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Scritto da nel Il Libro del Viaggiatore, Numero 160 - Autunno 2019 | 0 commenti

Il Milione di Marco Polo, l’Asia medievale tra realtà e leggenda

Il Milione di Marco Polo, l’Asia medievale tra realtà e leggenda

Il Milione di Marco Polo, l’Asia medievale tra realtà e leggenda

Marco Polo è probabilmente il più noto degli esploratori di tutti i tempi; il suo viaggio alla volta della Cina verso la fine del Duecento è rimasto nella storia. Le sue testimonianze di esploratore hanno rappresentato qualcosa di unico per la sua epoca. Gli scritti di Marco Polo hanno incantato e ispirato lettori di ogni sorta e hanno rappresentato materiale di studio importantissimo per gli studiosi dei secoli a venire.

Marco Polo nasce a Venezia il 15 settembre del 1254. Appartiene al patriziato della Serenissima, la sua è una famiglia di ricchi mercanti. Riceve un’educazione molto pratica, impara le basi della navigazione, gli insegnano a leggere, a scrivere e a far di conto, sostanzialmente a tenere libri contabili, abilità necessarie per chi un giorno sarà a capo di una grande società di commercio internazionale. Venezia è il cuore commerciale del Mediterraneo, il crocevia tra Occidente e Oriente, un ricchissimo e florido centro di scambi dove si possono incontrare persone di ogni etnia e credo. Marco Polo sin da giovanissimo conosce gli odori delle spezie orientali, la morbidezza delle sete e il suono di lingue lontane.

https://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/3/3d/Marco_Polo_-_costume_tartare.jpg >>>> Fonte: Wikimedia Autore: Grevembrock Licenza: Public Domain
Nel 1271 si lancia in un’avventura incredibile insieme al padre Niccolò e allo zio Matteo, i quali già da anni commerciavano con l’Estremo Oriente. Decide di intraprendere un lunghissimo viaggio verso il Catai, così era chiamata la Cina all’epoca, attraversando la celeberrima Via della Seta. Non era il primo europeo a tentare un’impresa del genere, ma è il primo che lascerà testimonianze scritte di questa esperienza. Tornato a Venezia nel 1295 con un’ingente fortuna, era vestito in modo così bizzarro e così cambiato nell’aspetto e nei modi che i suoi familiari stentavano a identificare lui, suo padre e suo zio. Ventiquattro anni di viaggio li avevano profondamente cambiati. Secondo quanto si narra i tre si fecero riconoscere mostrando dei gioielli appartenenti alla loro casata. Le sue avventure però non sono finite qui. L’anno dopo Venezia si trovava in guerra con un’altra repubblica, che aspirava a dominare il Mediterraneo, Genova. Prigioniero dei genovesi per oltre tre anni, Marco Polo detta le sue memorie a Rustichello da Pisa, suo compagno di cella, che trascrive quindi in francese il “Divisiment dou monde”, libro che diventerà poi “Il Milione”. Scritto e tradotto più e più volte, pare che vi siano almeno centocinquanta manoscritti di quest’opera prima che fosse data alle stampe. A Siviglia è esposta una copia di questa, che pare abbia ancora le postille originali aggiunte personalmente da Cristoforo Colombo. Colombo aveva letto l’opera di Marco Polo e ne era rimasto incantato, fortissima infatti era stata l’influenza di questi racconti sul giovane genovese.

“Il Milione” è un’opera straordinaria perché rappresenta un’incredibile enciclopedia geografica che compendia praticamente tutte le conoscenze che gli europei avevano sull’Asia nel XIII secolo. Il nome stesso dell’opera è stato oggetto di dibattiti. Alcuni supponevano che si trattasse di un riferimento alla distanza percorsa da Polo a piedi o alla ricchezza che aveva accumulato nel Catai, ma l’ipotesi più accreditata è che “Il Milione” sia un adattamento del diminutivo “Emilione”, che i Polo utilizzavano per distinguere il loro ramo dagli altri Polo veneziani. Leggendo quest’opera ci si stupisce della curiosità del viaggiatore e della sua voglia di approcciarsi ad un mondo nuovo senza pregiudizi e preconcetti. Per gli uomini del Medioevo l’Estremo Oriente era una terra incognita, nella quale vivevano uomini sanguinari e creature fantastiche, esseri mostruosi come i ciclopi, i monopodi e i cinocefali, vale a dire uomini da un solo occhio, da un solo piede o dalla testa di cane. Nei racconti popolari si parlava di cannibali, di maghi, ma anche di leggendarie città paradisiache. Le testimonianze principali su quanto accadesse in Cina arrivavano filtrate da arabi, persiani e mongoli: nessuno in Europa aveva contatti diretti con l’Estremo Oriente.

https://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/thumb/0/0c/Caravane_Marco_Polo.jpg/800px-Caravane_Marco_Polo.jpg >>>> Fonte: Wikimedia Autore: Abraham Cresques, Atlas catalan Licenza: Public Domain

In realtà durante il medioevo europeo la Cina viveva un periodo di incredibile splendore, vantava la popolazione più numerosa al mondo, nonché una raffinatezza tecnologica che non aveva eguali. Nel 1086 Su Song inventò il primo orologio meccanico della storia, congegno alto ben dodici metri capace di segnare anche i movimenti astronomici dei principali pianeti del sistema solare. Marco Polo aveva osservato un simile un orologio nella città di Dadu nel 1272. In Europa per una tecnologia di questo tipo occorrerà aspettare circa un secolo. Tutti considerano il tedesco Johannes Gutenberg padre della stampa a caratteri mobili, grande rivoluzione del XV secolo, ma in realtà in Cina questa tecnica era già stata introdotta dall’inventore Bi Sheng nel 1054. In Cina era stata inventata la carta e già se ne facevano gli utilizzi più disparati: i cinesi già ricorrevano alle banconote, alla carta igienica, alla carta da parati e alle carte da gioco. Secondo alcune fonti pare che sia stato proprio il Marco Polo ad introdurre in Europa il gioco delle carte, gioco che godrà di grandissimo successo nei secoli successivi, tanto da arrivare fino ai giorni nostri.

Marco Polo non descrive solo la Cina: il suo viaggio è molto lungo e passa in primo luogo per l’Anatolia e per l’Armenia, fino a discendere verso il fiume Tigri. Tocca poi probabilmente Mosul e la splendida Baghdad, per arrivare poi al porto di Ormuz. Prosegue però via terra, attraversando la Persia, il Khorasan, fino al deserto del Gobi. Entra quindi in Cina, dirigendosi verso il Fiume Giallo e infine a Khanbalig, la capitale che il Kubilai Khan sta facendo edificare proprio in quel periodo e che un giorno avrebbe preso il nome di Běijīng, ovvero Pechino.

Fin dalla pubblicazione del libro, la testimonianza di Marco Polo è stata oggetto di controversie. Il motivo principale era la descrizione sofisticata che egli faceva della civiltà cinese, a differenza di altri viaggiatori che avevano descritto i Mongoli come dei barbari. Nel suo libro mancherebbero inoltre alcuni dettagli che non potevano non colpire l’occhio di un mercante occidentale, il più evidente dei quali è la Grande Muraglia. Alcuni studiosi, nei secoli successivi alla pubblicazione dell’opera, erano arrivati a mettere persino in dubbio che Marco Polo fosse mai veramente arrivato in Cina. Si era formulata quindi l’ipotesi che Marco Polo si fosse spinto in Medio Oriente e avesse compendiato una serie di racconti della sua famiglia sulla Cina, insieme a quelli di mercanti arabi e persiani. Altri sostenevano invece che Marco Polo fosse arrivato in Cina, ma non si fosse mai integrato con la popolazione locale, continuando a vivere all’occidentale, senza dare troppa importanza ad alcuni particolari aspetti della vita cinese dell’epoca.

Studi recenti, tuttavia, hanno confermato l’autenticità dei racconti di Polo. Quasi nessuno dei suoi contemporanei aveva menzionato la Grande Muraglia originale, della quale d’altronde rimanevano solo dei resti (la Grande Muraglia che conosciamo oggi è stata costruita dalla dinastia Ming due secoli dopo i viaggi di Polo). I racconti di Polo sono inoltre privi delle fantasticherie di altri esploratori occidentali dell’epoca, e includono invece dettagli che una persona non fisicamente presente in Cina non avrebbe potuto conoscere, come la presenza di sei chiese cristiane a Zhenjiang e dati accuratissimi sulla produzione di sale e sulle differenti valute cartacee usate all’epoca.

In ogni caso “Il Milione” resta qualcosa di unico, un’opera che ha segnato una svolta molto profonda nel modo occidentale di relazionarsi ad un mondo lontano, esotico, florido e ricco di misteri, un mondo non solo da temere, ma anche da ammirare e dal quale apprendere un’infinità di nuovi usi e conoscenze.

https://live.staticflickr.com/7321/8734531517_e2f99a70ba_b.jpg >>>> Fonte: Flickr Autore: Pilar Rubio Remiro Licenza: Attribution 2.0 Generic (CC BY 2.0)

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