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Scritto da nel Numero 148 - 1 Febbraio 2018, Scienza | 0 commenti

Bellezza condivisa

Bellezza condivisa

Al termine del suo epico viaggio, Dante, insieme al fido Virgilio, uscì a riveder le stelle. Probabilmente anche il sommo poeta sentiva un legame ancestrale con quei punti luminosi disseminati nella volta celeste, al punto da chiamarle “ ninfe etterne “.

Il cosmo ha sempre esercitato un fascino particolare sugli artisti, che hanno cercato di esaltarne la bellezza. Se in Cina le stelle vengono viste come lucciole del cielo, i poeti arabi le hanno immaginate come cavalli lanciati al galoppo, per alcuni artisti indiani la volta celeste è un lago dove brilla il bagliore di uno smeraldo.

A questo ideale di bellezza non sono estranei gli scienziati, per il matematico francese Poincarè, l’ uomo di scienza studia la natura: perché ne prova piacere, e ne prova piacere perché essa è bella.

La relazione tra arte e scienza è trattata approfonditamente nel pregevole libro di Pietro Boitani, Il grande racconto delle stelle. Secondo l’ autore, in qualsiasi epoca e in qualsiasi cultura, filosofia, scienza e poesia hanno in comune lo stesso impulso, la meraviglia davanti alle stelle. Citando le sue parole: Tutti gli uomini per natura amano il cielo stellato, ma c’ è una differenza tra i modi in cui lo guardano l’ innamorato, il navigatore, l’ artista, l’ astrologo, l’ astronomo: più in particolare per chi guarda le stelle al fine di ricavarne dati scientifici e chi invece ne attende un messaggio di bellezza.

Nelle pagine iniziali del volume, Boitani riporta una citazione del grande fisico e divulgatore Richard Feynman, che non è solo un ponte fra i due modi, artistico e scientifico, di concepire il cosmo, ma anche un messaggio per l’ uomo comune, né artista, né scienziato, ad alzare ogni tanto lo sguardo verso il cielo, per guardare meglio dentro se’ stesso.

I poeti dicono che la scienza rovina la bellezza delle stelle, riducendole solo ad ammassi di atomi di gas. Solo? Anch’ io mi commuovo a vedere le stelle di notte nel deserto, ma ne vedo di meno o di più? La vastità dei cieli sfida la mia immaginazione; attaccato a questa piccola giostra il mio occhio riesce a cogliere luce vecchia di un milione di anni. Vedo un grande schema, di cui sono parte, e forse la mia sostanza è stata eruttata da qualche stella dimenticata, come una, ora, sta esplodendo lassù. Oppure vederle con il grande occhio di Palomar correre via l’ una dall’altra, allontanandosi da uno stesso punto in cui erano forse riunite tutte insieme. Qual è lo schema, quale il suo significato, il perché? Saperne qualcosa non distrugge il mistero, perché la realtà è tanto più meravigliosa di quanto potesse immaginare nessun artista del passato!

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