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Scritto da nel Economia e Mercati, Numero 121 - 1 Luglio 2015 | 0 commenti

Expo 2015

Expo 2015

Tanto tuonò che piovve! Dopo anni di annunci, polemiche, scandali è finalmente partita l’Expo 2015 e abbiamo la possibilità di passeggiare per il mondo alla caccia di cibo senza la seccatura di viaggi aerei, visti o prenotazioni.

Le polemiche non sono finite neppure dopo la partenza: “è stato un flop, nessuno la visita” Beh sarei veramente curioso di sapere cosa sarebbe accaduto se fosse stato un successo, probabilmente sarebbe paralizzata!

I grandi padiglioni sono quasi inavvicinabili: già all’apertura una lunghissima coda si snoda davanti a quello italiano: certo la visita merita, le presentazioni sulla potenza del Saper fare, Bellezza, Limite e Futuro, tutte articolate su base regionale, danno una attraente immagine del nostro paese e delle sue energie intellettuali. Come suggestivi sono tutti padiglioni a partire dai più piccoli dove i paesi meno forti economicamente dispongono di ambienti più ristretti nei quali però si trovano immagini del loro territorio, i loro prodotti spesso in vendita e un angolo dove assaggiare le loro specialità per i visitatori dotati di un coraggio gastronomico che io purtroppo non possiedo.

Nel padiglione italiano si può sottoscrivere la “Carta di Milano” sull’ alimentazione, che mi ricorda, mutatis mutandis, la Magna Charta delle Università sottoscritta nel 1988 in piazza Maggiore, e rimane per me un mistero come mai come pianta rappresentativa dell’Emilia Romagna sia stato scelto il melograno (forse per carducciana memoria?)

Altri paesi hanno padiglioni imponenti (sia pure sempre con la stessa tipologia di servizio) che ospitano interessantissime presentazioni e code altrettanto imponenti. Spesso nello spazio antistante balletti e concerti illustrano anche questo aspetto della cultura del paese rappresentato.

Ma non si può non vedere quella delicata e fantascientifica degli Emirati arabi (che ospiteranno a Dubai la prossima Expo). Originale l’ascensore della Colombia (anche se l’immagine di Bogotà senza traffico deve essere stata truccata col Photoshop oppure ripresa alle sei del mattino come ha convenuto il personale commentando esserci effettivamente più auto in movimento che persone) che mostra il paese, alle diverse altimetrie, tutto l’anno baciate dalla stessa stagione.

Anche questo aspetto è interessante: la maggior parte degli standisti viene dal paese che rappresentano e accolgono sorridenti spesso con poche parole di italiano e tante in inglese, babele che si riproduce nelle code dove si odono commenti, strilli e invocazioni in tutte le lingue, oltre a continui paragoni con quelle di Gardaland.

In due giorni ho visitato quasi tutti i paesi: in alcuni sono stato scoraggiato dalla coda, in altri ho chiesto e ottenuto un ingresso preferenziale col mio accredito, ma per esempio il Giappone me lo ha negato e quindi non so dirvi se meriti la fama che ha.

Ben realizzato quello di Israele, sconsigliato a chi non ama quel paese per il tono un po’ enfatico col quale esalta le sue indubbie capacità.

Purtroppo alla fine mi è rimasta un po’ di confusione: dove è la foresta pluviale che tanto mi ha colpito o dove si trovano i deliziosi biglietti di carta con origami in rilievo che volevo prendere per mia moglie?

Sarebbe troppo prolisso se pretendessi di indicare tutto quanto mi ha entusiasmato in questo caleidoscopio brulicante di immagini, odori, e per i più coraggiosi sapori.

Posso solo dire alcune curiosità: per esempio che la dimensione del padiglione non sempre è legata a quella del paese: se imponente è quello degli Stati Uniti, dove Obama saluta chi entra, o della Cina, molto grande risulta quello della minuscola Monaco!

Durante i sei mesi di Expo ogni padiglione celebra una giornata nazionale; il primo giorno della mia visita una banda austriaca ha percorso il decumano, il secondo un imponente servizio di sicurezza ha accolto il Presidente della Repubblica kazaka accompagnato dal nostro Primo Ministro.

Degno di particolare menzione il Padiglione zero all’ingresso principale, la delicata e romantica storia presentata nella Comunità Europea e assolutamente da non perdere, se si è ancora vivi alle dieci di sera, lo spettacolo Son e Lumière dell’Albero della Vita.

Vi sono aree tematiche (riso, caffè, cacao, spezie, frutta e legumi), padiglioni della società civile e altro ancora. Nel campo specifico dell’alimentazione segnalo il Supermercato Coop del Futuro, con innovazioni tecnologiche interessanti, e per gli amanti del genere una panoramica di 150 vini italiani, della produzione alimentare del nostro paese ospitate in due appositi padiglioni e un terzo dedicato alla produzione biologica.

Per concludere mi auguro che tutti partecipino a questo evento di risonanza mondiale e mi sento di dare qualche suggerimento: scegliere prima i paesi che per qualche ragione interessano e affrontare le relative code e fare un passeggiata in quelli dei cluster dove l’assenza di code permette di veleggiare sui continenti. Buon Expo!

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