una slide in un’infografica. Quando per occuparsi dei licenziamenti degli operai non ascolta le parti sociali e quando per creare lavoro offre alle aziende gli strumenti per non dover assumere altro che precari. E ci pensi il presidente del Consiglio quando non si occupa dei problemi della sanità locale, dell’avvelenamento degli acquedotti, del dramma dei trasporti pubblici e dell’inquinamento delle città. Tutti fattori che “impediscono il pieno sviluppo della persona umana”. È l’articolo 3 della Costituzione. Principio fondamentale. E chiarissimo.