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Scritto da nel Arte e Spettacolo, Numero 134 - 1 Novembre 2016 | 0 commenti

“American Pastoral” film di Ewan McGregor

“American Pastoral” film di Ewan McGregor

La traduzione di un testo letterario in film è un operazione tanto complessa quanto rischiosa. Si tratta sostanzialmente di prendere in prestito una storia già compiuta e rielaborarla imponendo la propria visione d’insieme. La grande difficoltà sta nella ricerca di un punto di convergenza tra due sistemi che utilizzano regole sintattiche notevolmente differenti e trovare un giusto equilibrio tra la rappresentazione fedele e la totale trasformazione dell’opera prima.

Pastorale Americana è il celebre romanzo che nel 1998 fece ottenere a Philip Roth il Premio Pulitzer; American Pastoral – dunque il titolo in lingua originale – ne è la trasposizione cinematografica, girata per mano di Ewan McGregor al suo esordio come regista e al contempo attore protagonista.

È stata una partita forse azzardata, per un debutto alla regia, confrontarsi con la rivisitazione di un libro tanto complesso; il testo in questione, infatti, è un opera sfaccettata, piena di continui rimandi, tra l’evoluzione dei personaggi e la grande storia americana: l’analisi attualissima di un paese, con i suoi risvolti sociologici e psicologici.

Il crollo del sogno americano è ritratto nella persona di Seymour Levov detto lo Svedese: un uomo che identifica il prototipo della perfezione a stelle e strisce, un protagonista della febbrile corsa economica degli States. La deflagrazione del sogno dello Svedese ha inizio con lo scoppio della guerra nel Vietnam e l’esplosione di una bomba che la figlia piazza per protesta all’ufficio postale della città. Inizia così un angoscioso e vano peregrinare del protagonista alla ricerca della perduta felicità.

Il declino di un uomo, di un epoca e di una morale: dal lussuoso e lucente contesto iniziale del boom, dove regnano le emozioni della famiglia modello, il regista incupisce le tinte in un’incessante dissoluzione dei valori e degli affetti che poi si spengono nella buia e caparbia solitudine di un padre smarrito, incapace di trovare la propria figlia ormai lontanissima spiritualmente oltre che fisicamente.

La fotografia, che man mano raffredda le gradazioni, delinea atmosfere sempre più artificiali, che ricordano piuttosto chiaramente la pittura di Hopper. Nello specifico ciò che sottintende questa somiglianza è la drammatica estraneità che coinvolge tutti i personaggi, la loro alienazione e l’incomunicabilità a dispetto delle parole che suonano vuote e vane.

Nella sceneggiatura di John Romano ciò che non convince non è tanto ciò che sta nel film, quanto ciò che il film omette. Sono molti gli aspetti che restano fuori dalle scene, il racconto filmico si concentra sui rapporti famigliari e tutti i richiami alla situazione politica o ai conflitti sociali vengono semplificati e sviliti. Lo sviluppo della storia americana, che nel testo letterario è elemento portante, nella traduzione filmica è un’assenza pesante.

Se nel libro la storia si ripercuote sugli individui e diventa motore di azioni o scelte, nella versione cinematografica è solo una cornice e questo rende la narrazione lacunosa e incompleta. Ad esempio il valore del movimento viene trascurato nel momento in cui non si indaga sulle motivazioni che spingono la figlia a compiere un gesto tanto riprovevole e poi a cercare a stento una via d’espiazione.

In questo modo le azioni dei personaggi, che sono estreme e fatali, risultano appiattite e insensate. Oltre al protagonista, la cui evoluzione è lineare e perfettamente interpretata dal regista, l’arco di trasformazione dei personaggi femminili rimane incompleto e mancante di nessi causa-effetto. Una maggiore attenzione a questi elementi avrebbe certamente conferito al film maggior respiro e credibilità.

 

Trama

Un uomo dalla bellezza scultorea che primeggia in ogni attività in cui si cimenti, dallo sport allo sfoggio di qualità morali, perfetto rappresentante dell’americano vincente dei favolosi anni Cinquanta, ha una casa perfetta, una famiglia perfetta e un lavoro perfetto. In tale contesto la figlia diventa pacifista e prende parte al movimento di contestazione, creando estremo disagio nei genitori, fino a quando fa esplodere una bomba e fa perdere le sue tracce. Da qui la quotidianità perfetta si macchia di sofferenza; non solo i genitori perdono una figlia, ma s’infrangono tutti i loro sogni. Per sopravvivere a tanto dolore la madre cerca di dimenticare la figlia, cambiare se stessa e il mondo vissuto fino ad allora; il padre, invece, inizia una caparbia ricerca della ragazza: la trova, ma è incapace di ricongiungersi a lei.

Crediti

Titolo: American Pastoral / Regia: Ewan McGregor / Interpreti: Ewan McGregor, Jennifer Connelly, Dakota Fanning / Sceneggiatura: John Romano, tratta dal romanzo di Philip Roth / Fotografia: Martin Ruhe / Montaggio: Melissa Kent / Produzione: Lakeshore Entertainment / Paese: Stati Uniti d’America / Anno: 2016 / Durata: 108 minuti

 

 

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