Una luce nella notte
Sono sempre state le figure più esotiche del presepe, i Re Magi. Misteriosi sapienti, rappresentati nell’ iconografia con vesti e tratti orientali, che intrapresero il lungo viaggio da Babilonia verso la grotta di Betlemme, guidati da una scia luminosa che brillava nel cielo. Secondo la tradizione quella luce era la Stella Cometa, diventata poi simbolo del Natale.
Col tempo la scienza ha cominciato a porsi domande sull’ origine di quel fenomeno celeste. La cometa di Halley, con i suoi periodici passaggi ogni 76 anni, è stata a lungo una delle principali candidate. All’ inizio del ‘300 fu osservata anche da Giotto, che la dipinse sulla scena della natività nella Cappella degli Scrovegni di Padova.
La cronologia boccia però la cometa, facendo emergere un’ incongruenza fra l’ apparizione del corpo celeste e la data della Natività.
Del fenomeno si interessò anche Keplero. Osservando all’ inizio del ‘600 l’esplosione di una supernova, il grande astronomo polacco ipotizzò che la luce di Betlemme potesse avere un’ origine analoga. Niente da fare anche in questo caso però, una supernova è in condizioni di massima luminosità solo per alcune settimane, mentre il fenomeno osservato dai Magi durò diversi mesi.
Keplero non si diede per vinto e, cercando ipotesi alternative, ebbe un’ intuizione affascinante.
Colpito dall’ osservazione nel dicembre del 1603, pochi giorni prima di Natale, di una spettacolare quanto rara congiunzione tra Giove e Saturno nella costellazione dei Pesci, lo scienziato decise di fare due conti a ritroso. Dai suoi calcoli si rese conto che lo stesso fenomeno era avvenuto anche nell’ anno 7 a.C. e poteva essere stato osservato dai Magi, che, non dimentichiamo, erano astrologi, quindi esperti conoscitori della volta celeste.
In tempi più recenti, adottando la stessa metodologia di Keplero, l’ astrofisico Grant Mathews, ha ricostruito l’evento, calcolando la posizione dei corpi celesti nel passato, fino all’Anno Zero. Secondo Mathews nell’aprile del 6 a.C. si verificò un allineamento planetario più unico che raro, fra il Sole, Giove, Saturno e la Luna nella costellazione dell’Ariete, Venere nella costellazione dei Pesci, Marte e Mercurio agli antipodi, nella costellazione del Toro. Un evento astronomico rarissimo, pare si verifichi ogni mezzo milione di anni, a quei tempi ignorato dai più, ma che difficilmente sarebbe sfuggito all’ occhio esperto dei Magi.
Per i tre astrologi persiani, appartenenti alla casta sacerdotale zoroastriana, quell’ allineamento eccezionale aveva un grande valore simbolico: Giove e la Luna indicavano la nascita di un re, Saturno la vita, e l’ Ariete indicava l’inizio della primavera. Non c’ è da stupirsi se partirono senza indugi verso occidente.
Chissà se con loro portavano oro, incenso e mirra.