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Scritto da nel Numero 117 - 1 Marzo 2015, Scienza | 0 commenti

Stelle al femminile

Stelle al femminile

Da noi la più popolare è stata Margherita Hack, ma le donne che hanno dato importanti contributi all’astronomia sono molte più di quello che si potrebbe pensare.

Una costante discriminazione di genere non ha certo contribuito a perpetuare la loro memoria. Soprattutto nel passato, ma non solo, queste studiose si sono viste scippare i risultati del loro lavoro a favore di qualche collega di sesso opposto. Due episodi, molto distanti nel tempo, sono emblematici in tal senso.

Il primo è quello della danese Sophie Brahe (1556-1643), sorella di Tycho, il maggiore astronomo osservatore dell’ era pretelescopica. Sophie collaborò a lungo con il fratello sia nelle osservazioni del cielo, insieme scoprirono la supernova del 1572 e una cometa nel 1577, sia nell’ ideare strumenti astronomici sempre più precisi. Un lavoro prezioso, quello della Brahe, che però contribuì unicamente alla fama del fratello.

La storia si ripete più o meno quattro secoli dopo. Nel 1967 a Cambridge, Jocelyn Bell laureanda in astronomia, analizzando i tracciati del radiotelescopio ideato da Anthony Hewish, direttore del dipartimento di astrofisica dell’ università, notò qualcosa di strano. Un segnale insolito composto da una serie di impulsi che si ripetevano con regolarità. La giovane studentessa continuò a seguire con caparbietà quella che all’ inizio poteva sembrare un’ interferenza, fino a scoprire che quegli insoliti segnali, provenienti da diverse direzioni dello spazio, erano generati da corpi celesti fino ad allora sconosciuti, le pulsar. Una scoperta da premio Nobel, che infatti venne assegnato nel 1974, però non alla Bell, ma a Hewish. Una palese ingiustizia che suscitò molto clamore in ambito scientifico. Fred Hoyle accusò la giuria di Stoccolma di aver ritenuto pregiudizievole del prestigio del Nobel far partecipe del premio una studentessa.

A qualcuna è andata molto peggio. Ipazia di Alessandria, vissuta fra il IV e il V secolo, è stata probabilmente la prima donna scienziato della storia. Figlia di Teone, un illustre matematico del tempo, Ipazia fu autrice di importanti trattati di filosofia, è considerata una caposcuola del pensiero neo platonico, ma anche di matematica e astronomia, fra i quali una raccolta di tavole sui corpi celesti. Nel 415 venne massacrata da fanatici monaci cristiani, antichi precursori di quei sinistri personaggi contemporanei che, sotto una bandiera di fede, non esitano ad annegare nel sangue qualsiasi tentativo di emancipazione femminile.

Qualche volta, anche nei tempi andati, c’ è stato il lieto fine. Caroline Herschel (1750-1848) nel 1772 si trasferì dalla natia Germania in Inghilterra per lavorare come governante (!!!) presso il fratello William, uno dei più autorevoli astronomi dell’ epoca. Col tempo la giovane dimostrò talento non solo per i lavori di casa. Diventata assistente del fratello scoprì otto comete e altri oggetti celesti. Le sue ricerche vennero riconosciute nel 1835 con la nomina a membro onorario della Royal Astronomical Society, prima volta per una donna.

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