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Scritto da nel Media e Cultura, Numero 155 - Autunno 2018 | 0 commenti

Contro la congiura dei somari

Contro la congiura dei somari

Ai piedi delle Alpi Apuane, così come da tante altre parti, è uso comune ritenere che ogni professionalità abbia la sua fondatezza. Le ragioni di un uomo specializzato in un settore, perciò, sono formalmente ed emozionalmente prese in considerazione come contributi di approfondimento certo e sicuro su una determinata materia. Chiariamo il concetto: se si ascolta il racconto di un cavatore se ne trae la romantica durezza che traspare dal suo mestiere; difficilmente ci si troverà nella condizione di chiedergli un consiglio su come tagliare una pietra, ma è fuor di dubbio che se lo si dovesse fare sarebbe a lui che ci rivolgeremmo. L’esempio è volutamente estremo, eppure vale per ogni situazione che ci circonda. Nostro figlio imparerà a giocare a pallone su un campo da calcio con un allenatore e non guardando le partite su Dazn, noi ci rivolgeremo a un falegname per ricostruire l’infisso rotto di una vecchia finestra e difficilmente ci lanceremo alla visione di un tutorial su Youtube, i nostri amici non chiederanno a noi di insegnare la storia e la filosofia ai loro ragazzi perché li manderanno a scuola dove gli insegnanti si prenderanno cura di quella parte della loro educazione che non compete alle famiglie. La quadra è: ci fidiamo di chi sa fare il suo lavoro.

Eppure, in questi tempi di accessibilità pressoché totale a internet, la diffusione dei social network – accanto al suo lodevole ruolo primigenio di rendere più facili le connessioni fra esseri umani, ruolo che peraltro ha ottenuto l’effetto contrario di ridurre le connessioni reali fra le persone – porta con sé un fardello pesantissimo: quella che io chiamo la “sindrome dell’opinionista a tutti i costi”, una malattia che temo essere gravissima (ma non essendo un ricercatore medico mi tradirei se non aggiungessi che è una facezia!). Il fatto che esistano spazi privati di espressione accessibili però pubblicamente spinge numerosi esseri umani a ritenere che offrire la loro opinione all’indefinito mondo del web giustifichi in qualche modo il loro pensiero, quale che esso sia, rendendoli automaticamente esperti tuttologi. Si tratta di una tendenza ormai affermata che si fonda perlopiù sullo strumento della condivisione acritica di notizie false o imprecise, costruite ad hoc da siti – e tragicamente riprese da blog, altra croce della rete persino avallata da alcuni quotidiani – per ottenere clic che portano denaro tramite la pubblicità. Ci sono modalità ben precise per portare l’utente a cliccare su questa o quella pagina: una notizia accattivante non si basa sul suo contenuto ma in genere sulle sensazioni – entusiasmo, paura, erotismo – suscitate dal suo strillo.

Veniamo al punto. Quando tutto ciò riguarda argomenti come il gossip o lo sport, ma anche il bricolage o la politica, ce ne possiamo fare una ragione. Intollerabile è invece quando tramite il web si sprigionano falsità che riguardano la scienza e in particolare le sue applicazioni in campo medico (o almeno, questa è la mia opinione…). A far da diga a tutto questo non basta il buonsenso. Sono stato attaccato da più di un amico perché mia moglie e io abbiamo seguito pedissequamente il calendario delle vaccinazioni di nostra figlia che ci è stato indicato dal pediatra. Mi è stato detto che non mi informo e che non mi rendo conto di come le società farmaceutiche mettano i loro interessi prima della salute delle persone; e se posso immaginare che la seconda affermazione sia plausibile, la prima comporta un errore logico gravissimo. Perché io posso anche informarmi – cosa che ho fatto – su un argomento medico, ma non essendo io un medico e non trattandosi del mio corpo io non devo prendermi la libertà di privare mia figlia di un avanzamento scientifico per andare incontro a una mia convinzione che, giusta o sbagliata, rimane infondata in quanto non nasce nel cervello di un discepolo di Ippocrate. E se anche volessi semplicemente ragionare con l’orrido buonsenso, di chi potrei mai fidarmi se non di chi è deputato a tutelare la salute di mia figlia, ossia il nostro pediatra? Ragionando con gli opinionisti a tutti i costi ogni bambino dovrebbe essere curato da uno stregone (e magari educato da un precettore).

Tutte queste parole sono per fare un plauso all’iniziativa di un medico che si è impegnato in prima persona contro quella che ebbe a chiamare “la congiura dei somari”. Personaggio noto della televisione, dove i suoi interventi hanno suscitato le ire di vasta parte della popolazione antiscientifica dello Stivale, Roberto Burioni ha messo su un sito, Medical Facts, che definisce “una sfida editoriale per una corretta informazione scientifica”. Ecco, come scrittore ho dato il mio contributo: ora per il resto potete leggere gli argomenti su www.medicalfacts.it. Ma prendeteli con le pinze, mi raccomando… in particolare se avete in animo che la vostra opinione sulle vaccinazioni sia più sinceramente valida di quella dei virologi che non vorrebbero lasciar crepare i nostri figli.

 

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